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Notiziario Centrale Aprile 1941



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VITA SEZIONALE


   ALPINISMO SUL FRONTE OCCIDENTALE


ALPINISMO SUL FRONTE OCCIDENTALE
E' il 21 giugno 1940: alba di guerra; si parte per l'ultima decisiva azione che precede l'armistizio.
Col mio plotone devo portarmi a quota 2713 a sinistra del Col de la Seigne: il cielo è limpidissimo e aeroplani italiani sorvolano a più riprese il confine esplorando il terreno che diverrà fra poco teatro di lotta.
Da quota 2713 alle ore 12 ricevo l'ordine di avanzare. Seguendo la cresta mi porto in alto verso quota 2956; ad un ripiano taglio a destra decisamente in territorio nemico: la nebbia, sorta quasi all'improvviso come per favorire la nostra avanzata, ci defila al nemico, ma impedisce di vedere l'obiettivo assegnato al mio plotone (l'osservatorio francese dei monti de la Seigne, che domina anche il col de l'Oeillon); devo quindi tenermi un po' in alto per non trovarmi poi in condizione sfavorevole al momento dell'attacco.
Attraversiamo prima una lunga fascia di pietrisco, molto friabile e dopo mezz'ora tocchiamo la prima neve; passiamo questo primo canalone abbastanza rapidamente e arriviamo sulla roccia ; dopo i primi passi mi accorgo che l'avanzata è molto dura e dobbiamo quindi raddoppiare le precauzioni per non precipitare.
Avanziamo così attraversando diversi canaloni di neve affondandovi in certi punti fino alla cintola, con marcia faticosa. Alle 14 faccio un primo alt anche perché mi trovo davanti a una ripida lingua di neve, sulla quale la roccia scende a picco; tentiamo da più parti e finalmente, spostandoci verso l'alto, passiamo ancora una volta.
Ritorniamo sulla roccia sempre molto instabile: ad un tratto un pauroso salto di roccia che cade su un ripidissimo canalone ci ferma. Tentiamo in più punti di forzare il passaggio, ma inutilmente; da quella parte è impossibile avanzare; decido quindi di portarmi in vetta alla Punta Lechaud, andare alla Fourcla e appoggiare eventualmente di là l'azione degli altri plotoni.
Cambiamo rotta e iniziamo senz'altro la scalata, che si fa ad ogni passo più ardua; bisogna decuplicare le precauzioni per non colpire con cadute di sassi quelli che seguono.
I miei alpini, affardellati e armati come sono (il loro carico individuale si aggira sui 25-30 kg.!), mi seguono molto bene.
Verso le 16 faccio un secondo alt, ma molto breve perché non possiamo rimanere troppo a lungo abbarbicati alla parete; inoltre dobbiamo affrettarci per giungere presto sul posto dell'azione e sfruttare nello stesso tempo la nebbia che ci protegge.
Gli ultimi 50 metri di parete ci richiedono uno sforzo enorme; la roccia, sempre instabile, mista a neve e ghiaccio, rende molto difficile la scalata; ad un passaggio delicato lascio un alpino ad aiutare i compagni; pochi metri più sopra trovo ancora un passaggio esposto, che ci richiede un po' di tempo, poi, nella nebbia intravvedo la cima: gli ultimi metri sono relativamente facili e li faccio di volata.
Raggiungo la vetta, aiuto i primi e mi porto sull'altro versante ove, su un piccolo spiazzo nevoso, raduno il plotone e conto gli uomini, sono. tutti presenti, e li lascio riposare qualche minuto. Ad un tratto sento sulla nostra sinistra, una mitragliatrice sgranare il suo rosario di colpi e subito dopo un'altra rispondere più lontana; sono certamente i nostri impegnati.
Faccio fare subito zaino in spalla e ripartiamo; il tempo si rischiara. Alla Fourcla, raggiunta in brevissimo tempo, vedo il plotone mitraglieri che tiene bene e proseguo allora veloce verso il col del Breuil.
Al col del Breuil, dopo una breve sosta, tagliamo a destra a mezza costa, usando precauzioni di sicurezza e ci portiamo sulla cresta che scende a sinistra della Fourcla; con un alpino attraverso a destra una. serie di placche lisce e mi porto a un lungo e ripido canalone da dove scende in quel momento il plotone mitraglieri; il posto è troppo pericoloso e faccio quindi scendere il mio plotone a sinistra verso un lembo di roccia scoperta nella neve, ove lo raduno anche per prendere fiato; ad un tratto una scarica improvvisa e vicinissima dalla sinistra ci fa buttare a terra velocissimi! Il nemico è al col de l'Oeillon e cerca di impedirci l'avanzata; il tratto che ci separa dalla posizione, lungo e tutto allo scoperto, viene percorso velocemente, malgrado la neve alta. Appena possibile, mi butto sulla roccia per raggiungere subito i plotoni a destra, che hanno agito dalla Fourcla. La mitragliatrice nemica ci prende ora d'infilata e batte precisa tanto da procurarci qualche ferito; avanziamo a sbalzi ché sentiamo le pallottole fischiare vicinissime e affondarsi nel terreno a pochi centimetri da noi; piccoli avvallamenti del terreno ci defilano a tratti; in breve raggiungiamo la cresta e gli altri plotoni.
L'obiettivo è raggiunto; il nemico per ora ci disturba poco e nella notte penseremo a sloggiarlo dal col de l'Oeillon.
Riferisco al mio comandante di compagnia sull'impresa durata ben otto ore: abbiamo scalato per la prima volta con un reparto armato e completamente equipaggiato la punta Lechaud (m. 3148).
Ritorno al plotone che, invece di riposare, deve pensare a sistemarsi a difesa sulla frastagliatissima cresta, per respingere eventuali attacchi nemici.
Il freddo si fa intenso e pungente e non ci lascerà più per quattro lunghi giorni, durante i quali rimaniamo aggrappati alla roccia e non molliamo più il terreno conquistato con tanta fatica.
G. SCAGNO

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   NOSTRE ATTIVITÀ


Nonostante il richiamo alle armi d'un buon numero di nostri soci più attivi, e l'inspiegabile assenteismo di altri, le varie difficoltà particolari del momento attuale, la « Giovane Montagna » torinese con tenace volontà montanara prosegue il suo cammino, adattandosi alle circostanze e svolgendo, sia pure in misura alquanto ridotta, le sue caratteristiche attività.
Menzioniamo alcune delle più recenti manifestazioni.

L'ultima domenica di marzo una numerosa comitiva di nostri sciatori è raccolta nelle prime ore del mattino, ai piedi dell'altare della Cappella di Valle Stretta ad assistere alla S. Messa celebrata dal sempre giovane nostro Don Zuretti. Cinque ore dopo eccoli toccare, quasi tutti, la vetta del M. Tabor, flagellati da una gelida bufera. Le ottime condizioni della neve prolungano le loro scivolate sino a Melezet.

Di notevole rilievo è stata la traversata sciistica da Bardonecchia a Susa, effet-tuata da otto dei nostri migliori sciatori-alpinisti il 13 e 14 aprile.
Capeggiati dal nostro Presidente, dopo la S. Messa assistita a Bardonecchia nel giorno di Pasqua, giungevano alle 12 in vetta al Jafferau (m. 2780), proseguendo poi lungo l'interminabile cresta del Vin Vert sino alla Cima del Vallonetto (metri 3200) e pel Colle Galambra, scendevano per la valle omonima al Rifugio M. Molinari. L'indomani ripartivano pel Colle d'Ambin (m. 2950); e seguendo la cresta di frontiera, attraversavano la parte superiore del ghiacciaio del Niblé sino al Colle dell'Agnello (m. 3150), da cui una lunga e vertiginosa, scivolata li faceva pervenire al Rifugio Vaccarone (m. 2700). Poscia, parte in sci e parte a piedi, percorrevano la lunga Val Clarea sino a Giaglione e Susa. I gitanti sono stati favoriti da un eccezionale bel tempo, e nessun incidente ha turbato lo svolgimento del loro programma.

Nel giorno di « Pasquetta » un gruppo di rocciatori ed escursionisti si recava alla vetusta, eppur sempre attraente Rocca Sella. I rocciatori, giovani arditi, si mangiarono in due ore tutte le difficoltà tecniche e accademiche; gli escursionisti si deliziarono in assaggi alle difficoltà dell'arrampicatura su: roccia, e successivamente in scivolate sui pendii innevati del versante settentrionale.

Domenica 20 aprile, un'allegra comitiva ciclistica approfittava della solatia giornata per effettuare una magnifica gita fra i colli del Monferrato. Come da programma, dopo la S. Messa alla chiesa della Gran Madre di Dio, assaltava le ripide pendici del Pino, volava giù a Chieri e per Castelnuovo Don Bosco si recava ai «Becchi » in visita alla casa natale di S. Giovanni Bosco. Sul far del mezzogiorno la famelica cricca, superate le erte strade dei feudi di Viano, si presentava alle porte di Albugnano ov'era accolta dalla visione d'una tavola imbandita, scricchiolante sotto il peso di cibarie e delle più cospicue rappresentanze dei prodotti enologici locali! Sull'andamento del pranzo... forse tacer è il 'meglio da farsi!... In serata la comitiva, per Casalborgone e Gassino, rientrava in città, con in cuore (diciamo così!) la nostalgia delle bellezze monferrine!
Il cronista.

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ATTIVITÀ PREVISTA


   ROCCA PATANUA - 10-11 Maggio 1941-XIX (m 2410) - (Val Susa)


La vetta sorge su di una cresta secondaria che si stacca, presso la Punta Lunella, dal crestone principale spartiacque fra la Val Susa e la Val d'Usseglio. Di modesto ed irrilevante aspetto se osservata dalla prativa cresta Nord, si presenta invece abbastanza imponente dalle alpi e dai pianori di Tulivit sopra Maffiotto, sotto la forma d'un diruto castellaccio. Di facile accesso dai lati meridionale e di ponente, grandi balze verticali caratterizzano il versante di levante. Su ,queste balze si svolgono vari itinerari d'arrampicata, in alcuni tratti anche di notevole difficoltà.
Gita quindi accessibile a tutti, escursionisti e rocciatori.
ORARIO
Sabato
Ore 17,15 - ritrovo a P. N.
» 17,40 - partenza per Borgone..
» 18,40 - arrivo a Borgone e proseguir mento immediato.
» 21 - arrivo a Maffiotto - Cena e pernottamento.
Domenica
Ore 5,30 - Sveglia.
» 6 - S. Messa nella Chiesa Parrocchiale.
» 7 - Partenza e per le Alpi Tulivit (m. 1900) ed il versante Sud
» 12 - arrivo in vetta.
» 20,09 - arrivo a Torino.
Equipaggiamento: media montagna, fascette, lanterna.
Quota: L. 23 per i soci
L. 24 per i non soci
inclusiva del viaggio e pernottamento.
Direttori di gita: Rosso Pio, Viano Giuseppe.
Iscrizioni: sino alle 'ore 23 di venerdì 9 maggio.
Vi sarà una comitiva ciclistica.

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   GITA CICLO ALPINA ALLE ALPI DEL CHARGEOUR - 24-25 Maggio 1941-XIX - (m 1338)


Ritrovo alle ore 16 di sabato 24 a Porta Nuova, giardino lato arrivi.
Partenza per Giaveno e Coazze: cena e pernottamento.
Sveglia alle ore 6 di domenica 25: Santa Messa.
Deposito biciclette a Sangonetto.
Salita al Charfeour in ore 1,50 e poi ai Picchi del Pagliaio (m. 2050).
Ritorno a Torino prima dell'oscuramento.
Direttori di gita: Piero Milone e Luigi Ravelli.

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   MONTE ROCCIAVRÈ - 7-8 Giugno 1941-XIX (m 2778) (Val Sangone)


La bifida vetta del Rocciavré s'erge imponente sul massiccio che da essa prende il nome, e separa fra loro le tre vallate del Sangone, del Chisone e della Dora Riparia. Degna emula, nella sua imponenza, della vicina piramide della Cristalliera, si innalza con balze asperrime sul Vallone del Gravio, mentre ripidi pendii erbosi caratterizzano i versanti meridionali.
A tale gita possono partecipare senz'altro tutte le categorie dei nostri soci, non pre-sentando l'itinerario di salita difficoltà di sorta.
ORARIO
Sabato
Ore 17,15 - ritrovo in Via Sacchi alla stazione tranvie S.A.T.T.I. » 17,30 - partenza.
18,40 - arrivo a Giaveno e proseguimento per Forno Alpi Cozie Cena e pernottamento.
Domenica
Ore 5,30 - Sveglia.
6 - S. Messa.
7 - partenza e, pel vallone della Balma ed il Colletto Robinet,
12 - arrivo in vetta.
20,42 - partenza da Giaveno.
22,03 - arrivo a Torino.
Equipaggiamento: Media montagna, piccozza, lanterna, fascette.
Quota: L. 16 per i soci
L. 17 per i non soci
inclusiva del viaggio in treno e pernottamento.
Direttore di gita: Maggiorotti Enrico.
Iscrizioni: in sede sino alle ore 23 di venerdì 6 giugno.
Vi sarà una comitiva ciclistica.

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