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Rubrica Vita Nostra Agosto 1928



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ATTIVITÀ SVOLTA


   14a Gita Sociale - Lago Maggiore (3 giugno 1928)


Mattino chiaro sul lago: le nubi son rimaste lontane nella pianura che abbiamo lasciato, tra i dubbi iniziali più che giustificati per il tempo che farà...
Ci affolliamo all'imbarcadero, quando l'« Alpino », il piroscafo che ci accoglierà in questa giornata, attacca presso la banchina, e vien gettata la passerella. Il nome della nave è perfettamente adatto alla categoria odierna dei suoi passeggeri ; ma... oggi di alpino non v'è che il nome...
L'amico Bertolone, l'organizzatore perfetto ed infaticabile di questa gita, si affanna a mantenere un po' d'ordine, e ad evitare che taluno dei settanta partecipanti, anziché la passerella, infili le acque del lago...
Poi il piroscafo sussultando, ci avverte della partenza; il sole sorge desiderato; le rive del lago ammantate di verde, si allietano di riflessi e di luci...
Ecco la colossale statua di S. Carlo, eretta sul colle, che costituisce la curiosità della regione...; dalle rive opposte la rupe d'Angera, colla severa rocca merlata, domina quest'angolo quieto del lago, e par narrare le sue vecchie storie d'amanti...
Là in fondo, sulla riva bassa, segnata da una linea a limite del luccicar delle acque, invisibile, Sesto Calende: il pensiero d' un tratto si rattrista nell'ansia dei lontani sperduti dell'Artide; là si apprestano le ali fraterne del nuovo « Santa Maria » con cui I' eroico comandante Maddalena porterà domani ad essi col saluto della Patria, attraverso le terre ed i mari, le vie della salvezza.

Eccoci giunti.... ; scende la comitiva fra gli sguardi di molti curiosi; una breve passeggiata alla antica Chiesa della Madonna di Campagna.... Questo magnifico tempio del secolo XVI posa fra ombrosi gruppi di alberi, e slancia su di essi il suo campanile quadrato sulla grandiosa cupola ottagonale a loggiati; il sito è veramente interessante e pittoresco !.
Meina.... Lesa.... Belgirate.... Stresa.... Isola Bella.... passano rapide visioni nel sole dell'imminente meriggio; Pallanza.... Intra....
Proseguiamo e giungiamo a Pallanza, ove l'Hòtel Simplon, ci accoglie e ci ristora can vera signorilità. Non potremmo lasciare infatti senza un doveroso cenno, di ricordare l'ottimo trattamento usatoci; ma neppur possiamo dimenticare il simpatico affiatamento non solo fra i commensali, ma anche degli stessi con certe bottiglie di bianco secco.... ed altre di svariate qualità non meno ben accolte...
Certo, ritengo che tale sosta giovò a farci maggiormente entusiasmare, se ancor fosse stato necessario !
Il piroscafo ci trasportò poco dopo, in breve tragitto all' Isola Bella, ad ammirare le bellezze racchiuse nel grandioso Palazzo Borromeo.
Percorremmo i meravigliosi giardini e gli ampi viali colle piante svariate e rarissime, salimmo alle terrazze ed ammirammo nello splendore d'un purissimo meriggio l'ampia distesa del lago, e la pittoresca corona dei monti che l'attorniano.
Il piroscafo lambiva or l'una or l'altra riva del lago; passavano dinnanzi a noi semi nascosti gli angoli ombrosi reconditi delle rive, e le piccole grotte piene di verdigno umidore ove tra le alghe giacevano ondeggiando le piccole imbarcazioni in attesa quasi di una furtiva uscita per portare in tanta poesia di natura, anche qualche lembo di umana poesia nella quotidiana realtà.....
Con queste stupende visioni nell'anima, fu bello anche il ritorno E quando nell'imminente tramonto, salutammo dalla terra che ci riafferrava il fuggente sogno della nostra laboriosa giornata, mi abbandonai in silenzio a godere la dolcezza delle ancor vive impressioni, quasi temendo di non godere sino all'ultimo della loro serena bellezza.
M'avvidi guardando attorno a me, che tutti avevano subito e serbavan vivido ancora tutto il fascino delle ore trascorse !
L. C.

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   15a Gita Sociale - Monte Gran Queyron (Valle Germanasca) - 23-24 giugno 1928


Gli assenti hanno sempre torto; ma oggi non solo gli assenti eminentemente rocciatori hanno sbagliato, ma ancora tutti quelli che nei monti gustano il bello della media ed alta valle.
Ai primi posso dire che le difficoltà non sono solo di roccia, e per convincersene avrebbero dovuto assistere alla scalata del canalone che scende dalla depressione fra il Gran Queyron a sinistra e la Tète Frappière a destra, il quale non era punto facile perché completamente ricoperto di neve e richiedeva prudenza e forza.
Forse alcuni obbietteranno che la riuscita è dovuta al numero esiguo: affermo che fossero anche stati una cinquantina, tutti con la medesima sicurezza dei pochi, sarebbero giunti in vetta.
Questo manipolo che riscosse l'ammirazione di coloro che apprezzano le difficoltà della via seguita, perché la conoscono, vanno citati, essi sono: signori Viano, Beltramo - -signorine Sorelle Colomba, Six, Pavesi, Olivero - soci Cavallero, Maggio, Olivero, For-neris, Navone, Belloni.
Agli altri vorrei dire di non seguire soltanto l'alpinismo di moda ma di vivere tutte le bellezze della natura, visitare la regina delle valli torinesi, per poter un tempo magnificarla e concorrere così allo sviluppo turistico, in modo da dar mezzi per

creare le comodità che oggi invidiamo agli stranieri. Sono sicuro che la giornata trascorsa con la gita sociale non sarebbe stata rimpianta sia pel tempo trascorso, come per la spesa, la quale non fu eccessiva, pur essendo il numero dei partecipanti esiguo ed avrebbe potuto essere sensibilmente inferiore, se i soci fossero stati più compiacenti.
Ed ora alla cronaca della gita:
Portati da un ottimo servizio di auto siamo a Sauze di Cesana alle ore 22,30; si unisce a noi il parroco Don Bartolomet Marco e con comoda marcia arriviamo alle ore una alle Grangie dell'Argentiera. Il riposo concessoci dal programma è accolto a malincuore perché si vorrebbe proseguire ancora in modo da gustare completamente la magnifica ed avvincente nottata.
Gli orari furono così cronometrici che rimando il socio curioso alla consultazione del programma, compilato precedentemente ad eccezione solo che invece di leggere Gran Queyron, si deve leggere Téte Frappière perché fu quest'ultima la meta realmente raggiunta.
La S. Messa viene celebrata nell'antro della finestra di una baita ed il Presentate le armi dei militi lasciati liberi dal servizio di frontiera mi commosse, ed ancora provai soddisfazione al veder accomunati a noi i buoni valligiani cui forse chissà quanto tempo era passato dacché avevano potuto assistere al S. Sacrificio celebrato in mezzo alle loro case.
Il tempo ci è propizio e contemplando la cerchia dei monti che ci circondano, cerchiamo la nostra meta, che posta laggiù in fondo troneggia qual Signora della Valle.
Valle, questa, gaia, piena di vita rumoreggiante coi suoi mille torrenti centuplicati dal disgelo delle nevi, che ricoprono tutto l'alto vallone; per cui dovemmo di volta in volta trasformarci in tanti camosci in erba. Sono le ore 9; siamo giunti alla testa del vallone, che ci mostra alla sua sinistra, la cima Roundel e la marcata depressione del Passo della Longia, posta tra la cima omonima e la cima Frappière. Al centro il Passo Frappière, sulla destra il Gran Queyron isolato dalla Téte Frappière da un intaglio quotato 2910 metri.
Dopo un breve riposo ed aver affidato alla custodia del sottoscritto i sacchi, i gitanti riprendono l'ascesa del canalone scendente dall'intaglio quota 2910 che appare assai ardito. Viano guida con sicurezza il forte manipolo e alle ore 11 toccano la vetta della Téte Frappière, e, se errore vi fu, non fu certo nocivo, perché al contrario diede maggior soddisfazione a tutti i gitanti per la via seguita, e questo è lo scopo a cui devono tendere tutte le gite sociali nostre.
A quest'ultima parte pur non potendo materialmente parteciparvi seguii i miei compagni con lo sguardo ed in spirito.
La permanenza in vetta fu tanto prolungata da farmi pensare che dimenticavano forse di dover ritornare. Seguii ancora le magnifiche scivolate giù dal canalone e quasi mi rattristavano. Il ritorno non fu monotono perché come già alla mattina e più ancora ora che le nevi erano alla loro massima liquefazione, dovemmo destreggiarci in numerosi salti e in numerose emozioni... di pediluvi involontari.
Non dimentichiamo però la raccolta moderata dei fiori simbolo di vita, giovinezza e di grazia; e neppur un vivo ringraziamento ai direttori di gita, che seppero con i fatti dimostrare come una gita preventivata noiosa sia stata trasformata in pratica, merce buoni accorgimenti, interessante e vitale.
Pio Rosso

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   Gita a M. Seguret m 2910 Valle di Susa (5 agosto 1928)


Partecipanti n.5.
Partenza da Torino col treno delle ore 0,15 della domenica; arrivo a Salbertrand alle 2,30 con immediato proseguimento per il Colle Pramand, mentre il plenilunio illuminava dal Colle dell'Assietta. Arrivo al Colle Pramand m. 2087) alle ore 6 e tappa per sentire la S. Messa, seguita dalla colazione.
Inizio dell'ascesa alle ore 7,30, con magnifico scenario della sottostante vallata; lievemente sommersa in un leggero strato di nebbie, limpidi invece, lassù in alto, i ghiacciai. Dopo circa un'ora e mezza di mulattiera, arrivo al canalone Sud, per il quale avvenne l'arrivo in vetta, dopo non lievi sforzi, alle ore 10,40.
Breve tappa, subita seguita dalla discesa, interrotta alle ore 12 al Colle per il pranzo.
Arrivo ad Oulx alle ore 18 e partenza per Torino col treno delle ore 19,40.
A Torino senza incidenti in serata.

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VITA SEZIONALE


   CRONACA


Laurea.
In questi giorni si laureava a pieni voti in Medicina e Chirurgia, nella R. Università di Torino, l'amico nostro carissimo Pietro Doglio bravo ed appassionato scalatore di montagne. Al nuovo dottore che, fin d'ora, nominiamo... Medico onorario della G. M., vadano i nostri migliori auguri di ottima carriera.

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