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Rubrica Vita Nostra Dicembre 1924
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ATTIVITÀ SVOLTA
20a Gita sociale - Belmonte (16 novembre 1924)
La giornata serena, l'allegria sana e il gran numero dei partecipanti, contribuirono a rendere la tradizionale cardata una delle manifestazioni meglio riuscite dell'annata.
Arrivati a Valperga alle 7,30 e qui ascoltata la S. Messa celebrata dal consocio Rev. Teol. Bricco alla parrocchiale, in attesa della Sezione di Ivrea si diede il primo assalto ai sacchi. Arrivarono i cari amici alle 8,30 in autobus, numerosi, infreddoliti, allegri come sempre. La loro gradita compagnia, il subito affiatamento coi nostri soci fece aumentare, se era ancor possibile, il diapason dei canti e delle risa.
Giunta al Santuario di Belmonte alle 10,30. la comitiva, dopo la dovuta visita alla Chiesa, dopo aver posato dinnanzi agli obiettivi dei numerosi fotografi si sparse per la collina, mentre arrivavano i ritardatari partiti da Torino alle 8. All'ora della colazione si era in 125 (di cui 35 della sezione di Ivrea).
Sparsasi la comitiva in vari gruppi, la collina risuonò ben presto di fresche risate, mentre dalle cucinette rispondeva l'appetitoso profumo della bagna caôda. Un gruppo numeroso aveva trovato più comodo festeggiare la cardata all'albergo di Belmonte dove trovarono per iniziativa dell'infaticabile direttore-gita Destefanis un pranzo succulento ed a modico prezzo.
Post prandium disse semplici, applauditissime parole il prof. Don Borra, presidente della sezione d'Ivrea, invitando la nostra sezione al prossimo venticinquennio dell'erezione della statua del Redentore sul Mombarone. Ringraziò il nostro presidente della sezione, sig. Bersia che invitò a sua volta gli amici a nome della C. A. E. N. al Santuario di Oropa, in occasione del prossimo congresso.
Visitate le 14 bellissime cappelle della Via Crucis, contenente statue grandi oltre il naturale, si passò a una serie di giochi attraentissimi, culminanti in fine in una movimentata corsa a squadre.
Alle 16, dopo aver ritardato di oltre un'ora il ritorno, fu però necessario troncare i divertimenti, e riprendere la via per Valperga, passando per il 'Santuario di San Firmino attraverso castagneti melanconici e belli nella loro veste autunnale. Per l'aria bruna si spandevano le voci della nostra brigata.
Arrivati a Valperga alle 17,30 si salutò con un triplice hurrah! la sezione di Ivrea, si diede alla stazione un'ultimo assalto ai sacchi e si partì per Torino.
B. Alasina
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VITA SEZIONALE
Le difficoltà fisiologiche dell'ascensione all'Everest
Dinnanzi ai membri della « Royal Geographical Society » la sera del 10 nov. corr. fu tenuta una interessante conferenza dal Maggiore R W. C. Hingston, del «Indian Medical Service » su « Le difficoltà fisiologiche dell'asciensione dell'Everest ».
Il Maggiore Hingston, che accompagnò la spedizione ultima, come medico ufficiale, disse che al disopra dei 10.000 piedi (5.700 m.) il più lieve sforzo produceva un intenso e grave lavorio di respirazione. Quando il corpo era in riposo, anche ad estreme altezze, la respirazione era apparentemente normale, come al livello del mare. Ma il più lieve lavoro, come quello necessario per allacciare le scarpe, per
aprire la scatola dei viveri, o l'entrare nel « sacco a pelo », era associato da accentuati disturbi nella respirazione.
Le difficoltà dell'ascesa erano così enormemente aumentate.
La respirazione era piuttosto accelerata, poco profonda ed era necessario arrestare la marcia a frequenti intervalli per rinvigorire i polmoni mediante lunghe e profonde inspirazioni.
Ciò veniva fatto molto frequentemente, dava sollievo e rendeva possibili ulteriori progressi nella marcia.
Ad illustrazione, il conferenziere diede notizie particolari sulla respirazione a 27.000 piedi (8100 metri).
A quell'altezza egli doveva inspirare sei, otto ed anche dieci volte per ogni passo in avanti. E malgrado la lenta velocità di marcia egli doveva riposare un minuto o due, ogni venti o trenta metri. A 28.000 piedi (8400 metri) Norton, in un'ora di fatiche superò 80 piedi (24 metri) di altezza. La quota di 28.000 piedi (8400 metri) fu la più alta raggiunta senza il sussidio dell'ossigeno.
La tensione prodotta dallo sforzo era certamente intensa, ma quando essi ricordavano che a quell'altezza la quantità di ossigeno era solo di un terzo di quella esistente al livello del mare, essi erano sorpresi come degli uomini potessero resistere a quegli estenuanti sforzi, e più ancora potessero restare in un relativo benessere quando sedevano per riposare.
« Io credo » egli disse « che provetti arrampicatori raggiungeranno la vetta all'Everest an-che senza l'aiuto dell'ossigeno. Quantunque le difficoltà fisiologiche siano indubbiamente gravi, esse possono essere superate. Ma le condizioni metereologiche devono essere più favorevoli di quelle di quest'anno.
L'alpinista deve essere in perfetta salute e perfettamente allenato, deve essere uomo di eccezionale robustezza e resistenza fisica e possedere completa capacità ad acclimatarsi.
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IN BIBLIOTECA
Pubblicazioni ricevute in omaggio:
UGO DI VALLEPIANA. Sci. (Manuale Sucai. L. 4). Questo quinto manuale della Sezione Universitaria del C. A. I. ha avuto nell'ottobre scorso la sua seconda edizione, ampliata e migliorata sulla precedente, ed offre un prezioso vademecum per l'istruzione ed il perfezionamento della tecnica dello sci. Il suo autore, sciatore ed istruttore provetto ed universalmente conosciuto, tratta in forma succinta ma esauriente tutti gli aspetti dell'uso dello sci, corredando gli insegnamenti di un prezioso « sale sperimentale » e si diffonde giustamente su quegli esercizi che trovano il maggior impiego nelle applicazioni turistiche di questo sport.
Raccomandiamo vivamente ai nostri sciatori questo manuale, ottimo sotto tanti riguardi, non ultimo quello finanziario, essendo di costo quanto mai conveniente. Come al solito dirigere le richieste alla Direzione.
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