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Notiziario Sezione di Torino Gennaio-Aprile 1920



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VITA SEZIONALE


   Ricomparendo


Forse più d'un socio ha pensato che nel 1920 il Bollettino non si pubblicasse più. Questo numero doppio lo tranquillizzerà e, speriamo, lo soddisferà. Presentandolo a tutti chiediamo venia del ritardo nella comparsa, ma non ne diamo la colpa né alla Posta, né agli scioperi, né a nessun estraneo. Quindi:... mea culpa? Esaminandoci vediamo che di buona volontà, dopo tutto, non abbiamo mancato, e perciò se per forza maggiore impegni professionali, lavori sociali (...passeggiate comprese) abbiamo riuniti i due numeri in uno, abbiamo procurato di compensarvi cercando di farlo meglio del solito. Ci siamo riusciti? Ecco, vedete: di Bollettini come questi, sono responsabili non solo i redattori, ma un poco anche lettori. Lo sapete quanto costi farli stampare! Perciò noi, un po' preoccupati dapprima, abbiamo fatto i conti con la borsa. Ce ne mancava a raggiungere la cifra! Ma abbiamo deciso di farlo uscire ugualmente, nella convinzione della sua necessità per la vita del sodalizio, e nella speranza che esso piaccia e soddisfi. Ma ugualmente speriamo che lo si vorrà aiutare. Dei mezzi a ciò, vi ricordate, si è parlato nell'assemblea e si è pure interessato il Consiglio Cen-trale. Si è parlato ed approvato una sottoscrizione in continuazione di quella interrotta nel 1918, si è deliberato di fare una lotteria pro Sede Sociale e Bollettino. Ora noi comunicandovi che aspettiamo molto per la sottoscrizione, vi diciamo pure che presto vi annunceremo le modalità della lotteria. Per intanto incominciate a raccogliere oggetti. Ve ne riparleremo presto.
Ora, se vi garba, leggete. Leggete tutto, ma per prima cosa vi giunga, o soci e lettori, il nostro cordiale saluto augurale.
LA COMMISSIONE PEL BOLLETTINO.

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   Ricordi di un'invernale alla Grand'Uja


Della Valsusa questa punta aguzza è proprio la Cenerentola, e come tale ne ha il fascino e la modestia: mentre le sue compagne e vicine sfoggiano qual più qual meno elegantemente nei grandi panorami, essa se ne sta appartata e silenziosa nel suo cantuccio di Alpe, tra Bussoleno e Malciaussia, a ricevere le visite dei pochi affezionati. Ad una di queste, anni sono, invitato da un assiduo ed intimo partecipai pur io e il ricordo suo m'è oggi ancor vivo e caro come pochi fra i tanti e belli della montagna (1).
Si era già in tempo di guerra, in una di quelle rose parentesi dette licenze, e se in altre occasioni avremmo brontolato e nicchiato o... rinunciato addirittura perché il tempo e la stagione non erano dei più lusinghieri, quella, volta ci parve tutto bello e facile, e i sacchi leggeri.
Cenerentola evidentemente ci aspettava: come spiegare diversamente la improvvisa limpida aurora del 19 novembre '? E quando scendemmo a Bussoleno ci si presentò così bella, baciata dal sole e incorniciata di bianco e di azzurro che pareva davvero vestita a festa. Noi l'ammirammo e poiché oramai sapevamo di esservi ben accolti, movemmo a cuor leggero per le lunghe scale verso l'estrema soffitta. Si attraversò Chianocco, si percorse la mulattiera di Moulé e si fece un primo alt a Mala Comba. Alt, naturalmente, vuol dire riposo e rinfrancamento di forze, e cioè spuntino o pranzo al sacco. Da quando non assaporavo una minestra Maggi condita all'alcool Avevo ormai fatto conoscenza con la gavetta e confezionato squisite pastasciutte con parmigiano autentico e non ancora tesserato, ma quello era un ritorno alla sorgente perché le succose refezioni fuori ordinanza erano stato appunto il frutto delle esercitazioni culinarie fatte pei monti.
Quando si riprese a camminare il tempo si era già proprio guastato. Era ormai un pomeriggio gelido e grigio, senza nebbie né sulle vette né sulla pianura, ma senza risalti anche, monotono e quasi sconfortante. Si vedevano bene al di là della valle, sul versante opposto, i prati di Cervetto al limite della neve, e su su il gruppo del Rocciavré quasi incoloro e piatto. C'era nell'aria l'annuncio di una non lontana nevicata, e ciò avrebbe sconcertato alquanto i nostri piani. Non si voleva pensare a quello ma se si apriva bocca in quel cammino piuttosto lento era appunto per esprimere tal dubbio.
La serena visione del primo sole era stata troppo fugace. Le speranze che a quella si riaccesero e ci diedero il primo slancio, erano dileguate. Quante volte non siamo andati pei monti con quest'ansia sola, che il tempo guastandosi comprometta gli oramai vicini successi Non occorre avere una lunga carriera di traversate e di escursioni. Anche nelle modeste gite domenicali abbiamo fatto poco buon viso al broncio di Giove. Pur qualche volta non è stato poi proprio antipatico trovar grigio e nebbia su in alto, agli ultimi pascoli. Anzi quella nebbia ci ha immersi in una poesia più profonda, ci ha meglio allontanati dal mondo e sperduti nell'infinito. Altre volte la neve lenta e fitta, ci ha anche fatti contenti. Ma quel giorno non sarebbe stato cosa. Già la nostra Cenerentola si ritirava nei segreti delle nubi di cenere a incipriarsi e ad incappucciarsi: noi, neanche dalle Gardinera l'avremmo vista più: saremmo :ridiscesi il giorno dopo mogi mogi a Bussoleno, con le proverbiali pive nel sacco, e magari il primo panorama sereno di Alpi candide e solenni lo avremmo veduto poi dai finestrini della tradotta che ci riportava lontano...
Questi pensieri, concatenati a tanti ricordi di siti e di feste sulla montagna, mi accompagnarono per tutto quell'arido vallone del Prabec, finché subirono un brusco arresto al passaggio del torrente. Si prendeva a salire sull' altro versante, fra macchie di conifere incipienti ed arbusti. Fu un risveglio. Un raggio di sole aveva rotto il velo alto delle nubi e batteva su quel dorso di monte come a rincuorarci e dirci: « Dubitate di me Animo, domani sarò, con voi ». E si ridivenne subito chiacchierini. Il tempo, ritornato galantuomo, ci avrebbe permesso di rivedere e risalutare da vicino la nostra damina. Si rasserenava per davvero. E come si riaprivano le speranze si affrettava il passo, tanto che alle Gardinera pervenimmo con una buona mezz'ora di anticipo sul preventivato.
Queste baite, basse e sperdute come tante consorelle che stanno sulle Alpi ad accrescere malia di sentimentalismo ai pacati orizzonti, ci parvero quella sera un villino. L'ispezione ai locali, diligentemente condotta dai... furieri d'alloggio, diede ottimi risultati. I montanari della Grand'Uja pensano ai visitatori invernali e la loro casa offre il ristoro che loro abbisogna. Sicché, facendosi il tramonto su un cielo oramai quasi tutto pulito, ci raccogliemmo attorno al bianco pilone che guarda nella valle, e contemplammo.
Che ora quieta! Che silenzio ! I bei tramonti appaiono anche, talvolta, sugli sfondi delle lunghe arterie cittadine: dalla collina in inverno ne vedemmo tanti e tanti, mentre, dal basso giungeva la confusione dei rumori, e dalle ville e dalle case le voci dei bambini e delle donne, e dagli sparsi alberghetti i trilli degli autopiani e i cori... Quassù invece il silenzio è alto e le sensazioni sono im-mediate e complete. C'è una cosa sola: il tramonto. Bagliori di oro e profondità violacee di ombre. Fra queste, in basso, si agitano veli di azzurro fra masse nere e più confuse di tetti. Oh ! ecco final-mente:
Jam summa procul villarum culmina
fumant majoresque cadunt altis de montibus umbrae.
Si levò poi la brezza ad assicurarci una notte serena e di luna! -- e a consigliarci di entrare in casa per la cena. Uno dei compagni, salendo, era stato così zelante da raccogliere anche la ra-maglia dispersa: e cosi ora ci scalda la bella fiamma nel caminetto rozzo, pieno di intimità.
Fino a; ieri altre persone scaldarono vivande e cuori alle fiamme di questo camino: che offrì ristoro e riparo nelle notti di vento e nelle ore di ansia. Forse qui sorsero e maturarono idilli e si chiusero pupille stanche.
Mali neonie indegne di alpinisti`? No, ma certo poesia e calma a cui non ci si può sottrarre -- per nostra fortuna e dunque perché non indugiare in essa? Io estrassi allora la mia fisarmonica tascabile, e incominciai le nenie care a tutti i compagni,, vicini e lontani, di oggi e di ieri. Il coro era fioco, timido, ma appassionato.
Si cantò cosi fino a tardi e comparvero anche i canti dei soldati, e i segnali della caserma. Perché chi nega pateticità al « silenzio »? Ma quando il... caporale di giornata si fece sull'uscio per vedere come stavano le cose di fuori, fu un'ovazione ! Che notte ! La luna ancor nascosta da uno sperone della Grand'Uja illuminava già tutta la vallata e tutto il cielo. Quella aveva i riflessi argentei della neve, questo era diafano nella vaporosa luminosità dell'astro. L'avevamo sognata da tempo una notte così bella! Tanta calma, tanta sensazione d'infinito io non l'avevo provata mai. Pareva che essa dovesse stendersi lontano lontano, per tutto il mondo delle montagne, per tutto il mondo delle pianure e dei mari, ovunque così bella e così chiara come quassù dove noi soli l'ammiravamo.
Il « silenzio » definitivo ci trovò sprofondati in buche nel fieno, bene intenzionati a dormire e a prepararci all'imminente arrampicata.
Ai primi bagliori del 20 novembre siamo già un bel po' oltre le Gardinera in vicinanza alle Colone. Ranzi l'amico di Cenerentola -- che ci accompagna e ci guida per queste balze, non ci ha concesso, oltre le 5, i consueti dieci minuti di aggiunta ai rosei sogni: né ci ha lasciato indugiare in una abbondante colazione. Ha infilato il lanternino nel becco della piccozza e, ciondolante, ce lo ha dato di guida nel buio per superare il primo canalone. Oh ! uscendo da quelle baite come ci sentivamo diversi dai romantici della sera innanzi, estasiati davanti il plenilunio ! Cosa, d'altronde, che non succede solo in montagna.
Dunque alle Colone si giunge verso le sette, alle 8 circa si è al Colle 1920.
In quest'ora, seguendo le variazioni di luce e di colorazione del cielo e della terra che ne circondano abbiamo capito di che genere sarà la giornata. C'è sulla pianura una cappa di piombo, a liberarsi della quale il sole ha penato a lungo: le cime si sono appena ingiallite e non dorate, qualcuna, come il Rocciamelone, s'è nascosta nelle nubi, altre in piccoli nembi di locali tormente. Di tanto in tanto una folata di vento tepido, inter-
calata a riposi freddi.. Giornata stramba: neanche oggi un tempo ben deciso: sarà su per giù come ieri.
Ma noi quattro camminiamo benissimo: non ci par vero di essere fuori allenamento e di avere dei sacchi poderosi. Dal colle abbiamo preso decisamente la cresta: ripida, erbosa e nevosa qua e là, ma soprattutto ripida. Alla base dei primi spuntoni facciamo uno... spuntino. Io ne ho davvero bisogno. Attaccando la cresta rocciosa Ranzi. brontola perché non acconsentiamo a legarci, dimodoché gli rimangono sulle spalle i 40 metri di corda... ma questa non è davvero necessaria: gli appigli sono buoni e numerosi, i passaggi interessanti e le membra agili. Ricordo però che a uno di quelli ho dovuto faticare perché il sacco mi faceva una gobba tale da ostruire il vano di passaggio tra due sporgenze della roccia.
Peccato che arrampicandoci così si sia troppo assorti in una ginnastica di occhi, di nervi e di muscoli, in modo da respirare soltanto a brevi. istanti tutta la maestà dell'orizzonte: e- se al postutto in vetta si sarà soddisfatti della bella arrampicata, come si sente nel cuore il bisogno di uno sfogo libero, solenne, oltre tutte le creste e tutte le valli, sulle cime e nel cielo, tra le nubi e di faccia al sole.
Finita la roccia, in prossimità della vetta abbiamo avuto a durar fatica a superar l'ultimo pendio nevoso. E le condizioni. atmosferiche, peggiorate oramai in oscure minacce, e la temperatura sensibilmente abbassata ci hanno negato in punta quello sfogo all'occhio ed al cuore. Cenerentola ci ha ben ricevuto, ma gli istanti vissuti lassù, su questa cima desiderata ed amata sono rimasti istanti comuni, quasi incolori, al di sotto forse di altri vissuti lungo la salita: l'incanto della vetta è quindi mancato. Siamo passati su quel cocuzzolo nevoso freddo, come su qualunque altro punto della faticosissima cresta: neanche lassù ho sfoderato la 9 x 12 di marca tedesca corredata di ben 12 lastre? e si è cominciato a discendere immediatamente come avremmo continuato a salire, senza fermarci, senza volgerci indietro?
Ora siamo sul versante rivolto a nord e quindi neve alta e relativamente molle, dalla quale affiorano piccoli spuntoni di roccia e massi detritici. Il pendio è ripido come tutti i pendii della Grand'Uja e richiede prudenza. Il vallone si restringe in un angusto canale, colmo di neve farinosa che precipita a valanga sotto i nostri piedi. Alla, cresta Nù, ci fermiamo finalmente a trangugiare qualche cosa di sodo e di caldo.
L'alt dura mezz'ora, durante la quale si esplora il possibile passaggio per scendere ad Usseglio. Da ogni parte ci sottostà un salto discreto, e ci converrà girare a mezza costa tra morene, rododendri e neve sempre in gran quantità fino a raggiungere una pallida idea di sentiero che pare scendere al lago Falin. Andiamo con un vivo desiderio di far presto e di abbandonare la neve che oramai ci stanca davvero, e al lago Falin ci crediamo finalmente a cavallo. Ché, Margone ci si è avvicinato assai, e la mulattiera del Piss Madai sta ad un centinaio di metri sotto i nostri piedi.
E per di più l'insieme del pendio sembra discreto. Sembra, ma tutto ad un tratto ci troviamo dinanzi ad una placca liscia liscia, lungo la quale per toglierei presto d'impaccio è giocoforza lasciarci stri-sciare. Gaidano incomincia, poi passa Salvi, poi io e poi Ranzi: tutti la sorpassiamo felicemente. Dieci minuti dopo siamo alle case Piss Madai. Ecco le mie care muande della Valle di Viù. Passando vicino ad essa, mi sento vicine le baite dei Benotti, della Perinera e dell'Andriera; i pastori che si fanno sulle porte per vederci passare hanno il caratteristico tono di voce grossa. Uno di questi, indicandoci la via per scendere al ponte sulla Stura presso Margone, mi rivolge il consueto: Ch'as pia varda d'mal. Al quale io rispondo con un freddo grazie, osservando tra me che oramai il più difficile è passato e che il suo augurio ha soltanto più un valore relativo. Mi sbaglio, inavvertitamente metto il piede su una placca di neve gelata e zum ! sono a terra con uno slancio degno di miglior causa. Mi rimetto in equilibrio e coi compagni entro poco dopo in Margone. Dinanzi alla chiesa è la volta di Gaidano. Rinnoviamo le cautele, e con passo oramai pigro dopo dodici ore di cammino quasi ininterrotto gustando la carrozzabile, in mancanza di una carrozza, giungiamo finalmente ad Usseglio.
È notte. Già qui Cenerentola è di nuovo scomparsa, e pel momento obliata. Però sul tramontare il cielo si è rasserenato e noi non ci siamo accorti. Soltanto presso l'albergo della Posta, guardando il Civrari, ho visto le nevi livide sul cielo sereno che le incorona: limpido e violaceo cielo invernale delle nostre montagne, ancora e sempre così bello come quando per le prime volte lo ammiravo nei tramonti sereni dei miei primi carnevali alpini !
NATALE REVIGLIO
( C. A. I. Sez. Monza) (G. M.).
(1) Erano con me altri tre Sucaini: S. Ranzi di Trento, Gino Salvi-Cristiani di Prato e il consocio L. Gaidano.

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   La "Palestra alpina" e le sue recenti manifestazioni


Facendo seguito alle poche righe apparse sul Bollettino precedente, mi pare opportuno premettere alcuni brevi schiarimenti. La P. A. non è una società sorta in seno alla madre G. M., non è una casta privilegiata il cui accesso sia regolato da speciali obblighi, versamenti di quote od altro. La P. A. è per così dire una cattedra ambulante di nozioni alpinistiche, che si forma di volta in volta allorquando alza la vela pei monti, né altra formalità è necessaria se non la iscrizione alle gite pubblicate nella sede sociale. Iscrizioni che devono essere quanto più possibile numerose, poiché solo così coloro che intendono dedicarsi all'alta montagna acquisteranno la pratica e la tecnica necessaria, mentre faciliteranno il compito ai direttori di gita nelle ascensioni più serie, e serviranno a dare alla G. M. il posto che veramente si merita.
È bene il ricordare a chi non si è mai trovato in alta montagna che non è raro l'imbattersi in difficoltà non sempre facili a superarsi, e anche colui che è, pratico avrà ognora da studiare e da riflettere, se si pensa soltanto a mo' di esempio alle conseguenze che un lieve mutamento di tempo può produrre sulle condizioni della montagna ed anche sulla psiche dell'alpinista.
Occorre quindi fin d'ora fare la personale conoscenza con i multiformi aspetti del monte e superare di persona quelle difficoltà che solo si incontrano sulle cime eccelse, che la maggior parte dei mortali si accontenta di ascendere per lo più col desiderio.
Un grandioso progetto di gita è accarezzato per l'oramai prossima estate e la soddisfazione degli organizzatori sarà immensamente più grande se riusciranno a condurre con sè non solo le figure già note dei soci esperti, ma anche coloro che, attribuendosi falsamente l'augusto nome di alpinista, vivono al colino di ogni soddisfazione alpina per avere persino superato le dirupate pareti di un Bric Fillia...
E ciò sia detto col massimo rispetto per tutti. Io rispetto tutti, tutti coloro che escono di casa pur sapendo che attraversando le vie della città per recarsi alla stazione passeranno, sotto cento sguardi scrutatori e saranno seguiti dal sorriso di compatimento di quella gente che, Credendosi superiore, non riesce a comprendere l'estrema bellezza della montagna, e trascina nel fango della città insieme-alla forza dei giovani anni anche tutti i più nobili sentimenti.
Ma non è soltanto coli un sole smagliante ed un limpido cielo che si esce di casa per tentar la via del monte: se la nebbia è fitta e turbina per l'aria qualche bioccolo di neve non si dovrebbe per ciò solo riporre il sacco già preparato e dare un addio alla gita riparando fra le coperte del lettuccio ben riscaldato : la montagna sarà per quegli audaci benigna delle sue grazie ed essi avranno imparato a guadagnarla anche in avverse condizioni.
Perciò chi può fare faccia e non creda di screditarsi confessando la propria ignoranza; sarà anzi per lui titolo di lode il desiderio d'imparare e la sua buona volontà supplirà di molto alla sua imperizia.
Ed ora prima di passare a riassumere le vicende e gli insegnamenti di ciascuna delle cinque gite compiute in questi primi tre mesi, poiché avrei cagione più volte di parlare del gentil sesso, compli-mentandolo per la sua partecipazione alle nostre manifestazioni, premetto una osservazione d'indole generale, principalmente per le volenterose allieve. Per lo più si cammina bene, ma non sempre si intraprendono le gite- con la conveniente preparazione. Si tratta di lezioni: evidentemente queste riescono più difficili se ne interrompe di quando in quando la serie. Ora lasciare qualche gita o lasciarsi attirare solo da quelle più interessanti è un errore, perché dall'una all'altra si perdono i frutti dell'allenamento e si compiono fatiche inaudite. Se è male incominciare la propria carriera alpinistica con le gite della Palestra, è pure cosa non buona il parteciparvi saltuariamente. Oh ! come sono più erti i pendii e come spiace il non mai giungere in vetta senza essere abbattuti da uno sfinimento per vincere il quale, se pur si è fatto un encomiabile sforzo di volontà, vi si è anche spesa più energia della richiesta! E d'altra parte come ingentilisce la imperturbata freschezza, vincitrice di tutti gli sforzi, quando è ancora così vigorosa da assicurare pienamente sugli eventuali contrattempi ed ostacoli della laboriosa e spesso noiosa discesa !... E come è bello constatare così che la montagna non è esclusivo privilegio dell'ardimento e dell'audacia maschile, ma è eziandio il regno prediletto di tutti coloro che intendono la più sublime espressione dell'incantevole poesia della Natura.
E poiché siamo in famiglia, parlando ora della prima gita alle Lunelle, compiuta il 4 dello scorso gennaio, manderò subito il ben meritato elogio alla signorina Trivero, che in quella giornata confermò le sue doti ammirevoli di forza d'animo, di resistenza e di sicurezza non comuni. Ché quel giorno si è avuto un tempo veramente pessimo, ma su di esso ha trionfato la volontà ferma dei gitanti: quella volontà che costituisce uno dei più importanti fattori di successo allorquando ci si vuole dedicare seriamente alla montagna.
Con fatica enorme, stante l'abbondantissima neve, si è raggiunto il colle del Lunel, ammirando fra gli squarci della nebbia la cresta est meta per quel giorno irraggiungibile e la parete nord nella sua selvaggia imponenza. Ma tra i risultati pratici di questa prima lezione possiamo annoverare: innanzi tutto esercizio costante per il perfetto orientamento stante la nebbia fittissima resa ancor più impenetrabile dal turbinar della neve; in secondo luogo applicazione massima di quella volontà poc'anzi menzionata e che si esplica nel vincere e superare ogni ostacolo. E questa volontà fu davvero ferrea se si pensa che si dovettero impiegare ben tre ore di marcia a coprir quella strada per cui sono sufficienti d'estate 45 minuti !... Ma la montagna bisogna saperla conquistare ed il suo possesso ci riempie di soddisfazione in proporzione di ciò ché dobbiamo sacrificare per essa.
Della seconda gita al Monte Giabergia (1178), fatta il 18 gennaio c'è più poco da dire perché le condizioni assai più facili della montagna e del tempo che giornata stupenda! hanno concesso a tutti di camminare egregiamente, e senza dispendio inutile di energia. La Giabergia è difatti l'ideale per i principiantissimi: breve, bella, facile, attraente. Ci siamo perciò tornati un'altra volta nella quarta gita, e la rifaremo altre volte, perché, per quanto ogni annata possa costituire e richiedere un corso a sè e per questo c'è tutto un programma organico e ben studiato pur tuttavia la Palestra vuol offrire a tutti i soci, in qualunque tempo, la possibilità di iniziarsi alla montagna e quindi fa per i novellini di queste gite di... saggio. Anzi, metto in speciale rilievo lo svolgimento della quarta gita (29 febbraio), perché in essa parecchi erano i partecipanti nuovi alla roccia e al camminare per essa in cordata. E il non avere assolutamente nessun guaio da segnalare "all'infuori di qualche strappo ai pantaloni " è stato pei direttori di gita una vera soddisfazione, e per chi dedica la sua attività allo sviluppo della P. A. un conforto nel vedersi così coadiuvato dal buon sentimento di disciplina dei suoi allievi. Tanto più poi che anche quella seconda volta sulla Giabergia l'ambiente della natura e l'ambiente dei partecipanti si armonizzarono così bene in una nota di costante giocondità limpida, serena e tranquilla che ancora oggi la si ricorda con commossa simpatia. E non ci si critichi la monotonia degli itinerari se, mentre la seconda e la quarta gita si sono fatte alla Giabergia, la prima e la terza hanno avuto per meta le Lunelle ! Si fa della scuola: non è illogico quindi che le... aule siano le stesse: E questa volta, il 25 gennaio, ci si era in pochi, ma ben affiatati. Anche il tempo ci favorì, per quanto le condizioni invernali della montagna ci abbiano fatto durare fatica nel primo tratto oltre il colle Pugnetto, in autentiche scalinate su per la neve durissima. In due cordate si fecero sacrosantemente tutti i gendarmi della cresta, non scartando nè il più piccolo risalto nè i più attraenti bastioni.
Riconosco nelle due signorine che formavano il centro delle due cordate, buone doti di arrampicatrici. Ma per esse, come per la maggior parte delle altre, è necessario un po' più di disinvoltura nel discendere: consiglierei loro di far molte discese, se fosse possibile, più che non salite. Le attendo a nuove manifestazioni. Per la cronaca dirò che il pranzo quel giorno non si fece che alle 16, ma ho constatato con piacere come dai partecipanti non si sia fatta la minima protesta o lamento durante tutto il non breve antipasto... roccioso. Questa è disciplina che vorrei fosse in tutti, ma è naturale che non solo essa è frutto di volontà, ma anche di resistenza laonde la necessità di allenarsi frequentemente.
Insisto su ciò perché l'inconveniente che fu quel giorno ovviato alle Lunelle, nocque invece in parte alla buona riuscita della gita al Castel Balangero (13-14 marzo). Effettivamente ci si era in condizioni meno buone e tutti sanno che Pur partendo da Torino il sabato sera con pernottamento a Lanzo e con partenza di qua sul primo mattino, la salita invernale del Castel Balangero non è né breve né leggera. E quindi sono ben disposto ad indulgere verso i partecipanti, specialmente per gli sprovvisti di racchette che hanno avuto maggiormente a faticare per neve molle ed alta dalla Cialma in su, noto tuttavia che l'inconveniente dell'appetito ha un po' nociuto. Per esso non tutti si è giunti alle grange Vaccarezza, e troppo ho udito dietro di me ripetere che si sentiva fame. Ricordo per tutti l'opportunità di portarsi dietro zollette di zucchero, da prendere ogni tanto nelle ultime ore della salita. In queste si esauriscono facilmente le risorse dei precedenti spuntini, e poiché non sarebbe in nessun senso conveniente farne degli altri in quelle ore, un po' di zucchero alla mano... e quindi allo stomaco, aiuta egregiamente e sufficientemente.
Concludo con due righe di cronaca di questa gita al Castel Balangero. La vetta fu raggiunta dopo pranzo, tra la nebbia fittissima e un po' di nevischio. In punta però una schiarita ha compensato gli 11 volenterosi che vi giunsero. Trovammo lassù una bella crestina di neve. La discesa alle grange Vaccarezza e poi ancora alla Cialma e a Coassolo fu quanto mai rapida per quella neve molle. Un plauso alle tre signorine che arrivarono in punta: hanno una buona resistenza e come esse potrebbero e dovrebbero essere tutte le socie della G. M.
Ho detto tutte queste cose senza pretese letterarie, ma con vero convincimento e con lo scopo di giovare alla Palestra. Vedete: ho scritto tanto pei partecipanti quanto pei rimasti a Torino. Non nascondo loro i difetti e spero, anzi sono certo di essere ascoltato e compreso. E se queste righe a qualcosa servono, ne godo sicuramente, ma credete pure che il miglior modo per imparare è di venire molto alle gite con entusiasmo e buona
volontà.
A. MARINO.

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   Un nuovo rifugio nella Valle di Forzo


A cura del C. A. I. è stato costruito un nuovo Rifugio nella Valle di Forzo a poca distanza delle grangie della Muanda (m. 2261).
Esso è costrutto in muratura e consta di un solo. ambiente che può ricoverare da 7 a 10 persone. In quanto all'arredamento non posso darne alcun cenno poiché quando nel settembre scorso ebbi occasione di soggiornarvi si stava appena ultimando i lavori.
Vi si accede da Forzo seguendo la mulattiera che salendo per roccie levigate conduce ai pascoli della Gran Fuma situati nei pressi di una magnifica cascata del torrente Ciardonei e continuando nella sinistra (idrografica) di detto torrente giunge ai pascoli della Muanda. Di qui piegando a destra in breve si giunge al Rifugio. Ore 5 da Forzo.

TRAVERSATE. A Cogne: per il Colle di Forzo (m. 3050) in ore 7; per il Colle del Monveso (m. 3000) in ore 7; per il Colle delle Sengie (m. 3206) in ore 8. A Locana: per il Colle del Moncimour (m. 2930) in ore 5; per il Colle di Ciardonei (m. 3161) in ore 7.
ASCENSIONI. Torre di Lavina (metri 3308); Grande Arolla (m. 3228); Punta di Forzo (m. 3327); Monveso (m. 3300); Roccia Azzurra (m. 3309); Punta delle Sengie (m. 3408); Punta Ondezzana (m. 3488); Monte Gialin (m. 3271); Moncimour (m. 3167).
M. ALBERA
Socio del C. A. I. Sez. Torino e della G. M.

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   Dell' equipaggiamento


L'equipaggiamento per chi « va in montagna » è un elemento essenziale per la buona riuscita delle escursioni e per evitare il pericolo di malattie o di disgrazie che accadrebbero se esso venisse a mancare o fosse deficiente o non adatto.
Chi si deve provvedere degli oggetti necessari per equipaggiarsi, va incontro, in questi tempi, ad una spesa non indifferente per i prezzi altissimi che tali oggetti hanno in commercio.
La Direzione della G. M. ha pensato perciò, nell'intento di far opera gradita ed utile ai soci, di provvedere essa stessa all'acquisto ed alla vendita di ciò che può occorrere, ben inteso con criteri di assoluta praticità ed economia, compatibile coi tempi che corrono; con ciò si sarebbero prefissi due scopi: quello .economico ed immediato di far risparmiare ai soci acquistando direttamente gli oggetti necessari presso la sede della G. M. ad un prezzo inferiore a quello di commercio; e quello di ottenere, fra qualche tempo, una specie di uniformità nell'equipaggiamento dei soci della G. M. in modo da formare quasi un tipo proprio.
Il compito assunto è certamente un po' gravoso, ma data la buona volontà, la esperienza dei soci che si sono sobbarcati questo non lieve incarico, e da quanto si può arguire dalle prime trattative già fatte, si può aver fiducia che presto verrà istituita nella G. M. una innovazione che sarà di utilità grandissima.
Intanto i soci, ai quali occorresse qualche parte del loro equipaggiamento,
domandino schiarimenti ed informazioni a qualche membro della Direzione che li consiglierà in modo conveniente sulla scelta di ciò che abbisognano e li indirizzerà all'incaricato.

Vediamo ora in che cosa consiste l'equipaggiamento ; sono cose elementari che forse tutti sapranno, ma ripetendole ne scaturirà qualche cosa di nuovo.
Lasciamo da parte le grandi ascensioni per le quali è indispensabilissimo un equipaggiamento completamente adatto al genere di montagna che si deve percorrere, e limitiamoci ad esaminare quel che può occorrere nelle solite escursioni.
Notiamo che non è conveniente, per chi è novizio alla montagna, provvedersi subito di tutto l'equipaggiamento, ma è consigliabile procurarsi gli oggetti poco per volta, prima i più necessari, per venire man mano a quelli, diciamo così accessori, a seconda dei bisogni che presentano le escursioni e che l'esperienza della pratica suggerisce.
Cominceremo dalle scarpe: queste si possono ben dire la... base, la parte più importante dell'equipaggiamento di montagna. Giova notare che per scarpe da montagna non si devono intendere quelle da città usate, alle quali si applichino dei chiodi qualunque, bensì scarpe speciali con una suola forte, robustissima, dello spessore per lo meno doppio delle solite da città. Le tomaie devono essere rinforzate alle estremità anteriore e posteriore in modo che non si pieghino e conseguentemente non perdano la loro forma. La chiodatura dev'essere fatta bene, con chiodi più grandi alle estremità esterne e possibilmente rivoltati, più fitti, più vicini, al tallone ed alla punta; in mezzo alla suola le solite « punte » basteranno, ma è meglio siano abbondanti.
Il gentil sesso non deve assolutamente portare scarpe col tacco alto; chi fa adattare delle scarpe per montagna, deve far mettere la suola tutta d'un pezzo, continuata cioè dalla punta al tacco e non tagliata a metà come è di solito; la parte rientrante non deve esistere: la suola deve essere un piano solo. Il tacco poi basterà sia costituito da due o tre fogli di cuoio e non dev'essere più alto di 2 centimetri e mezzo, altrimenti, oltre allo impedire di camminare bene, può facilmente produrre delle lussazioni dolorose.
L'elemento femminile della G. M. deve convincersi che in montagna non si va a fare del lusso, anzi questo consiste appunto nella comodità e praticità di ciò che si usa, per esempio, in un paio robusto di scarpe non col tacco Luigi XV, ma con un tacco basso da uomo. Non temano di soffrirne i piedi delicati, ché se avranno l'avvertenza di portare scarpe comode, molto comode, potranno adottare due paia di calze di lana o anche più, se occorre, e così non avranno mai a sentire né dolori né freddo.
Le scarpe devono sempre mantenersi ingrassate, e questo si fa appena giunti da una escursione e dopo averle pulite : ciò conserva morbida la pelle e la rende impermeabile. In commercio si trova del buon grasso da scarpe: chi volesse prepararselo non ha che da far scaldare grasso di cavallo e mescolarlo con sego e olio di ricino.
Quando le scarpe sono bagnate non bisogna assolutamente farle asciugare al caldo artificiale del fuoco perché il cuoio si essicca e si rovina senz'altro, ma bisogna prima ingrassarle e poi lasciarle al sole o all'aria semplicemente.
Il vestito non occorre sia fatto fare apposta; qualunque abito, di stoffa un po' pesante, può servire allo scopo; meglio pero à se la giubba è fatta in modo da potersi chiudere sino al collo, se è foderata, se ha parecchie tasche e nell'interno due passanti di tela dal colletto ai basso della giubba, larghi abbastanza da poter infilare le braccia, dopo che si è messo il sacco, in modo che vi rimanga distesa sopra e non la si debba piegare.
I calzoni devono essere comodi, larghi specialmente al ginocchio in modo che non facciano resistenza quando è necessario fare dei passi lunghi: al sesso gentile sono consigliabilissimi i calzoni da -uomo da portarsi come sotto veste, ma molto larghi, e inoltre un paio di fasce mollettières da mettersi nel sacco a casa e da indossarsi soltanto in montagna. Chi non è abituato a portare le fasce mollettières, o non sa metterle, può benissimo usare i calzettoni che sono anch'essi molto utili. Quando vi è neve però è meglio mettere le fasce ed aggiungere all'occorrenza una calza di lana greggia non sgrassata e rivoltarla sopra la scarpa.
Il cappello non è soggetto a prescrizioni speciali; dev'essere però di stoffa un po' impermeabile e pieghevole in modo da poterlo mettere in qualunque posto senza sciuparlo.
Il sacco è un elemento indispensabile; non occorre sia troppo grande; dev'essere proporzionato alla durata delle escursioni. Nel sacco si portano i viveri per le refezioni e tutto ciò che può servire nelle escursioni.
a) La cucina è necessaria; in montagna lo stomaco si stanca colla fatica della salita ed ha bisogno perciò di cibo caldo; non è vero che in montagna « si digeriscano anche le pietre », bensì, se si vuol star bene, bisogna vivere a regime.
Un'avvertenza: non dimenticare l'alcool a casa.
b) Le borracce pel vino, per chi ne beve, o per il caffè o the che si farà riscaldare, e come recipiente vuoto per far provviste d'acqua quando al punto d'arrivo non ce n'è. Ricordarsi che su certe montagne si cammina ore ed ore senza trovare acqua.
c) I viveri per le refezioni: qui non si può dare una spiegazione particolareggiata. Come regola devono essere cibi che non stanchino lo stomaco, di facile digestione, non eccitanti e non salati. Ricordarsi ancora che quando si è in marcia non si deve bere: ciascuno deve perciò sapere quel che gli può far meglio. Sono consigliabilissime le marmellate o conserve di frutta.
d) Indumenti di ricambio: quando si debba pernottare fuori e si sappia che dopo un'escursione ci si deve fermare un po' di tempo è prudente portarsi qualche indumento di lana di ricambio. Nei paesi di montagna, alla sera, anche d'estate, fa fresco e il cambiamento di temperatura è forte e brusco: la mantellina non' riscalda a sufficienza, meglio serve una maglia. Altri indumenti da portarsi quando si deve andare sulla neve o fermarsi un po', sono : calze di ricambio, guanti e passamontagna.
e) Oggetti diversi: la lanterna, quando si sa che si camminerà di notte. Gli occhiali da neve, quando si sa che si troverà molta neve. È bene che il sacco sia internamente diviso in due, tre o quattro' scompartimenti; due piccoli laterali per gli oggetti minuti, uno grande dalla parte dove il sacco si posa sulla schiena e dove si metterà quel che si ha di morbido indumenti per esempio. Il rimanente, pane e viveri, è bene siano divisi in sacchetti piccoli e disposti in modo che aprendo il sacco si trovi subito l'oggetto cercato senza dover mettere tutto sossopra e senza perdita di tempo.
f) Fan parte dell'equipaggiamento anche i seguenti attrezzi:
Racchette da usarsi quando c'é neve molle e fresca;
Ramponi da usarsi quando c'è ghiaccio vivo;
Piccozza da usarsi sulla neve dura, sul ghiaccio, per scivolate, e nei ripidi pendii erbosi.
Il bastone è un oggetto inutile, non serve che ad abituarsi male: se ci sono difficoltà non è sufficiente al bisogno, e se non ce ne sono è un ingombro.
Molto ci sarebbe ancora da dire su quest'argomento, ma ne faremo oggetto di altro Bollettino. Ciascuno però, studi suo equipaggiamento e vedrà che lo potrà, coll'esperienza, migliorare e ren-dere perfetto.
G. CARMAGNOLA.

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   La propaganda "Pro Rocciamelone"


Costituzione delle Commissioni,
Il Comitato Esecutivo per la erezione della Cappella e Rifugio sul Rocciamelone constata quotidianamente con vivo compiacimento come l'iniziativa appaia lodevole e meritevole di aiuto a quanti ne vengono informati. Ma pure ha dovuto constatare come, purtroppo, i suoi mezzi per diffondere l'idea siano scarsi alla bisogna e come sia necessario il concorso spontaneo e volonteroso di quanti apprezzano il lavoro della G. M.
In adunanze tenutesi in sede negli scorsi mesi è stato sviscerato animatamente il problema e si è venuti nella decisione di formare alcuni gruppi di propaganda con lo scopo di coadiuvare la Presidenza nei suoi lavori che devono essere intensificati e coordinati sulle direttive da tempo conosciute da tutti i nostri soci. -
Ad ogni gruppo venne preposto un capo-gruppo scelto fra i più attivi membri della nostra Associazione. Ed ognuno potrà agire con la più grande autonomia, solo comunicando alla Direzione Centrale le decisioni prese ed interpellandola nelle più importanti, od in quelle che importassero il concorso degli altri gruppi.
Indichiamo come sono formati questi gruppi ed invitiamo i nostri consoci a rivolgersi spontaneamente ai colleghi che dirigono quelli fra i gruppi formati nei quali intendono collaborare. Ed a quanti saranno direttamente interpellati dai capi-gruppo per averli collaboratori desideriamo giunga la nostra parola di incitamento a corrispondere con fervore di entusiasmo.
Ecco i gruppi deliberati:
Membri dei Comitati di onore ed esecutivo: soci delle Sezioni di Torino e Saluzzo: riservato alla Presidenza.
Giornali e Riviste : Giuseppe Sansalvadore e rag. Piero Macciotta.
Direzione tecnica dei lavori : ing. Paolo e Natale Reviglio.

Arredamento ed ordinamento della Cappella e del Rifugio : Vittorio Marchis, Maria Reviglio, Teol. Giovanni Bricco.
Istituti maschili di educazione : Angelo Maria Nasalli-Rocca.
Istituti femminili di educazione : Maria Reviglio.
Associazioni cattoliche maschili : Piero Rappelli.
Associazioni cattoliche femminili, Organizzazioni professionali e di impiegate : Anna e Domenica Peagno, Anna Pochettino, Rina Perardi.
Donne cattoliche : Emma Tempo.
Scuole elementari : Cecilia Bettazzi, Rina Rocco.
Unione del lavoro : Giuseppe Sansalvadore.
Circoli giovanili ed Oratori maschili : Giovanni Carmagnola, Pietro Pedraita.
Circoli giovanili ed Oratori femminili Emma. Tempo.
Associazioni sportive, Giovani esploratori: Felix, Giuseppe Sirombo, ten. Mario Fassino.
Circoli della G. C. I., Associazioni fuori Torino : Teresina Rayneri.

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   LAVORO delle COMMISSIONI


a) Un lavoro per le Consocie.
Dopo aver lanciato l'anno scorso .da queste colonne (v. num. 2 - marzo-april- 1919) una proposta riguardante l'arredamento della Cappella non si riparlò più di questo non trascurabile se pur secondario lavoro.
Ora che con la ripresa di attività derivante dalla costituzione delle Commissioni tecniche e di propaganda una di quelle ha precisamente il compito di provvedere a detto fabbisogno, mi si permetta, in qualità di organizzatrice ad essa preposta dalla Presidenza, di esporre quello che a mio avviso, è il programma immediato di lavoro. Premetto un ringraziamento al rev. consocio Teol. Bricco, ai suggerimenti del quale mi sono attenuta, data la competenza tutta particolare che egli può avere nella materia.
E ringraziando pure le non poche consocie che già risposero all'appello dello scorso anno, mi rivolgo anche... alle altre, perché, sebbene il lavoro non sia di gran mole, è necessario trovare altri aiuti; e poiché son sicura che questi si presenteranno numerosi forse anche esuberanti parmi necessario aggiungere subito un altro pensiero.
Per non rimpicciolire con nuove e non indifferenti spese l'ancora assai modesto fondo di offerte raccolte, e per dar modo a tutte le consocie non solo, ma alle singole famiglie loro e dei consoci, di concorrere direttamente a questa gara di... lavoro, mi è parso opportuno il raccogliere a parte il fondo necessario all'acquisto delle materie prime. Essendo desiderio dei tecnici di dare alla costruzione in se, come a tutti i suoi annessi e connessi, quel carattere artistico e semplice ad un tempo che la deve distinguere; è pure necessario che anche la parte lasciatemi dire nostra - sia ispirata e guidata dalla stessa idealità.
Perciò assumendomi l'incarico di preparare tutto il lavoro e regolarne l'esecuzione, provvederò io tutto il materiale occorrente, prelevando provvisoriamente il denaro dal fondo raccolto; ma coll'intenzione di presentare alle singole lavoratrici, unitamente alla nota dei vari lavori da eseguirsi (e che più sotto trascrivo) la corrispondente lista dei prezzi di ogni oggetto. Così esse scegliendo a seconda del tempo disponibile e delle forze finanziarie di cui possono disporre il lavoro che più le aggrada sappiano che oltre all'assumersi l'incarico dell'esecuzione dovranno nel restituirlo finito rimborsare la spesa segnata. Naturalmente dato che alcuni capi, come la tovaglia dell'altare, la pianeta, il camice, ecc., saranno di costo un po' elevato e richiederanno più lavoro che noni. semplici purificatoi e corporali, potranno eseguirsi collettivamente, in modo che la spesa ed il lavoro non siano eccessivi per nessuna.
Sarà troppo ardita la mia proposta ...... Spero di no, e augurandomi una piena approvazione. e un generale concorso, vi invito tutte, o con-sode, al lavoro. Per facilitare la distribuzione di esso vi avverto che a cominciare dal lo sabato di maggio poiché penso che molte di voi godono ora di questa mezza giornata di vacanza... inglese, io sarò tutti i sabati a vostra disposizione dalle 14 alle 17 a casa mia.
Venite dunque tutte presto a dirmi che accettate il mio caldo invito e se qualcuna vorrà rimanere a lavorare con me, sarò ben lieta di veder la mia cameretta convertita in un piccolo laboratorio.
Vicine o lontane, lavorando però tutte di lena per la nostra cara Madonna, avremo così il modo di esternare ancora a Lei, nel dolce suo mese, la nostra riconoscenza per la materna assistenza usata in guerra ai nostri cari e quando per la prima volta, assistendo al S. Sacrificio celebrato tra le sacre pareti della vagheggiata Cappella, vedremo in opera il nostro modesto lavoro, saremo felici di aver fatto qualche sacrificio per il suo arredamento.
MARIA REVIGLIO
17, via Carlo Alberto.

Elenco delle paramenta e oggetti di biancheria per l'altare

N° 1 Pianeta dorata - 1 Manipolo dorato - 1 Stola - 1 Velo dorato - 1 Borsa dorata - 1 Cornice con pizzo - 1 Tovaglia lunga con pizzo - 2 Tovaglie di rito - 2 Amitti - 2 Corporali - 3 Animette - 4 Purificatoi - 2 Tovagliolini per le mani - 1 Cingolo.

b) Per l'arredamento del Rifugio.
Comunichiamo quest'invito della Commissione tecnica del Rifugio:
Consoci,
S'avvicina la data in cui saranno ripresi i lavori per la costruzione della Cappella-Rifugio del Rocciamelone e tutte le Commissioni incaricate di provvedere alla propaganda, alla raccolta dei fondi, ecc., sono state invitate dalla Direzione Centrale mettersi attivamente al-
l'opera per il disbrigo delle mansioni loro affidate.
Quella per l'arredamento del Rifugio non vuole essere da meno delle altre e per questo lancia anch'essa il suo pistolotto per invitarvi a... digerirvi con filosofica rassegnazione la lettura del lungo elenco del fabbisogno e vedere se per caso non aveste disponibile qualcuno degli oggetti elencati; non importa se si tratti di una stufa o di un tegame od anche di un semplice apriscatole.
Il miraggio di potere fra qualche anno pernottare sulla vetta del Rocciamelone in un comodo rifugio e trovare colà tutto (o' quasi) il comfort di un albergo alpino deve bastare per infervorarvi ad offrire, e far propaganda fra gli amici e conoscenti perché offrano, col più grande slancio tutto quanto può servire allo scopo.
Coloro di voi pertanto, che fossero in grado di impegnarsi subito per la fornitura di uno o più oggetti, sono pregati di darne sollecita comunicazione al sottoscritto od alla Commissione per l'arredamento del Rifugio presso la G. M.: sarà bene aggiungere una breve descrizione con relative misure dell'oggetto di cui si tratta. Saranno naturalmente preferiti, per quanto riguarda specialmente gli arnesi di cucina, degli oggetti nuovi, ma si accetteranno pure cose usate purché in buono stato e servibili.
Per eternare poi in qualche modo il nome dei singoli donatori, proporrei che il medesimo venisse scritto di fianco all'oggetto offerto sull'inventario che verrà conservato nel rifugio stesso, pubblicando di volta in volta sulle pagine del Bollettino un elenco degli oggetti offerti.
Amici, all'opera.
p. La Commissione:
V. MARCHIS
via Arsenale. 6 Torino

Elenco del fabbisogno per l'arredamento del Rifugio

Mobili ed arredi:
1° Uno o due tavoli; 2° Una dispensa; 3° Tre o quattro panconi; 4° Sei sgabelli; 5° Un attaccapanni; 6° Una stufa; 7° Ventiquattro coperte lana; 7° bis Dodici asciugamani; 7° ter Due portacatini con brocca e catinella.

Arnesi da cucina :
8°Due pentole; 9° Due padelle; 10° Due tegami grandi; 11° Due tegami piccoli; 12° Sei coperchi; .13° Due secchielli; 14° Un bidone per acqua; 15° Due catini per i piatti; 16° Due fornelli ad alcool od a petrolio; 17° Due lampade a petrolio ; 18° Un portamestoli; 19° Due mestoli; 20° Una schiumarola; 21° Un asse per tritare; 22° Una grattugia; 23° Un colino per il the; 24° Una teiera; 25° Una caffettiera smaltata; 26° Trenta bicchieri comuni; 27° Quattro portauova ; 28° Un vassoio; 29° Un imbuto; 30° Uno spremi-limoni; 31° Due tazze per l'acqua; 32° Trenta scodelle; 33° Dodici coltelli; 34° 24 cucchiai; 35° Ventiquattro forchette; 36° Dodici cucchiaini; 38° Due apriscatole; 39° Ventiquattro piatti; 40° Due sottopentole; 41° Una catena per pentole; 42° Un paio molle; 43° Una paletta; 44° Una scopa e due scopetti; 45° Due o tre candelabri e bugie; 46° Un portasapone; 47° Sei strofinacci.

Arnesi ed accessori diversi :
48° Una scala a pioli; 49° Due quadri o fotografie; 50° Una carta della regione in cornice; 51° Un'accetta; 52° Un martello; 53° Un paio tenaglie; 54° Una pinza; 55° Due cacciaviti; 56° Uno scalpello; 57° Due succhielli; 58° Una lima; 59° Chiodi, viti, filo ferro, ecc.; 60° Due pale; 61° Un piccone; 62° Una sega per legna; 63° Due portacenere; 64°Una cassetta farmacia; 65° Vetri da lampada di ricambio; 66° Sapone; 67° Candele; 68° Un bidone di petrolio; 69° Un libro dei visitatori; 70° Un regolamento; 71° Una copia dell'inventario dei mobili ed accessori ; 72° Due giuochi di carte.

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   Cariche pel 1920


Nella prima assemblea dei Delegati eletti dalle Sezioni, Si è proceduto alla elezione delle cariche col seguente risultato: Presidente generale : rag. S. Milanesio ; V.-Presidenti georn. cav. F. Fino, Francesco Dolci; Consiglieri : rag. U. Montemurri, Antonio Chialva, Teol, Bricco, prof. A. Rottati, prof. R. Bettazzi, L. Lazzero, G. Sansalvadore, avv. L. Caligaris, Rina Perardi; Segretario : N. Reviglio.
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   Assemblea Generale


Nella nuova sede di via Robilant 3, nel pomeriggio di domenica 22 febbraio u. s., ha avuto luogo l'assemblea generale annuale. Dopo la relazione morale e finanziaria sull'operato della Società nel decorso anno fatta dal presidente Bersia, avendo il Consiglio direttivo presentato le dimissioni, si è proceduto alle elezioni dei consiglieri e dei delegati. Il socio Milanesio ha esposto in seguito brevemente lo stato attuale dell'iniziativa per la Cappella e Rifugio sul Rocciamelone mettendo in rilievo la necessità di un'attiva propaganda finanziaria affinché sia possibile nell'annata compiere gli auspicati lavori. Da ultimo traendo argomento da alcune considerazioni del regolamento gite fatte dal consocio Reviglio, si è avuto una interessante discussione sui mezzi atti a favorire lo sviluppo tecnico della Società nelle molteplici iniziative cui si è dedicata.
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   Cariche


Il Consiglio direttivo della Sezione, riunitosi in prima adunanza la sera del 25 febbraio ha proceduto alla elezione delle cariche, nel modo seguente: Presidente : Mario Bersia; V.-Presidente : Giovanni Carmagnola; Consiglieri : C. Casoli, P. Fontana, A. Nebbia, A. Marino, R. Illario, P. Crocetti, A. Rapelli, G. Destefanis, P. Gaidano, C. Seymandi, G. Macciotta; Segretario : G. Ferrero ; Bibliotecario : G. Sirombo ; Economo : G. Destefanis.
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   Commissione per la Palestra alpina


In una delle prime riunioni del C. D. è stato nominato direttore della Palestra Alpina il socio Antonio Marino che avrà a coadiutori nella organizzazione e direzione delle gite i soci P. Fontana, G. Carmagnola e C. Casoli.
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   Commissione gite


La Commissione gite riunitasi di recente ha opportunamente modificato il regolamento gite in modo che meglio possa rispondere ai più vasti bisogni richiesti dall'organizzazione e dallo sviluppo tecnico della Società. Tra l'altro si è stabilito che tutti i primi mercoledì del mese, alle 21, è riunita in adunanza mensile la Commissione. Pertanto mercoledì 7 aprile avrà luogo la prima riunione. Si tratterà della settimana alpinistica 1920.
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   Lezioni sulla lettura delle carte


Lezioni sulla lettura delle carte
A svolgimento di uno dei punti del programma approvato pel 1920, il C. D. ha deliberato di iniziare dopo Pasqua una serie di lezioni sulla lettura delle carte e l'orientamento in montagna. Si tratta essenzialmente di conversazioni alla buona dei principali elementi necessari ad ogni frequentatore delle montagne che vuol sapere dove va e godere con maggiori soddisfazioni l'incanto dei panorami alpini. Le lezioni si inizieranno la sera di mercoledì 14 aprile, nella sede sociale, e seguiranno nei mercoledì successivi.

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   Dalle Grandes Jorasses al M. Bianco


Grazie all'ospitalità cortese della Direzione del Collegio degli Artigianelli e alla gentilezza del nuovo consocio Rev. Teol. Secondo Carpano Vercellone, la sera del 25 marzo si è ripreso il ciclo delle nostre serate sociali. Il valente alpinista, intrattenendoci su alcune sue ascensioni compiute la scorsa estate nel gruppo del. M. Bianco ci ha parlato in modo veramente appassionato delle bellezze della montagna, e con una comunicativa meravigliosa ha fatto quasi vivere a noi le sensazioni non tutte gioconde dei suoi sagaci ardimenti. Le numerose stupende proiezioni hanno concorso a rendere la conferenza anche più interessante, ed il folto pubblico ha ammirato e calorosamente applaudito. Non solo, ma dando anch'esso bella prova di generosità ha, all'uscita, largamente dato per l'erigenda Cappella sul Rocciamelone. Bilancio quindi lieto per questa prima serata, e nel desiderio di vederla presto e spesso rinnovata, ringraziamo Direzione, conferenziere e pubblico che l'hanno così favorita.
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   In Biblioteca


Anche la biblioteca, nella nuova sede, entra in funzione un po' più attivamente che non per l'addietro. Il nuovo bibliotecario è pieno di buoni proponimenti. È, tutto felice per una somma che la Presidenza ha stanziato in bilancio pel miglioramento di questo ramo. I soci sappiano che possono e devono approfittarne. Vedano le riviste a cui si è abbonati e seguano così cosa si fa fuori della G. M. E ci si convinca anche in ciò che la prosperità della biblioteca è in proporzione dell'interessamento dei soci per essa. Dimostriamo di volere una buona biblioteca, cercando di conoscerla e di sfruttarla in quanto già può dare. Tra le riviste pervenuteci in omaggio ricordiamo l'Erytraea, bollettino bimensile dei soci del Touring residenti in colonie. È opera in buona parte del consocio nostro ing. Reviglio, e di altri suoi egregi colleghi che nella colonia lontana e dimenticata vogliono dare buon impulso non solo al turismo, ma anche a tutte quelle forme di propaganda presso gli italiani (che ne hanno ancora così bisogno !) e presso l'estero, indispensabili per mettere nel suo giusto valore le nostre risorse dell'Africa orientale. Ringraziando per l'omaggio, osiamo ricambiare con queste modeste pagine nostre, persuasi che anche in colonia possano fare del bene.
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ATTIVITÀ SVOLTA


   I a GITA SOCIALE - 11 gennaio 1920 - Bric Fillia (m. 759)


Favoriti da un tempo veramente ottimo giungiamo a Castellamonte alle 8,30; una fermata e poi in marcia per la strada che conduce a borgata Fillia: una visita ad una piramide d'erosione e alle 11,30 ci troviamo già sulla... vetta! Una abbondante e chiassosa colazione ai sacco, ammirazione per Io splendido panorama e poi giuochi per far giungere le 16, ora in cui iniziamo già il ritorno per visitare i « Castelli », piramidi d'erosione calcari, veramente interessanti, indi tranquillamente giungiamo a Castellamonte, in tempo per l'ultimo treno, e alle 20 siamo a Torino P. Susa. Partecipanti 40.
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   II a GITA SOCIALE - 1 febbraio 1920 - Rocca Due Denti (m. 886)


Il tempo magnifico ha coadiuvato moltissimo il buon esito della gita che si è svolta senza incidenti, ma con slancio e allegria, dimodoché prima delle 12 già tocchiamo la vetta e possiamo ammirare la bellezza delle montagne circostanti. Dopo una lunga fermata, e dopo parecchie istantanee, scendiamo a Frossasco dove attendiamo l'arrivo del tram che ci deve ricondurre contenti e soddisfatti a Torino. Partecipanti num. 28.
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   III a GITA SOCIALE - Carnevale in montagna - M. Curto (1325) e M. Civrari (2302)


14 e 15 febbraio 1920
La gita offre un programma un po' strano, ma le due comitive cui dà luogo vivono in ottima armonia pel primo giorno, sudando sulle ripide pendici del Curto e sbocconcellando insieme sulla cima di questa arida propaggine prealpina un non breve pranzo carnevalesco. Alla sera, però, dopo la discesa alla Madonna della Bassa si separano per... incompatibilità di programma: i più se ne scendono ad Avigliana per acciuffare il treno; i meno per andare a pernottare a Mompellato. E vi ricevono ottima ospitalità e vi smaltiscono una cosiddetta cena. Meno male che si era in 7 soltanto ! E che pernottamento rumoroso! Vero carnevale in montagna. Ma il mattino, di buon ora, ecco già il manipolo attaccare i ripidi pendii del Rognoso e pel Colle raggiungere in perfetto orario la Punta della Croce. Pranzo e proseguimento per l'Imperatoria. Vi si giunge alla 15. Consueto gruppo e inizio della discesa. Strano: nebbia nel vallone della Nubia... Ma i vecchi lupi di questa montagna se la cavano ugualmente, e per Rubiana, Almese ed Avigliana rientrano in città a tarda ora.
Carnevale ridotto, per misura di tempo, ma pieno di soddisfazione.

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   IV a GITA SOCIALE - 7 marzo


La meta doveva essere la Punta Serena; ma causa la... pioggia non si è evidentemente raggiunta. Però la comitiva partita ugualmente da Torino non ha poltrito a Germagnano, ed è salita a veder piovere a Sant'Ignazio. Almeno non si è speso i soldi del viaggio inutilmente.
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   V a GITA SOCIALE - Cime di Mares (1654) - 21 marzo 1920


Veramente la meta era il Soglio, ma per mancanza di tempo ci si è dovuti limitare alla Cima Mares.
Messa alle 6, partenza alle 7 e arrivo, con l'immancabile quarto d'ora di ritardo, a Pont alle 9,10. Iniziata senz'altro la marcia per Alpette vi si fa un alt verso le 10,30 e malgrado il caldo non da primo giorno di primavera, si prosegue dapprima leggermente, ma poi, oltre i 1100, molto faticosamente per una pessima neve su cui poco o nulla servono le racchette.
Si è in cresta alle 12,45 e si pranza. Dopo pranzo si sale alla vetta e ci si ferma per una buona mezz'ora a contemplare il panorama dal Viso al Rosa ed oltre. Si ridiscende per la stessa via e da Pont si riparte per Torino. Una colletta pro Rocciamelone frutta lire 9,25. Partecipanti 42.

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VITA SEZIONALE


   Norme per chi affitta attrezzi alla Sede


Al fine di facilitare la partecipazione alle gite, sono in affitto presso la sede della G. M. i seguenti attrezzi:
Bastoni ferrati Cucine Corde Piccozze Sacchi Racchette per neve Sky Slitte - Tende per quattro persone.
Detti attrezzi si danno in affitto ai soli soci alla tariffa, visibile presso l'incaricato, che permette di usufruire degli oggetti dal venerdì sera al lunedì successivo, e che obbliga di riconsegnarli in buono stato. In caso contrario il socio è tenuto responsabile degli eventuali guasti od ammanchi, come è tenuto ad aumentare la quota di affitto in caso di mancata consegna.
Gli oggetti vanno riconsegnati all'incaricato il quale, a scanso d'ogni ulteriore responsabilità da parte del socio, curerà che questo apponga là propria firma su apposito registro segnante la data di restituzione e l'importo pagato.
In caso di contravvenzione a questa formalità la restituzione può venir considerata come
non avvenuta.
G. DESTEFANIS.

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   SEZIONE DI SALUZZO


Comunicato Prossimamente verrà convocata l'assemblea generale dei soci per la rinnovazione delle cariche del Consiglio Direttivo e per l'approvazione definitiva del programma gite. Nel prossimo numero del Bollettino verrà pubblicata. la relazione della prima gita sociale dell'annata al Santuario della Betulla (21 marzo 1920).
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   Nuove iscrizioni dal 15 settembre 1919 al 15 marzo 1920


- Sezione di Torino. Ariano Laura, Astrua Casimiro, Brino Antonietta, Bettazzi Gian Maria, Biamino Maria, Banchi Guido, Banaudi Edoardo, Bianzeno Luigi, Chianale Maria Luisa, Costelli Fellina, Caudano Sante, Canova Marcello, Castagneri Maria, Coccolo Orazio, Calderini Anita, Costelli Antonietta, Carpano Vercellone Teol. Secondo, Frova Pietro, Fino Luigi Francesco, Fautrero Pierina, Giaccardi Carla Maria, Gilardi Giuseppe, Gallo Ernesta, Gaudino, Rina, Grosso Carmela, Gribaudo Giovanni, Jorie Laura, Mottura Vittorio, Mottura-Marino Carmela, Mo Carlo, Masera Rina, Martori Francesco, Navone Innocenzo, Omodei Augusto Carlo, Poggio Edoardo, Poggio Guido, Pont Rina, Riccadonna dr. Carlo, Ronco Anna, Reyneri Teresina, Rocca Rina, Rappelli Pietro, Rappelli Angela, Rappelli Giovanni, Rappelli Teresa, Rappelli Augusto, Rappelli Maria, Rappelli Antonio, Sertorio avv. Luigi, Sales Gaetano, Soffietti Lucia, Tornielli Anna

Sezione di Saluzzo. Rosso ten. Andrea, Tholosan Raimondo, Gerbotto Giacomo.

Sezione di Torino

Soci al 15 settembre 1919 263
Nuovi soci dal 15 settembre 1919 52
Soci al 15 marzo 1920 315

Sezione di Saluzzo :
Soci al 15 settembre 1919 76
Nuovi soci-dal 15 settembre 1919 3
Soci al 15 marzo 1920 79
Soci dimissionari dal 15 sett. 1919 8

Soci al 15 marzo 1920 (Sez. Saluzzo) 71
Soci al 15 marzo 1920 (Sez. Torino) 315

Totale soci al 15 marzo 1920 386

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   AI Soci nuovi inscritti !


Ad ogni nuovo Socio, per cura del Comitato Esecutivo pro Cappella e Rifugio sul Rocciamelone, vengono spedite due circolari-schede di sottoscrizione da riempire e sollecitamente rinviare al Comitato.
Chi ne desiderasse un maggior numero ne faccia richiesta indicando il quantitativo. Le schede sono numerate e il Comitato ne riterrà responsabili i possessori .
Recapiti in Torino :
presso la " Giovane Montagna via Robilant, 3;

presso la Sig.na Maria Reviglio, via Carlo Alberto, 17.

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