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Rubrica Vita Nostra Gennaio 1929



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ATTIVITÀ SVOLTA


   La gita di chiusura - 18 novembre - Colle della Maddalena


Sta per incominciare la S. Messa. Siamo un centinaio di soci della G. M. raccolti intorno al nostro bianco-azzurro gagliardetto ai piedi dell'ara votiva nel Parco della Rimembranza di Torino, al Colle della Maddalena. Il nostro presidente generale, prof. Italo Mario Angeloni, depone una bellissima corona d'alloro, omaggio della Giovane Montagna ai Caduti di Guerra, e quindi ci parla brevemente, commosso, rilevando tutta la bellezza del rito, semplice, austero. La Giovane Montagna, che nel suo amore per i monti, bellezza e fortuna d'Italia, vuole educare i suoi soci all'amore congiunto di Cristo e della Patria nostra, ha pensato quest'anno di onorare il X anniversario della nostra Vittoria con questa gita di chiusura sul colle consacrato ai Caduti. E conclude chiamando a gran voce il nome del Ten. Angelo Gallian, comprendendo in esso i morti tutti della grande guerra, soci e non soci, e noi abbiamo risposto « Presente » ancor più col cuore che con le labbra.
Il cappellano degli alpini, teol. Pompeo Borghezio, compie il S. Sacrificio, ed anch'esso ci rivolge poche affettuose parole, rievocando ì giorni di dolore e di gloria passati sui monti d'Italia fra gli alpini, i fanti e gli artiglieri, portando ovunque nel pericolo e nel dolore la parola di conforto e di benedizione del Sacerdote di Cristo.
Egli plaude alla nostra iniziativa odierna, e ci addita i monti, palestra di sane competizioni sportive ma anche scuola di educazione, di virtù, di purità.
E con la benedizione rituale, la cerimonia solenne è finita. Ci raduniamo fraternamente sul piazzale per ammirare la magnifica statua della Vittoria che l'arte del Rubino ha saputo fondere nel bronzo pur conservando in quelle grandiose proporzioni la finezza della linea e la bellezza estetica.
Ai nostri piedi Torino rimane nascosta da un immenso mare di nebbia, mentre le Alpi brillano al sole nel loro manto invernale e par ci sorridano e ci invitino...
È l'ora di andarcene - mentre molti ridiscendono alla città - e fra essi notiamo il prof. Angeloni con la sua gentile Signora, l'avv. Calliano ecc. - in allegra brigata con a capo il presidente della Sezione di Torino, avv. Caligaris con la sua consorte e la sua prima figliola, il cav. Bersia, il prof. Casassa e altri. Ci raduniamo per il pranzo sociale a Pecetto, dove l'allegria regnò sovrana forse per la mancanza di discorsi, ma anche perché essa era nei nostri cuori e ci faceva felici...
Poi sciamiamo nei prati per goderci il tepore del sole autunnale, per cantare le nostre canzoni montane...
E ci ritroviamo a sera ai piedi dell'altare di Cristo per il canto del Te Deum di ringraziamento e la benedizione eucaristica. Una visita di omaggio al Parroco di Pecetto e rientriamo a Torino.
L'anno sociale 1928 è finito lietamente, grazie all'attività della Presidenza. Il nuovo anno che sta per sorgere ci vedrà tutti riuniti per una sempre maggior fortuna del nostro
Sodalizio.
C. P.

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VITA SEZIONALE


   LUTTI


Giuseppe Botto Micca.
Tra i primi volenterosi che alla Giovane Montagna diedero il nome, il consiglio e di solidarietà alpinistica e cristiana, ricordiamo oggi con rimpianto la figura dell'Avv. Giuseppe Botto Micca che, vittima di una malattia lunga e dolorosissima, si è spento in Torino sul finire dello scorso novembre.
E lo ricordiamo con particolare affetto rilevando anzitutto la sua spontanea e cordiale partecipazione alla vita del nostro Sodalizio, che specialmente nei tempi delle sue prime affermazioni, ebbe spesso a giovarsi della sua opera preziosa.
Allora era di frequente tra noi, sui monti, ricco già di una esperienza alpinistica fatta di studio e d'azione, ed acquistatasi in numerose ascensioni, talune di notevole importanza, come la Grivola e la P. Parrot; poi, quando le cure professionali e della famiglia lo tenevano più legato alla città, conservava cogli amici. un continuo contatto di informa-zioni e di consigli che acquistavano speciale valore dalla sua lunga pratica della montagna
Chiamato alle armi nei primi anni della guerra, fu Ufficiale degli Alpini, ed istruttore di reparti di sciatori all'Alpe Devero. Poi, tornato alle sue occupazioni professionali, volle continuare in tale insegnamento, tenendo nella nostra Sede un corso teorico di sci, e contribuendo efficacemente al pratico perfezionamento del Gruppo Sciatori, allora costituito, al quale donò generosamente i suoi attrezzi e parecchi preziosi volumi della sua biblioteca alpina.
Forse pochi tra i Soci di oggi conoscono il suo nome o ricordano la sua figura: modesto, taciturno, univa ad una serena fortezza d'animo una particolare delicatezza di sentimenti. Già afflitto da qualche anno da un pericoloso indebolimento della vista, che lo costringeva a riposi non voluti, trascorreva la vita in operoso silenzio, confortato dalla più dolce tranquillità famigliare.
Ma la Provvidenza ne voleva provare anche qui la tempra cristiana: privato repentinamente di una piccola creatura, doveva poco appresso piangere la perdita quasi improvvisa della sua degnissima Consorte. Più raccolto ancora, e più rassegnato, mentre il suo male rincrudiva, s'era quasi ritirato dalla l'opera, mossi unicamente da un sano spirito professione, per dedicarsi tutto all'educazione dei figli ed al razionale sviluppo di una sua vasta azienda frutticola; ma già vedeva giungere da lontano la fine e, con una serenità eroica, e ferma fede di cristiano, vi si preparava, soffrendo dolori sempre più atroci.
L'ora suprema l'ha colto così, giovane ancora di anni e di energie morali, pieno di bontà, di affetto, quando la sua alta missione di padre non era ancora compiuta.
A qualcuno dei vecchi amici, che specialmente negli ultimi tempi tratteneva al capezzale con particolare affettuosità, ricordava spesso le peregrinazioni degli anni lontani quando, a vetta raggiunta, soleva rallegrare la comitiva coi flebili suoni della sua zampogna tascabile.
Figura modesta e valorosa: la Giovane Montagna, oggi cresciuta, rafforzata, ricorderà Giuseppe Botto Micca tra i soldati migliori della sua « vecchia guardia » e lo addita ad esempio ai suoi giovani Soci. Agli Orfani desolati, ed ai Congiunti del caro Perduto, giungano da queste colonne rinnovati sensi di condoglianza e l'assicurazione dei nostri cristiani suffragi.

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