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Notiziario Sezione di Torino Novembre 1964



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VITA SEZIONALE


   ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI


I soci sono convocati in assemblea ordinaria presso la sede sociale, Via della Consolata 7
Venerdì 27 novembre 1964 alle ore 21,30
Ordine del giorno:
Relazione annuale
Rendiconto finanziario gestione 1963-1964
Bilancio preventivo
Varie.
Il Presidente

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   RIUNIONI PER LA PROGRAMMAZIONE GITE SOCIALI


La Presidenza invita tutti i soci a voler partecipare alle riunioni che si tengono in sede per la formulazione del calendario gite. La collaborazione, con suggerimenti e prestazioni personali nella direzione e organizzazione delle gite, è particolarmente desiderata ed attesa.
Le riunioni si svolgono ogni martedì con la direzione tecnica di Gino Rainetto.

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   AIUTO FRATERNO AGLI ALPIGIANI


Forse visiteremo nuovamente gli alpigiani delle sparse grange del Comune di Frassinere. Perciò, raccogliere, ordinare, preparare pacchi sostanziosi ed in buon numero, è il nostro impegno.
La data? La seconda domenica di dicembre, va bene?

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PROSSIME SERATE IN SEDE


   PROIEZIONI


I soci sono invitati - venerdì 20 novembre - ad assistere alla prima serata di proiezioni:
Filmino girato da Riccardo Chiantor
Diapositive: Rocciamelone, Bivacco G. M. - Gino Rainetto La poco conosciuta Valmaira - Marco Bersani.

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VITA SEZIONALE


   PROSSIME GITE


La neve ha già ricoperto le nostre montagne. In attesa di avere la programmazione ufficiale delle gite, troviamoci in sede per combinare le prime uscite con gli sci e pelli.
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   PERCHÈ RITORNO AL CHAPY


Anche quest'anno sono ritornato al Chapy perchè trovo che trascorrere le vacanze al nostro Rifugio mi offre dei vantaggi che non potrei trovare in un comune albergo. Quando scelgo un albergo per andare a passarvi le vacanze so che capiterò per forza in un ambiente eterogeneo, anonimo, fra gente sconosciuta, col pericolo di dover vivere gomito a gomito con persone più o meno simpatiche; andando al Chapy invece so che mi troverò in un ambiente familiare, fra gente legata a me da una profonda comunanza di ideali e di gusti.
L'altra ragione per cui ho scelto ancora lo Chapy è che, negli altri casi, l'addio alle vacanze è sempre infinitamente triste, "partir c'est un peu mourir" ... invece, lasciando il Rifugio, la fine delle vacanze è raddolcita dal pensiero che, se vorrò, la sera stessa del prossimo venerdì potrò rivedere in Sede gli amici che mi son fatto o con i quali la vita in comune ha rinsaldato i legami.

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   Qualche riflessione sulla vita allo Chapy


Le vacanze allo Chapy sono state una sana "vita di rifugio". Pensate... per quindici giorni niente televisione, neppure una radiolina, un bel sollievo davvero! Soltanto gite e passeggiate con l'intervallo di cure di sole trascorse nella lettura di un buon libro in tranquilla chiacchierata con un amico... Alla sera cori di montagna (quest'anno c'era Anna Farò il che è tutto dire, e dei genovesi e pinerolosi buoni cantori). E a letto presto perchè tutte le mattine c'era qualche nutrita comitiva che doveva andare in gita. Poi non sempre la comitiva raggiungeva la mèta prefissa, per la variabilità del tempo, ma normalmente c'era sempre da attendere qualcuno e non appena li si vedeva arrivare si formava il solito capannello affettuoso di amici intorno ai reduci per avere notizie.
Abbiamo passato vacanze buone, all'antica, forse meno buone per qualcuno. Il fatto è che oggigiorno siamo presi dalla febbre dell'attività, dalla smania di "realizzare", mentre non bisognerebbe neppure farsi un "programma", durante le vacanze, perchè esso poi comporta l'affanno di realizzarlo a tutti i costi; almeno in questo periodo bisognerebbe "lasciarsi vivere", imparare a rilassarsi, imparare anche a "perder tempo" talvolta.
Invece quando pioveva, tutti eravamo contrariati perchè non potevamo fare questa o quell'altra gita, aggiungere alla propria lista personale un'altra scalatal... Mentre non comprendiamo che, a prescindere anche dal tempo atmosferico, il vivere per dieci quindici giorni in un ambiente nuovo e diverso è già di per se stesso una ricreazione salutare. Non pensiamo che sono soprattutto poche semplici ed essenziali cose, di cui abbiamo scarsezza in città, a farci bene in montagna: l'aria buona, un'aria deliziosa da riempirsene i polmoni e farsene buona scorta; l'acqua, fresca e leggera, bevanda insostituibile ed inestimabile, meglio di qualsiasi aperitivo; ed il verde, quel colore meraviglioso che di per se stesso riposa, tonifica, rinvigorisce. Ed infine un ambiente sano, distensivo.
Se per di più farà bello, tanto di guadagnato, ma ricordiamoci che tutto il nostro movimento alpinistico-cristiano pone giustamente l'accento più sulla "vita alpina" che sull'alpinismo, più sull'amore alla montagna che sul dominio della montagna. Le giornate « brutte » possono anche essere delle opportune pause benefiche per frenare l'esuberanza dei giovani che sottopongono il corpo ad eccessive fatiche in un clima quasi di emulazione ed antagonismo con se stessi, coi compagni e con le montagne, e permettono di pensare anche allo spirito, magari leggendo quel buon libro che durante tutto l'anno non avevamo potuto leggere...
Però, se voglio essere creduto, bisognerà che il mio quadro della vita allo Chapy non sia troppo idilliaco, troppo edulcorato... Non debbono dunque mancare alcune osservazioni... Dirò subito pertanto che tutti quanti noi giovani (giovani non tanto per età quanto per esperienze alpinistiche) abbiamo sentito la mancanza, quest'anno, della guida impegnata gli anni scorsi per guidare « settimanalmente » una gita sociale. Su questa decisione mi pare che non ci sia stata unanimità nel Consiglio Sezionale.
Ci saranno state delle buone ragioni, ma nessuna credo, sufficiente per sopprimere questo tradizionale « servizio », che faceva delle vacanze allo Chapy un qualcosa di così alpinisticamente educativo, tecnico, raccomandabile.
E vorrei ancora accennare come la prima portata non fosse abbondante, per i più giovani, ma era semplice il rimedio: bastava chiedere ed ecco arrivare un secondo piatto di minestra o di pastasciutta!
Penso che il soggiorno al Chapy sia stato per gli ospiti, un bilancio positivo, non ci resta che augurarci (e lo facciamo con buone speranze che la cosa possa avverarsi)

di vedere sempre il nostro Rifugio pieno di Soci anche non nel periodo di Ferragosto, visto che in luglio il tempo in montagna è sempre più bello, in città fa più caldo e perciò le ferie sono preferibili, per chi può, proprio in questo mese. Il prossimo anno poi ci sarà l'attrattiva di poter arrivare in quindici minuti di macchina da Courmayeur a Chamonix e viceversa (ottimo per il ritorno da una traversata...)!
Silvio Montiferrari
Nel prossimo notiziario sarà pubblicata l'attività alpinistica personale svolta dai Soci presenti al Rifugio Natale Reviglio.

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ATTIVITÀ SVOLTA


   Picchi del Pagliaio m 2200 - 24 maggio 1964


Sotto un cielo plumbeo che non prometteva niente di buono alle ore 8, lasciato il pullman subito dopo il ponte sul torrente Sangonetto, ci siamo avviati verso la frazione Cervelli. Per ripidi prati e per il successivo fianco roccioso che sfoggiava il suo più bel manto primaverile ricco di fiori, abbiamo raggiunto i casolari del Chargeur, dove sotto l'incalzare di una finissima pioggia ci siamo fermati a far colazione. Smetteva di piovere e all'unanimità si decideva di procedere verso la dentata cresta dei Picchi.
Sei cordate attaccavano le rocce rese viscide dalla pioggia, ma procedendo nell'arrampicata le condizioni del tempo miglioravano, permettendoci di compiere così l'intiera traversata.
Sull'ultimo picco dalle cordate riunite si elevava una sommessa preghiera di ringraziamento. Allegra la discesa verso valle con un felice ritorno in città dei 22 partecipanti.
Marchisio Giovanni

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   Rocca Patanua m 2410 - 7 giugno 1964


Già nel 1962 ci eravamo avviati verso questa vetta della Valle di Susa che, pur non pre-sentando particolari difficoltà alpinistiche (dalle normali vie di salita, s'intende, giacchè ha pure una paretina buona per rocciatori in gamba) è peraltro un ottimo punto panoramico, ma le avverse condizioni atmosferiche ci avevano impedito di raggiungere la mèta. Programmata nuovamente, per evitare un secondo... insuccesso, si è preceduto ad un'opportuna "preparatoria", ed il giorno stabilito i 30 partecipanti iniziarono allegramente la salita dalla cappella di Prarotto portandosi, dopo aver attraversato una zona magnifica. mente fiorita, alla base dell'ultimo tratto roccioso. Di qui, tre dei componenti il gruppo affrontarono la paretina di cui sopra (che vinsero con loro comprensibile soddisfazione) e gli altri si avviarono per la facile cresta che porta alla sommità. Ma ahimè!, il tempo, da bello che era, ma ormai la mèta era raggiunta, cominciò a cambiare e quando tutti furono in vetta si trovarono avvolti nella nebbia e... addio panorama. Questo inconveniente, non riuscì a togliere il buon umore e il senso di letizia che ci accompagnò per l'intera giornata. Nel ritorno fummo tutti occupati a raccogliere fiori con le dovute cautele (che meraviglia quei pendii resi policromi dai diversi colori delle svariate specie di fiori!) e tanti ve n'erano che perfino i sostenitori della "Pro Natura" raccolsero con la coscienza a posto, visto che il fatto non costituiva barbara spogliazione della montagna.
La gita finì in gloria alla cantina della frazione Mollette ove si estinse l'arsura accumulata, perchè, è bene sapersi, la zona percorsa è priva di sorgenti.
C. Donato

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   Rocciamelone m 3537 - 28-29 giugno 1964


Sulla familiare vetta, saliti per ricordare alpinisticamente il cinquantenario della Giovane Montagna, abbiamo ritrovato molti soci anziani che con la loro azione hanno dato un valido esempio di come deve intendersi la "montagna" e che l'attributo di "giovane" ha sempre il suo valore, non solo nello spirito, ma anche per il fisico seppure ineluttabilmente logorato col trascorrere degli anni.
Non vogliamo però dimenticare i giovanissimi che ci hanno accompagnato, solo un'augurio, che nel prossimo centenario siano loro a guidare ancora altri giovanissimi, affinchè la Giovane Montagna continui ad essere veramente "giovane".
A tutte le Sezioni convenute il grazie più cordiale e l'augurio che i duecentotto partecipanti di oggi, si raddoppino domani.

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   Piccola Ciamarella m 3540 - 11-12 luglio 1964


Dopo il laborioso « recupero » di una signorina « martire del lavoro » lasciamo le infocate strade della città per raggiungere il Pian della Mussa al calar del sole. Immediatamente si prosegue per il rifugio Gastaldi, raggiunto verso le ore 20, attesi dal signor Vulpot sempre molto gentile verso di noi.
Sveglia alle 3,30, S. Messa celebrata da Don Giacobbo, a cui assistono anche altri alpinisti e poco dopo le ore 5 partenza. Si guadagna il Pian Gias, quindi il ghiacciaio della Giamarella. Sono le ore 7,45.
Composte le cordate ci portiamo alla base del scivolo nevoso che sale direttamente in cresta fra la punta Chalanson e la Piccola Giamarella.
Qui giunti, calzati i ramponi iniziamo il superamento del pendio (particolarmente erto nella parte centrale, ma in ottime condizioni di innevamento) giungendo in cresta verso le ore 9,15.
Dinanzi a noi un grandioso panorama: dal Monte Viso al Delfinato, dal Bianco al Rosa, lo sguardo spaziava ed il nostro spirito si innalzava riverente verso Dio. Dopo una breve sosta, abbandonati ramponi e piccozza con divertente e facile arrampicata siamo sull'area vetta, ore 10. Strette di mano e fraterne pacche sulle spalle. Don Piero attorniato da tutti ci guida nella preghiera di ringraziamento e, spiritualmente, ci univamo con gli amici delle altre sezioni, che in montagna come noi, oggi celebravano alpinisticamente la giornata della Giovane Montagna.
Si iniziava la discesa favoriti dalle ancora buone condizioni della neve che ci permise di avallare rapidamente. Sostammo al Pian Gias per accontentare anche lo stomaco e alle 16 eravamo di ritorno al Pian della Mussa. Una breve sosta a Balme per - bagnare i ramponi nuovi di alcuni partecipanti e poi giù nel caotico traffico verso la città.
I direttori di gita ringraziano i partecipanti per la disciplina, la buona preparazione e volontà dimostrate, per cui è stato possibile raggiungere in numero considerevole questa bella vetta: 28 su 35 partecipanti.
Giovanni Marchisio - Mario Depaoli

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   Inaugurazione Bivacco "Giovane Montagna" - 1-2 agosto 1964


Cinquantanove "montanini" facevano corona al Sacerdote, Don Piero, che dopo la celebrazione della S. Messa benediva il nuovo bivacco Giovane Montagna sistemato a quota 3150 circa nel gruppo del Trelatéte al Monte Bianco.
Erano le ore 11,30 del 2 agosto. La sezione di Verona era presente con 12 soci guidati dal loro Presidente.
Non ci sono stati discorsi, quasi sempre inconcludenti, ai contrario c'è stata l'azione: un gran numero di partecipanti ha toccato la vicina vetta del Piccolo Monte Bianco.
Il Presidente Centrale, ing. Luigi Ravelli, ha formulato un augurio per tutta la Giovane Montagna. Hanno risposto alla voce e con battimani, i convenuti. Le gole del Grande Monte Bianco hanno raccolto e riecheggiato questi gioiosi evviva diffondendoli lontano. L'opera alpina, voluta dalle sezioni occidentali, ora attende gli alpinisti di tutte le Nazioni per dare loro confortevole ospitalità prima della conquista delle agognate vette.

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   Rosa dei Banchi m 3164 - 12-13 settembre 1964


Con il pullman al completo si parte in direzione di Campiglia Soana. Sacchi in spalla, proseguiamo verso il Santuario di S. Besso.
Questo è costruito a ridosso di un'enorme roccione, alla base del quale, la tradizione vuole sia stato deposto il corpo del Martire.
Il pernottamento è discreto e, al mattino, assistiamo alla S. Messa celebrata da Don Giacobbo.
Partiamo alle 5,45 con tempo tendente al brutto e, dopo uno spuntino al Colle della Rosa, con qualche variante alla ricerca del giusto sentiero, giungiamo in vetta verso le ore 10.
Il cielo, sempre più coperto, ci consiglia a non indugiare, infatti dopo uno sguardo alle cime circostanti poco conosciute scendiamo verso valle, giungendo al Santuario appena in tempo per ripararci dalla pioggia.
Questa non accenna a smettere, e già pensiamo preoccupati all'inevitabile doccia che ci attende. Don Piero, vedendoci tristi, ci annuncia che, alle ore 15,30, avrebbe smesso di piovere. Increduli aspettiamo e possiamo constatare che la previsione è giusta. La « fisica » di Don Giacobbo ha funzionato. Scendiamo tranquillamente a valle e, dopo una piccola tappa in piola, ripartiamo verso Torino dove, purtroppo non funziona più la « fisica ». Ben lo sanno i nostri sacchi sistemati sul tetto del pullman, e noi stessi quando, sotto la
pioggia, rincorriamo il tram che ci riporterà a casa. Ernesto Casassa Carlet

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   Monte Lamet m 3478 - 27 settembre 1964


Partenza per il Moncenisio col pullman in ritardo, per cui solo alle ore 9, con cielo chiuso, ci incamminiamo verso la meta. Al Forte Roncia, un'ora dopo, comincia a piovigginare - si continua sperando che almeno non aumenti - invece... sosta di due ore circa in un bunker 300 metri sopra il forte. Verso mezzogiorno ci si accorge che le roccie sommatali del Lamet sono imbiancate di neve appena caduta. Ritorno, sosta e pranzo al Moncenisio un tantino delusi.
Mario Grilli

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   Gita di chiusura - S. Nicolas - 11 ottobre 1964


Forse la denominazione « Gita di chiusura » non è propria. Si potrebbe dire con più esattezza: « gita autunnale » in quanto questa gita non ha quasi mai rispecchiato il senso ed il valore di un incontro a fine « stagione alpinistica » in cui tutti si ritrovano in un familiare convivio per raccontare le vicissitudini affrontate nelle ascensioni effettuate durante l'anno e anche fare progetti per la stagione che sta per iniziare. Questo sarebbe l'intendimento della Presidenza.
E' riuscita molto bene questa uscita autunnale al Vetan, borgata posta a quota 1613 e raggiunta a piedi da S. Nicolas in un'ora e mezza dopo aver lasciato sul piazzale l'affaticato pullman.
Comitiva composta principalmente da gioventù che crede ancora all'utilità di salire, di prepararsi, di autodisciplinarsi per raggiungere più tardi le vette che dalla grande balconata del Vetan con soddisfazione abbiamo contemplato.
La Grivola "bella", quasi a toccarla, il Ciarfaron, la Becca di Monciar, i denti di Broglio ed il bianco scintillante gruppo del Ruitor.
La bella giornata e la polenta conciata alla Valdostana ed il resto servitoci con abbondanza dai signori Dossan, hanno sollecitato una gogliardica contenuta allegria, la quale ci ha fatto rivivere la speranza, che vuol essere certezza, come la Giovane Montagna continui la sua diritta via.
Ed ora diamoci appuntamento: nei piedi gli sci « conciati » con le pelli, per salire incidendo il candido manto nevoso, verso le vette che frastagliano l'azzurro cielo, dove ci sarà più facile sentire la voce che incessantemente ci chiama al « bene ».
Canti di gioia ancora sul pullman, mentre l'amico Riccardo Chiantor ci confida, che anche questa è da riporre in quel famoso "sacco dei ricordi più belli".

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VITA SEZIONALE


   IN FAMIGLIA


Si sono diplomati, Perito industriale, i soci: Brunetti Antonio e Pelizzonì Giuseppe. Si è laureato in astronomia: Enzo Clerici.
Congratulazioni e auguri.

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   LUTTO


Alla signorina Anna Mosca, che ebbe il grande dolore di perdere l'amatissimo Papà, rinnoviamo le più vive condoglianze, mentre eleviamo la nostra preghiera in suffragio dell'Estinto.
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   NUOVI SOCI


Il Consiglio Sezionale ha approvate le domande presentate a tutto il 30-10-1964:

Acquarone Alessandra
Acquarone Maria Luisa
Acquarone Enrica
Pasini Giovanni
Tarditi Carlo
Cominetti Mario
Rando Luciana
Barberis Angelo
Barberis Ansaldi Teresa
Badà Raffone Anna Maria
Torello Bianca
Buonanno Arnalda
Orlandini Antonio
Orlandini Gecchele Marilena

Bullio Luciano
Trinchero Bruna
Ricatto Maria
Strobino Egle
Vacha Carla
Vacha Michelangelo
Volta Lucia
Cerutti Marcello
Morello Franca
Carena Maria
Vandoni Angela
Pancalbo Giovanni
Bafferet Carlo
Costantino don Francesco

Ferrero Pier Luigi Palin Luciano Palin Aldo Papparella Giorgio Viano Mario Grosso Alda Grosso Carla Suppo Nemore Todaro Maria Luisa Barantani Luisa Gassino Marisa Bechis Ester Stura Elena Stura Paola

A tutti porgiamo il benvenuto e l'augurio di averli sempre con noi nelle gite.

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   LEZIONI DI SCI


Anche quest'anno nel mese di gennaio, a Bardonecchia, a cura della locale Scuola Nazionale di Sci con la direzione del rag. Bosticco, saranno tenute quattro lezioni per un totale di 16 ore riservate ai nostri soci.
ll numero degli iscritti, per ragioni tecniche, è limitato a 60 allievi e le iscrizioni saranno aperte il 4 dicembre 1964 presso la nostra segreteria.

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