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Rubrica Vita Nostra Settembre 1932
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VITA SEZIONALE
Attività sciistica
Fino dal mese di novembre, alla prima schiarita, dopo qualche giorno di pioggia, gli sguardi dei nostri sciatori si volgevano verso la montagna per giudicare a quale livello fosse scesa la neve; ed al venerdì sera lunghe discussioni si accendevano con citazioni di quote e di dati, per stabilire se, e fino dove si sarebbe trovata neve sciabile. E queste discussioni, accompagnate dai nostalgici ricordi degli scorsi anni, si dovettero protrarre per molte delle nostre riunioni, perché la neve fu scarsissima fino a primavera avanzata, non regalandoci le maggiori nevicate che a fine marzo ed aprile ed obbligandoci a rinviare molte delle nostre gite. Anche la frequenza alla nostra « Casa dello sciatore » di Sauze d'Oulx ne risentì; e pochi furono i fortunati che poterono scendere con gli sci ai piedi fino a Sauze, nessuno poté scendere fino ad Oulx.
La prima gita sociale si poté effettuare, soltanto il 21 febbraio, alla punta dell'Aquila (m. 2115); in una località quest'anno particolarmente favorita dalla neve.
Il 5 marzo siamo nuovamente in cammino per Rouilles. Qualcuno scendendo a Cesana dall'auto, e male adattandosi a mettere gli sci a spalla, propone per la domenica seguente una gita sociale a Bari, dove i giornali (ma forse solamente i giornali) misurano la neve a metri; e... metro più, metro meno anche i più difficili da accontentare potranno rimanere soddisfatti. Arrivati senza toccare la neve al rifugio di Rouilles, di solito tanto affollato, la nostra comitiva rimane sola padrona del campo. Il mattino seguente, ascoltata la S. Messa celebrata dal parroco di Thures, che non ostante la tarda età volle cortesemente scomodarsi per noi, partiamo e con una rapida marcia raggiungiamo la vetta della Dormillouse (m. 2929), attraverso al Col Begino scendiamo alla Capanna Mautino, per risalire al Colle della Luna e scendere a Clavières.
Magnifica gita che tutti gli anni si ripete volentieri, anche se piuttosto lunga, perché offre tre belle e lunghe scivolate, un panorama, dalla punta, grandioso, e si svolge in una delle più interessanti regioni che le nostre Alpi invernali possano offrire. Unico incidente della gita: la solita rottura di uno sci ad un socio, (qualcuno direbbe forse più propriamente al solito socio).
19-20 marzo. - 2 giorni festivi. Il venerdì precedente in sede, passata inutilmente in rivista tutta la cerchia delle nostre Alpi, non ci si metteva d'accordo su un'unica gita, e neppure per strada avviandoci verso Porta Nuova (dove pure solitamente maturano le più gravi decisioni); così che, abbandonato il primo progetto di gita sociale, le nostre mete si
dividevano: qualcuno partiva per il Piccolo S. Bernardo, altri per varie località della Val Susa.
Il 14 maggio siamo di nuovo riuniti al Rifugio III Alpini di Valle Stretta, dopo aver attraversato una grande valanga caduta qualche giorno prima in seguito alle abbondanti nevicate di questa tarda stagione. Don Zuretti è con noi e celebra la S. Messa il mattino del 15, dopo di che partiamo diretti al Thabor (m. 3.177). Il primo tratto è molto faticoso perché il percorso si svolge su valanghe che si seguono quasi ininterrottamente fino al piano dei Serous, proseguendo fino sotto al canalone del Thabor, dove il maltempo ci obbliga alla discesa su neve primaverile ottima; discesa ostacolata però dalla scarsissima visibilità specialmente nel primo tratto. Per rifarci della mancata conquista della meta fissata, nel pomeriggio raggiungiamo ancora il Colle del Vallone, prima di iniziare la scivolata finale che si protrarrà fino sotto al Rifugio per un lungo tratto (cosa insolita a questa stagione).
La domenica seguente, la solita dozzina di persone si trova nuovamente riunita. Siamo in piena stagione di piogge e di tempo variabile. Infatti incominciamo bene la sera del sabato andando al Rifugio « Mariannina Levi » con un discreto acquazzone. Il mattino seguente partiamo nonostante il tempo minaccioso che più tardi ci scaricherà sulle spalle un violento temporale con grandine; più su farà capolino il sole, per poi nascondersi nuovamente e regalarci altra neve e pioggia. Ma noi sappiamo che il ritorno per la via di salita non offre buone scivolate, quindi proseguendo, giungiamo al Col Galambra (m. 3060), e rinunciando alla punta Sommeiller (m. 3330) che era nei nostri progetti, scendiamo a Bardonecchia. Anche questa volta Don Zuretti ci permise con il suo intervento, di santificare la festa in montagna, e ci volle seguire nella non breve traversata.
Un'ultima gita la effettuiamo il 19 giugno, quando oramai credevamo di aver chiuso l'anno sciistico, al Rifugio Gastaldi sempre grazie all'intervento di Don Zuretti e con meta la punta Maria per alcuni, ed il Colle dell'Albaron per altri.
Oramai la stagione è finita per il grosso degli sciatori; la loro casa si trasforma in laboratorio dove ognuno applica i suoi speciali procedimenti di conservazione agli sci, tra i brontolii rassegnati dei parenti, che, non provandone la utilità, male tollerano tanti odori di olii e di catrame, oppure sentono il bisogno di sedersi proprio su quelle sedie dove sono appoggiati gli sci. Solo i più arrabbiati sciatori macchinano progetti per passare le ferie estive in qualche alta località in compagnia dei loro legni fidati.
Ricordiamo oltre a queste gite sociali altre numerose individuali: al piccolo San Bernardo, alla Rosa dei Banchi, al Breithorn (m. 4200), al Blindenhorn (m. 3275); ed infine notiamo una traversata di alta montagna, col seguente percorso: Valpelline, Col Fenétre, Capanna Chanrion, Colle Petit Mont Collon, Col de l'Evéque, Col Collon, Capanna Principessa di Piemonte, e discesa a Prarayé; inoltre quasi tutte le mete sciistiche della Val di Susa, ebbero qualche visitatore tra i nostri soci.
Un solo rammarico dobbiamo manifestare: pochi sono i neofiti, si rivedono nelle nostre gite sempre gli stessi visi e ciò è poco confortante per l'avvenire; non solo, ma le nostre comitive sono poco numerose, e molti progetti che richiedevano il noleggio di un torpedone, si dovettero abbandonare per mancanza di partecipanti. Speriamo per il prossimo anno in un energico risveglio dell'attività dei nostri soci. Ora avremo sei mesi di intervallo durante i quali ritorneremo alla piccozza ed alla corda, delle quali già incominciavamo a sentire la nostalgia.
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LUTTI
La Sezione di Aosta e con essa la « Giovane Montagna » tutta è in lutto.
Quattro bare sono scese dal Bianco, racchiudendo in sé i corpi straziati di amici nostri, legati a noi dalla stessa Fede, e dallo stesso amore per ogni bellezza, per ogni ardire: Emile Charrey - Giovanni Gastaldi - Marino Guglielmotti - Carlo Vettorato.
Erano saliti pieni di audacia e di forza al Dente del Gigante: con gli amici avevano lassù sostato e recitata una preghiera, ai piedi del simulacro della Vergine benedetta, per le anime degli amici, dei fratelli caduti sui monti; poi s'erano avviati per la discesa.
Ed ecco, quasi ad ascensione compiuta, per una causa ancora ignota, per un attimo di stanchezza o di distrazione, la tragedia. Uno cade e in un istante trascina con sé gli altri tre: la corda non sa resistere allo strappo formidabile al quale è stata sottoposta e si spezza: quattro giovani vite che si chiudono, e quattro anime desolate che rimangono afferrate alla roccia con gli occhi sbarrati e il cuore in tumulto.
Ma i superstiti scendono ancora e benché sfigurati e sfiniti si uniscono agli amici, radunati al rifugio Torino e coi quali avrebbero dovuto poi compiere altre ascensioni il domani, per il recupero delle povere salme benedette.
Giù abbiamo pianto e pregato: ma vogliamo che anche da queste pagine parta la nostra parola di accorato e cristiano cordoglio per le famiglie colpite: soprattutto per la famiglia Charrey che ancora piange la caduta dei fratelli Jean e Dino sulla parete ancor vergine dell'Emilius.
Ma anche la Sezione di Torino è stata gravemente colpita.
Carlo Bianchetti era venuto a noi dalla natia Genova pieno di fede e di ardore e subito era stato preso dal fascino dei nostri monti: ci aveva seguiti pieno di gioia con gli sci prima e su la roccia poi. La roccia che appena aveva incominciato a conoscere e ad amare doveva essergli fatale.
Saliva il 22 scorso agosto dal Rifugio Sonnino sul Coldai al Monte Civetta per la via De Toni insieme all'amico suo Andrea De Piera, e un alpinista che per caso scendeva al rifugio ebbe per un attimo la visione di quei due corpi cadere ancora avvinghiati strettamente alla corda e ad un grosso masso. Come avvenne e perché? La montagna non ce ne ha voluto svelare il segreto.
Dinanzi alle povere salme straziate inchiniamo piangendo il nostro bianco azzurro gagliardetto: con gli occhi e i cuori fissi però in alto, dove l'anima buona dell'amico ci aspetta, dove speriamo, pregando e faticando, di ritrovarci tutti un giorno.
In suffragio dei Compagni scomparsi, giovedì 27 ottobre verranno celebrate S. S. Messe nella Chiesa di San Giovanni Evangelista, ogni mezz'ora, dalle 5 e mezzo alle 10.
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COMUNICATO
Per domenica 30 ottobre p. v. sono indette le seguenti manifestazioni di chiusura dell'annata:
Sezione di Torino: al Santuario di Belmonte;
Sezione di Novara: al Santuario di Emiliano, sopra Sostegno (Biella}.
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