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Notiziario Sezione di Torino Giugno 1991



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VITA SEZIONALE


   C'È ANCORA LA GIOVANE MONTAGNA


Dopo dieci anni di permanenza nel consiglio della Giovane Montagna, più che fare un bilancio vorrei andare a guardare a quello che è oggi la nostra associazione ed a tediarvi con alcune riflessioni ad alta voce.
Quando entrai in consiglio per la prima volta, un'idea di cosa fosse la Giovane Montagna ce l'avevo già, venutami, per via indiretta, da tanti anni e da tante vicende vissute attraverso l'esperienza di mio Padre.
A casa nostra la Giovane Montagna esisteva da sempre, anzi era diventata quasi una parte della nostra vita, testimonianza dei nobili e grandi ideali di chi aveva condiviso alla FUCI prima ed in montagna poi un modo di vivere e di essere esemplare.
Ricordo e ho conservato soprattutto l'insegnamento di valori oggi in parte desueti e dimenticati, che mi furono inculcati fin da fanciullo e che personalmente non ho mai rimpianto. Tali valori, la Fede, la Carità, la Patria, la Coerenza con i propri Ideali, la Religione dell'Alpe, che rivestivano e rivestono fondamentale importanza nella formazione di un Uomo, nascevano ed avevano le loro basi anche negli ideali degli amici di allora di mio Padre, costituenti un gruppo di uomini eccezionali tutti accomunati dalla stessa passione che si erano trovati nella stessa associazione e nello stesso momento storico.
Imparai ben presto che la Giovane Montagna non era confessionale, o peggio ancora clericale, ma che, pur ispirandosi ai principi cattolici, era estremamente libera nel pensiero; lo testimonia il fatto che la nostra è stato soprattutto un'associazione di uomini, in cui, a volte e neppure sempre, c'era anche la presenza di un sacerdote, più amico che guida spirituale.
Quando sono entrato nella "stanza dei bottoni" mi attendevo di trovare un ambiente fatto in un certo modo, ancora legato profondamente a questi valori ed agli ideali di questo mondo di cui mio Padre era stato uno dei più rilevanti rappresentanti. Mi accorsi invece ben presto che quella Giovane Montagna, quella di cui avevo am-piamente sentito parlare da fanciullo, non c'era più.
Ma era scomparsa non già per la colpa di qualcuno o per la noncuranza di altri ma perché, uno ad uno, se ne erano andati tutti gli uomini che di quell'associazionismo erano stati i più fedeli interpreti.
Guardandomi intorno mi accorsi, non senza stupore, che la Giovane Montagna era profondamente cambiata, non solo negli uomini ma anche nella sostanza delle cose e degli ideali.
Non c'erano più i vari Reviglio, Morello, Banaudi, Andreis, Milone, Maggiorotti, Pautasso, Pol, che con molti altri avevano costituito l'associazione di mio Padre, quella che io ricordavo. Erano tutti uomini profondamente colti ed intelligenti che alla passione della Montagna avevano saputo congiungere un impegno non indifferente, e sempre ad alto livello, nella loro vita professionale e civile, risultando così di esempio e stimolo a tutti gli altri.
Eppure quegli uomini erano ormai lontani, perché erano profondamente cambiati i tempi e le circostanze esterne che avevano portato la nostra associazione e l'associazionismo in genere a vivere una stagione meravigliosa ed irripetibile.
Ormai era il passato, il presente tutt'altra cosa.
A una tale scoperta più che delusione provai tristezza; mi accorsi che tutto quello che avevano fatto quegli uomini non che non esistesse più, ma era stato quasi rimosso, faceva ormai parte della memoria storica; non veniva neppure più discusso, combattuto, osteggiato, come negli anni della contestazione: era solo più una bella reliquia da conservare come tale.
Sia ben chiaro non è colpa di nessuno, ma è solo la constatazione di come anche il nostro associazionismo sia andato cambiando, come d'altronde è cambiato di pari passo anche il mondo della montagna, via via evolvendosi verso un modo nuovo di intendere o vedere la cultura dell'Alpe.
Personalmente non ritengo che la cultura alpina abbia fatto progressi in questi ultimi anni, anzi sono convinto che sia vero il contrario e che troppe volte venga violata la sacralità del monte con un utilizzo convulso della parola e dei moderni mezzi di trasmissione.
Come si può dar credito, ad esempio, ad iniziative, come quelle di Mountain Wilderness, quanto a tanto si è arrivati per colpa degli stessi propositori?
Sono stato abituato a un modo vecchio ed ormai dimenticato di andare in montagna, ma terribilmente libero. E quindi mal mi adatto a tutte le novità della tecnica che mi si vogliono far credere indispensabili, mentre altro non sono che ulteriori legami con un mondo che non è di noi alpinisti. Non è su questo terreno che la Giovane Montagna deve combattere la sua battaglia.
Altri molto meglio di noi, con più bravura e con più mezzi sanno organizzare corsi alpinistici, gare e manifestazioni sportive. Noi dobbiamo distinguerci facendo retaggio del nostro passato. E quindi si conservi, in tutte le nostre manifestazioni, quelle caratteristiche di familiarità e di bonarietà che ne hanno caratterizzato la nascita; si pensi ad esempio ai Rally sci-alpinistici con la classifica che un tempo premiava anche la squadra più vecchia, la più giovane e così via.
Non perdiamo anche questa caratteristica amichevole e simpatica a scapito di un anonimato scandito solo dal cronometro e dalle prestazioni atletiche.
Oggi la Giovane Montagna e la nostra Sezione in particolare hanno un tesoro che non deve essere disperso e che ne giustifica ancora l'esistenza e la prosperità: questo tesoro si chiama volontariato.
Tutta la nostra organizzazione si regge sulla generosità e sulla disponibilità dei soci: tra noi non ci sono professionisti, gestori di rifugi, direttori tecnici, preparatori atletici.
Ognuno di noi dà quello che può, con il sorriso sulle labbra, senza avere nulla a chiedere; se a volte ci si accapiglia per dei falsi problemi o si discute intere sere su cose che possono ai più apparire ridicole, è solo per il troppo bene che ognuno di noi vuole alla Giovane Montagna.
Ancora oggi, tra le nostre fila, c'è veramente posto per tutti.
Ecco però alla fine la Giovane Montagna c'è ancora, è viva, e vivrà ancora per molti anni, fino a quando ci sarà qualcuno disposto a dare ad altri qualcosa.
Questo è il nostro retaggio di oggi, non dissimile anche se diverso da quello di ieri. E questo retaggio fa di noi un'associazione unica nel suo genere, ancora viva nonostante l'età e che rimarrà, al di là di noi, testimonianza di un passato lontano e glorioso ma ognor presente pur nelle sue inevitabili mutazioni.
Pierluigi Ravelli

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   RIFUGIO NATALE REVIGLIO


VACANZE ESTIVE 1991
AVVISO IMPORTANTE
Si ricorda che il Rifugio Reviglio non è un albergo: la direzione precisa pertanto che ogni camera ha disponibili più posti letto e che chi è in camera da solo o con un'altra persona deve saper ben accettare almeno un altro socio, anche se non conosciuto.
LA PRESIDENZA

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ATTIVITÀ PREVISTA


   GITE ESTIVE ORGANIZZATE DAL RIFUGIO NATALE REVIGLIO


Pure quest'anno si cercherà di organizzare ogni settimana dallo Chapy una gita, con mete interessanti e poco conosciute.
Sia l'ordine che la meta potranno essere variati in base alla capacità ed alle eventuali richieste dei partecipanti, nonché alle condizioni della montagna ed alla situazione del tempo.
Eventuali mete alternative potrebbero essere:
Pigne d'Arolla (3772 m), traversata dalla Cabane des Vignettes alla Cabane de Six
Monte Emilius (3559 m)
Becca Rabuigne (3261 m)
Brande Arolla (3246 m)
Gran Testa di By (3588 m)
Per informazioni rivolgersi a:
Direttore del turno settimanale allo Chapy
Sergio BUSCAGLIONE a Vétan (St. Pierre) tel. (0165)98912
[dal luglio 1991 (0165)908078]

1. Monte COLMET (3024 m)
Come prima gita si propone il monte Colmet, posto in luogo interessante e poco conosciuto. Dal Col S. Carlo (1950 m) raggiungibile in macchina da Morgex o da La Thuile, si arriva quasi in piano al ben noto lago d'Arpy (2066 m) e quindi al lago di Pietra Rossa (2559 m). Di qui, lasciato a sinistra il fondo del vallone che porta al colle della Comba Sorda, si risalgono alcuni dossi a placche rocciose e quindi gli sfasciumi di un avvallamento che porta alla depressione tra le due sommità. Lasciata a destra la cima Nord con i ruderi di una casermetta, si raggiunge la cima a sinistra per una facile cresta di rocce. Dalla cima magnifica veduta del placido ghiacciaio del Rutor emergente da una serie di creste aspre e selvagge.
Proposta a chi può interessare: perché non portarsi gli sci?
Tempo di salita: 3 ore e ½ dal colle S. Carlo

2. MIRAVIDI (3065 m)
Dalle rive del lago di Verney (2088 m) al Piccolo S. Bernardo, si risalgono i dossi erbosi ed il vallone ai piedi del monte Fourclaz fino a raggiungere un ripido intaglio che porta comodamente sul ghiacciaio di Arguerey. Occorre attraversarlo interamente, prima in leggera salita e quindi in leggera discesa, per puntare quindi alla evidente cima della Miravidi.
E' questa una gita che, salvo condizioni particolarmente negative, è meglio effettuare in sci, anche a fine luglio. In tal caso in discesa è consigliabile - anziché puntare al sopraddetto intaglio - scendere a destra dell'entusiasmante ghiacciaio di Arguerey sino al lago di Tormotta (2476 m); con breve risalita di circa 20 minuti senza uso di pelli, raggiungere l'avvallamento ai piedi del monte Fourclaz. Dopo aver percorso tale avvallamento con un lungo diagonale, anziché scendere a sinistra per i dossi erbosi, risalire a destra un ripido costone per un centinaio di metri di dislivello quasi sempre sgombro di neve. Di qui un bel canalone sempre innevato, ai piedi del Becco dei Rousses, porta alla sponda sudoccidentale del lago di Verney. Consigliabilissimi perciò gli sci.
Tempo di salita: 4 ore

3. Punta di GALISIA (3346 m)
Da Thumel (1880 m) si raggiunge comodamente il rifugio Benevolo (2285 m) percorrendo quindi il fondovalle sulla destra orografica del torrente sino a raggiungere il ghiacciaio di Lavassey. Tenendosi sulla sinistra verso la Basei e lasciato a destra un singolare dente di roccia, si sale alla parte superiore del ghiacciaio per un ripido e facile dosso, di qui in lunga elementare traversata all'ometto della cima.
Bella gita nella suggestiva val di Rhêmes in facile ambiente glaciale. Consigliabili corda, piccozza e ramponi.
Tempo di salita: 5 ore da Thumel; per chi lo desidera, possibilità di pernottamento al rifugio Benevolo.

4. Bivacco POL (3179 m)
A richiesta di molti amici si propone la salita al Pol, sito, come è noto, in un ambiente tra i più belli delle nostre Alpi. Data la lunghezza della gita ed il dislivello, si dovrà lasciare Valnontey (1666 m) non oltre le sei del mattino; percorso il fondovalle sino al ponte dell'Erfaulet (1830 m) e lasciato il bivio a destra per i casolari dell'Herbetet e quindi a sinistra per il bivacco Martinotti, si raggiunge la barma des Bouquetins (2698 m). Di qui il percorso si fa un pò più complesso per pendii di blocchi rocciosi e cengioni, ma ora risulta facilitato dalla nuova segnalazione; traversata quindi una conca di neve dura si risale un breve canale che porta allo sperone dove sorge il bivacco. Consigliabili ramponi e piccozza; una corda per l'intera comitiva.
Tempo di salita: 5/6 ore da Valnontey.

5. Bec du Lac (3396 m)
Cima assai poco conosciuta, nonostante la sua vicinanza con la punta del Rutor.
Lasciata la macchina al bivio del lago di Beauregard sopra Uselères (1900 m) si raggiunge l'Alpe Revera e quindi il lago di S. Grato (2466 m) che si lascia immediatamente sulla destra, raggiungendo per tracce di sentiero e nevai il colle della Sachère (2855 m).
Di qui il percorso, piuttosto ripido, si fa vario ed interessante con possibilità di passaggi in roccia di III e II, comunque evitabili sino ad una bella parete rocciosa alta una quindicina di metri che con buoni appigli porta alla cresta della vetta. Bel panorama sul Ghiaccio del Rutor ed a picco sul sottostante lago di S. Grato.
Tempo di salita: 6 ore
Consigliabili: corda, piccozza, ramponi (eventuali) e qualche cordino e moschettoni.

6. Tête de VALPELLINE (3801 m)
Come è noto la Valpelline è tra le più belle zone della valle d'Aosta, specie per chi ama i ghiacciai ed un ambiente un pò fuori dal mondo. La gita proposta permette di percorrere interamente la valle. Dalla diga di Place Moulin (1950 m) si costeggia con un pò di noia il lago sino a Prarayer e quindi si prosegue per il fondovalle fino a portarsi sulla morena destra del ghiacciaio di Tsa de Tsan con magnifiche vedute sul ghiacciaio delle Grandes Murailles. Si risale la morena fino all'altezza del rifugio Aosta posto sull'altro lato della valle; si scende sul ghiacciaio e lo si attraversa in piano, in genere senza particolari difficoltà nonostante il ghiaccio vivo; in pochi minuti si sale quindi al rifugio Aosta posto a 2781 m (4 ore dalla diga).
Per ripidi pendii erbosi e detritici sovente ricoperti in alto di neve dura si sale alla ricerca di un canalino detritico che porta al col de la Division (3314 m) facendo attenzione alla eventuale caduta di pietre (2 ore). Dal colle si risale verso sinistra sul ghiacciaio tra evidenti grandi crepacci e si raggiunge facilmente la grande sommità (1 ora e ½). Superbo panorama su vette e ghiacciai ed in particolare sulla vicina parete nord-ovest della Dent d'Hérens.
Indispensabili corda, piccozza e ramponi.

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   28 luglio-4 agosto - Settimana di Alpinismo AL RIFUGIO NATALE REVIGLIO


Ricordiamo ancora questa iniziativa rivolta ai nostri soci che desiderano effettuare qualche facile salita in alta montagna.
Per evidenti ragioni organizzative abbiamo bisogno delle vostre adesioni al più presto.

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   15 SETTIMANA DI PRATICA ALPINISTICA


25/31 agosto - Gruppo delle Pale di San Martino
PUNTO DI RITROVO: Sabato 24 agosto entro le ore 17:00 presso la casa della Giovane Montagna a San Martino di Castrozza (Prà delle Nasse).
ORGANIZZAZIONE LOGISTICA: G.M. Verona - Vicolo S.Lorenzo 5, 37121 Verona.
ISCRIZIONI ED INFORMAZIONI: presso la sezione di Verona mercoledì e venerdì ore 21 - 22:30, tel. (045)590676;
presso NENZ Carlo; via Mentana 31, Verona, tel. (045)910691
presso BURSI Massimo
via Corno d'Aquilio 31, Verona, tel. (045)8301983
QUOTE: Allievi 300.000Lit
Capi-cordata 220.000Lit
prenotazioni con anticipo di 100.000Lit per allievo
e per capo-cordata.
NOTIZIE
La 15ª settimana di pratica alpinistica è organizzata dalla sezione di Verona in collaborazione con la scuola di alpinismo della Giovane Montagna Centrale. Diamo qui di seguito alcune notizie di massima in quanto il programma dettagliato verrà redatto durante il corso.
EQUIPAGGIAMENTO
Abbigliamento estivo da alta montagna
ATTREZZATURA ALPINISTICA INDIVIDUALE
Pedule pesanti per gli avvicinamenti; scarpette da arrampicata; imbragatura (obbligatoria); casco; martello; moschettoni (almeno 3); due cordini da 7 mm ed un cordino da 6 mm; chiodi e bicunei (obbligatori solo per i capi cordata).
PROGRAMMA
Sabato 24 agosto
arrivo dei partecipanti entro le 17:00; alle 18:30 S. Messa
Domenica 25
esercitazioni per tutta la giornata nella palestra di Passo Rolle: manovre di assicurazioni; tecniche di arrampicata; tecnica di soccorso e di autosoccorso della cordata
Lunedì 26 - Martedì 27 - Mercoledì 28 - Giovedì 29 - Venerdì 30
ascensioni sulle pareti del gruppo delle Pale. Si prevede il pernottamento di una notte in rifugio.
Sabato 31
uscita finale e rientro di tutti i partecipanti. Si dà la possibilità, a chi volesse, di rimanere nell'accantonamento anche per sabato notte. La casa sarà comunque chiusa entro la mattinata di domenica 31 agosto.

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   7-8 settembre Corno Bianco (3320 m)


La gita al Corno Bianco era stata programmata inizialmente da Riva Valdobbia per il punto d'appoggio CAI del Rissuolo: ma a tutt'oggi questo piccolo rifugio è chiuso perché pericoloso; pertanto il programma è stato variato e si svolgerà come segue.
1° giorno - Sabato 7 Settembre
Salita da Alagna (1150 m) al bivacco don Luigi Ravelli (2500 m) sugli spalti di Terrafrancia. Il percorso avviene su una bella e facile mulattiera, raggiungendo dapprima lo stupendo agglomerato Walser di Otro, e poi l'alpe di Pianmisura (1782 m). In tutto 3h30min con un dislivello di 1350 m.
Pernottamento al bivacco dedicato all'Accademico del CAI e autore della celebre "Guida della Valsesia" che fu anche il fondatore e l'animatore della Giovane Montagna Valsesiana.
2° giorno - Domenica 8 Settembre
Dal bivacco Ravelli (2500 m), lasciato di buon'ora al mattino, si sale al passo Tailly (2708 m - 1 ora) e si ridiscende agli stupendi Laghi Tailly (2480 m - 20 min). Di qui, attraverso il passo della Pioda e il quasi scomparso ghiacciaio di Pujo, si sale in vetta al Corno Bianco (3320 m - 3 ore dai Laghi Tailly). Il percorso è semplice e presenta passaggi alpinistici. Dalla vetta del Corno Bianco si scende a Riva Valdobbia, con recupero delle auto organizzato dalla direzione di gita.
Per i meno allenati o per i più pigri, è possibile, invece di salire al Corno Bianco dai laghi Tailly, scendere direttamente ad Alagna.
Direttori di gita: RAVELLI Pierluigi tel. 3859429
BOSA Sergio tel. 306552
Viveri per sabato sera e domenica a pranzo.
Sono gradite tendine se i partecipanti superano le 12÷14 persone (capienza massima del bivacco Ravelli)
Partenza: con auto private, Sabato 7 Settembre ore 08:00

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   21-22 settembre - Raduni Intersezionale Estivo


Come da calendario, si svolgerà il 21/22 settembre il raduno intersezionale nelle Alpi Centrali, organizzato dalla sezione di Genova. Per ulteriori informazioni rivolgersi in sezione, a MariaRosa Castagneri, che ve le darà quando ci saranno.
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   28-29 settembre - Cresta Savoia (2535 m)


Si tratta di un itinerario molto classico, con partenza dal rif. Questa (2388m), che si raggiunge in meno di 2 ore dal Piano di Valasco, dove si lasciano le auto dopo aver superato Terme di Valdieri. La traversata nord-sud viene definita "divertente arrampicata non molto impegnativa anche per alpinisti medi", di difficoltà AD- con due brevi passaggi di IV poco sostenuto. I tiri di corda non sono mai troppo lunghi e lungo il percorso si alternano le salite e discese dalle cinque punte (Jolanda, Umberto, Mafalda, Giovanna e Maria) che costituiscono la cresta Savoia. Per la traversata completa sono necessarie 3-4 ore.
Direttore di gita: Giorgio ROCCO tel. 9359608
La partenza avverrà nel primo pomeriggio di sabato.
Ulteriori informazioni in sede.

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   28-29 settembre - Laghi di Fremamorta (2400 m)


Si raggiungono le Terme di Valdieri (1368 m) nella Valle Gesso, dove si parcheggia. Dalle Terme si prosegue in direzione O per il vallone del Valasco, sulla strada militare, con accorciatoie, fino al Pian del Valasco (1h30min) dove sorge la Casa di Caccia (1763 m). Si prosegue sui resti della strada militare, prima in direzione SO, poi NO, si ritrova la mulattiera della riserva di caccia e si raggiunge il Lago inferiore di Valscura (2274 m). Piegando a sinistra (sud) il sentiero si fa meno ripido, costeggia il lago del Claus e raggiunge il rif. Questa (2388 m) al lago delle Portelle ove si pernotta (4h totali).
IL 2º giorno dal rifugio si ridiscende per brevissimo tratto fino a un bivio e per ampia mulattiera lastricata, verso destra, dal Prefouns si risale la Valmorta fino al Colletto del Valasco (2429 m; 2h). Si discende al Lago sottano di Fremamorta (2359 m), si costeg-giano i tre laghi e si sale al Colle di Fremamorta (2570 m). Si ridiscende al lago intermedio da dove, a destra (direz. E), si scende al Pian della Casa (1720 m; 6h totali). Qualora non vi avessimo portato qualche auto, si ridiscende a piedi per la strada carrozzabile alle Terme di Valdieri in un'ora circa.
Direttore di Gita: Ettore BRICCARELLO tel. 2734822

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   13 ottobre - Colle e Laghi Roburent (2496 m)


Si risale la valle Stura di Demonte fino al fondovalle (attenzione: a Bersezio controllo documenti per l'espatrio, MUNIRSI DI ESSI!!!).
Al Colle della Maddalena (confine, 1996 m) scesi dagli automezzi si piega a NE per la destra orografica del Vallone Oronaye. In una conca a 2354 m si volta a destra in direzione SE, si costeggia il Lago Oronaye e si valica l'ampio e pianeggiante Colle Roburent (1496 m; 2h). Si scende al Lago superiore di Roburent (2426 m) poi ai Laghi inferiori (2330 m), si prosegue a destra in una conca, si risale per pochi metri allo sperone della Tinetta (2026 m) e si ridiscende ad Argentera (1684 m) sulla strada carrozzabile in 2h45min (4h45min totali).
Nel caso si effettui la gita con auto private, è consigliabile averne parcheggiata qualcuna qui per poter permettere il recupero delle restanti al Colle della Maddalena.
Direttore di Gita: Ettore BRICCARELLO tel. 2734822

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ATTIVITÀ SVOLTA


   7 aprile Cima della Piccola


Piccola alternativa al Gran San Bernardo.
La prevista gita di due giorni nella zona del Gran San Bernardo è stata annullata per eccesso di neve, o meglio per millantato eccesso di neve. Potenza delle voci di corridoio: se ti vengono a dire che a passare in un certo posto si rischia la pelle è naturale che non ci si va anche se è tutto falso.
E così il direttore di gita, che in questo caso ha il piacere di scrivere queste righe, decise di optare la più "tranquilla" salita al Colle della Piccola. Le virgolette stanno ad indicare che su una ventina di partecipanti solo cinque raggiunsero la vetta, e questo a causa della lunghezza del percorso, della difficoltà di trovare l'attacco della salita nel bosco, della neve abbastanza pesante e di altre amene difficoltà incontrare lungo il percorso.
Una gita poco indovinata forse? Direi di no, perché a favore c'era il tempo splendido, il panorama notevole ed il fatto che essendo una gita di ripiego nessuno aveva fretta o, peggio ancora, voglia di correre. E vi garantisco che la montagna presa con calma senza obblighi od orari è veramente rilassante.
Come direttore di gita comunque non riproporrò mai più in gita sociale il Colle della Piccola anche se spero di ritornare l'anno prossimo, non fosse altro che per la passeggiata di avvicinamento ... sul filo della diga di Ceresole Reale.
Alberto

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   14 aprile - Serra d'Ivrea


Questa gita o, meglio, lunga passeggiata in ambiente naturale molto caratteristico, ricorda quanto, in altri paesi privi di vere montagne, è da tempo consuetudine: e cioè il saper gustare la natura, tramite l'attività fisica, senza per questo avere come meta una vetta di quota prestigiosa.
Appena discesi dal pullman a Croce Serra, subito i ventisette partecipanti alla gita hanno dovuto affrontare i disagi di una sottile pioggerella. Ma, indossati poncho e giacche a vento, si è iniziato egualmente a marciare lungo le piste tracciate sui crinali della Serra.
Verso il termine della mattinata, intanto, la pioggia si fa più insistente e così tutti accettiamo volentieri l'ospitalità offerta dai nostri coniugi Bosa nella loro casa, sita nel paese di Sala, dove gustiamo soprattutto i torcetti locali e lo spumante, che i gentilis-simi Teresa e Sergio hanno distribuito in abbondanza.
Dopo pranzo si riprende a camminare e la meta è ora la bellissima chiesa romanica di S. Secondo, situata poco lontano dalla comunità di Bose.
Da qui continuiamo, riscaldati da un sole che si fa man mano più vigoroso, lungo un percorso che ci porterà fino a Zimone, dove il pullman è in attesa per il ritorno.
Ma una piacevolissima sorpresa è stata preparata per noi proprio a Zimone, dove i famigliari del nostro socio Renè Perazzone-Tos hanno organizzato presso la loro casa, una succulenta merenda, con tanto di tavolata imbandita, a base di torte, pasticcini, e, soprattutto, innaffiata con il famoso "Passito di Caluso".
Il passito, a noi definiti dai soliti maligni, persone "appassite" (in considerazione della nostra età media), è stato come la rugiada sui fiori: siamo come rinati alla perduta giovinezza, più vispi che mai, non più risentendo la fatica dei 17 km percorsi.
Un grazie a tutti i partecipanti, i quali si sono prodigati nel rendere piacevole la compagnia, con forbite e variate conversazioni, che la dolcezza del percorso (vuoi per le pendenza, vuoi per i vinelli), consentiva.
Bianca Maria e Luigi

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   GRUPPO DEL BERNINA


ovvero
cose che capitano anche al 25 di aprile
Il tempo continua ad essere brutto; nessun accenno a migliorare; intrecci di telefonate in tedesco con i rifugi della zona; massima incertezza. Alla vigilia si decide di non andare nel gruppo del Bernina a causa della quantità di neve fresca e dell'ambiente di alta montagna che di fatto, in caso di tempo anche solo un po' incerto, bloccherebbe l'attività di un gruppo come il nostro. Ancora intrecci di telefonate, il gruppo si riduce un poco ed alla fine decidiamo di andare in Ubaye, al refuge de Maljasset.
Dopo qualche schiarita (ingannevole) partiamo dal colle della Maddalena per salire al Ventasuso. Il cielo sempre più lattiginoso si trasforma in leggero nevischio. Diventa difficile capire fin dove è nevischio che scende e da dove inizia la neve - peraltro quasi bella - su cui scivolano gli sci.
Raggiunto successivamente in auto il sempre accogliente refuge de Maljasset i consulti meteorologici si fanno sempre più fitti mentre continua a nevischiare, poco ma senza alcun cenno a smettere. E così il mattino successivo la voglia di far gite è rimasta sepolta sotto qualche centimetro di neve ed il gruppo si è sciolto, rimandando a migliore occasione ogni ambizioso programma di splendide gite primaverili.
Qualcuno è allora passato per il col de Vars fermandosi colà per sfruttare gli impianti di risalita prima di rientrare per Briançon ed il Monginevro. Altri dopo essere rimasti bloccati in mezzo agli autotreni per oltre 1 ora al colle della Maddalena sotto un'in-credibile bufera di neve ed aver trovato un vero e proprio diluvio tra Cuneo a Torino, si sono ridotti a consumare parte delle loro ormai inutili provviste comodamente seduti attorno a un tavolo a casa di Maria Teresa.
Giorgio Rocco

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   11-12 maggio - Sentiero Alto delle Cinque Terre


La gita, programmata per il 4/5 maggio, è fortunatamente slittata di una settimana; dico fortunatamente perché domenica diluviava in loco. Decisamente meglio è andato questo fine settimana anche se gli inizi sono stati poco promettenti.
La comitiva dei 22 partecipanti (ad eccezione di una coppietta titubante), dopo uno spuntino sul lungomare di Levanto, si avvia nel primo pomeriggio sotto un tempo incerto verso Punta Mesco, ma ahimè dopo una mezz'ora o poco più di cammino deve sfoderare ombrelli e vivaci mantelline per un non troppo improvviso temporale e, dopo un breve conciliabolo, decide per il ritorno al pullman che, mirabile organizzazione, è stato fatto attendere in caso di débacle e che ci porta con minor fatica e umidità al Santuario di Soviore per la cena e il pernottamento. Dopo una S. Messa "originale" si consuma un'ottima cena con abbondanza di pesce che richiede un'adeguata li-bagione con vinello bianco leggero ma ... traditore.
La mattina dopo, col tempo ancora incerto, il direttore di gita è propenso al trasferimento a Portovenere per un pezzo di gita all'inverso con possibilità di ripiegamento, ma una contestazione sul campo da parte di qualcuno che, nonostante le gambe molli (vedi sera precedente) preferisce la "sicurezza" del sentiero allo sballottamento delle infinite curve ed un pallido sole che incomincia a fare capolino, inducono la truppa (salvo i soliti colombi ti-tubanti) a partire.
Si cammina per quattro ore filate tra sole e nubi in boschetti di pini o lecci e con vegetazioni diverse a seconda dei versanti mentre i paesi delle cinque terre sfilano man mano in basso e lontani sulla nostra destra a tratti illuminati dal sole.
Al punto di sosta per il pranzo ci raggiunge una coppia di soci alloggiante in Campiglia (ad un'ora di marcia sul nostro percorso) che ci invita gentilmente a prendere il caffè, dopodiché si prosegue con una lunga discesa (si fa per dire) su Portovenere della durata di un paio d'ore, costeggiando finalmente il mare dall'alto alla luce del sole, maledicendo i piedi che incominciano a lamentarsi ma ringraziando le soprastanti gambe che, sorpresa, hanno tenuto fede al compito loro assegnato dal Buon Dio.
Dopo un piccolo shopping e riaccompagnati gli amici al bivio per Campiglia, il pullman prosegue alla volta di Torino dove ci accoglie un lieto temporale.
Possiamo dire di averla scampata bella e sicuramente ritorneremo a percorrere almeno il primo tratto Levanto/Soviore perché una cena così merita una ripetizione.
G.F.

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   11-12 maggio - Levanna Occidentale


Le previsioni parlavano di tempo variabile, ma nell'alta valle dell'Arc la variabilità doveva intendersi tra "brutto" e "pessimo". Sta di fatto che la salita al refuge du Carro ci impegnò per oltre 4 ore, con visibilità quasi nulla, scarsissime tracce cancellate da una recente nevicata, frequenti consultazioni di cartine ed altimetro ed ancora più frequenti - anche se senza efficacia - tentativi di eliminare dalle pelli di foca lo zoccolo di neve marcia.
Un delizioso secondo piatto, salmone al forno accompagnato da una salsa ai funghi sollevò un poco il morale, ma al mattino ... niente da fare, le nubi avvolgono ancora tutte le punte. Più tardi partiamo per il col des Pariotes, mentre qualche timida schiarita ci permette anche di vedere la vetta. Ma l'ora ormai tarda e comunque ancora la presenza di nebbia vaganti ci consigliano di scendere subito dal colle direttamente verso le Sources de l'Arc. La discesa, grazie al sole che faceva più frequenti apparizioni ed alla neve fresca quasi polverosa, si rivelò decisamente superiore ad ogni aspettativa.
Una sosta per il pranzo nei pianori di fondovalle, dove la neve è ormai comunque molto pesante e bagnata, ed una bottiglia di buon vino fresco opportunamente celata sotto la neve nei pressi della macchina conclusero al meglio la giornata.
Giorgio Rocco

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   19 maggio - Laghi Verd


La mattina del 19 maggio ci ritroviamo in 17 persone, alle 7:30, in piazza Bernini: la giornata è bella, promette bene e la nostra meta sono i Laghi Verdi, sopra Balme.
Ma quando ci ritroviamo ai Cornetti, presso Balme, vediamo che la neve è molta e coprirebbe praticamente tutto il percorso.
Decidiamo quindi di cambiare gita: proseguiamo con le auto fino al Pian della Mussa per poi inoltrarci, su coste esposte a Sud, verso il Pian della Ciamarella.
Giungendo al Pian della Mussa siamo circondati dalle neve, e a malapena possiamo parcheggiare. Dal rifugio Città di Cirié saliamo su ripidi pendii per ora sgombri di neve, ma appena la pendenza si riduce la neve appare ed al Pian della Ciamarella un manto uniforme di notevole spessore ci circonda. E' però una neve ottima per camminare, che ci consente di procedere agevolmente.
Dall'Alpe Ciamarella ci spostiamo in traversata a destra, verso la parte centrale del Pian della Mussa, mentre numerosi sciatori-alpinisti stanno scendendo lungo i pendii di discesa. Ad un certo punto ci separiamo: alcuni preferiscono fermarsi e ridiscendere per il percorso di salita, mentre la maggioranza raggiunge un roccione, una vera isola in mezzo a tanta neve.
Dopo aver pranzato, ridiscendiamo al Pian della Mussa passando per un altro sentiero. Avremmo voluto fermarci ancora un po', ma vento gelido e nubi minacciose ci fanno affrettare.
Scendendo, scopriamo di essere su un sentiero segnalato con segnavia: è la mulattiera del Lago Mercurin. Il sentiero ora scende a ripidi tornanti ed in breve, passando per le Alpi Rulé, giungiamo alla strada asfaltata. Poche centinaia di metri sull'asfalto e possiamo ricongiungerci presso le auto: sono infatti anche scesi gli a-mici del percorso di salita.
Ci spostiamo con le auto fino all'ampio parcheggio del Piano: gli arrivederci ce li scambiamo sotto un'insolita nevicata con il sole e ci avviamo al ritorno mentre molte auto ancora salgono.
Ettore

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VITA SEZIONALE


   CORO CAI UGET


A salvaguardia del patrimonio culturale, spirituale e folcloristico musicale piemontese ed italiano, il Coro CAI - UGET, dopo 45 anni di attività, sente il bisogno di rinnovare ed estendere la sua attività mettendo a frutto quanto i molti lustri hanno suggerito.
Per questo estende un invito a tutti i giovani (venti/trentenni) che lo volessero a mettersi in contatto con i coristi il martedì sera alle 21:00, durante le prove settimanali, presso la sede del CAI - UGET, in Galleria Subalpina n° 30, oppure telefonando a:
Gigi Bartolotta tel. 326200
Emidio Bergamasco tel. 6961446
che vi spiegheranno le modalità per entrare a far parte del coro.
Non abbiate timore: interpellateci!!!
Noi amiamo il "bel canto" (forse anche tu) e vorremmo che anche voi ne foste partecipi.

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   CONSIGLI SEZIONALI


Nel Consiglio Sezionale del 13 Maggio u.s. si è parlato di gite sociali, di Chapy e di altri piccoli problemi della nostra vita sezionale.
PROSSIMI CONSIGLI: LUNEDI' 9 SETTEMBRE LUNEDI' 7 OTTOBRE

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   LUTTI


Giancarlo Grassi è morto.
Non so perché scrivo di Lui, in quanto l'ho conosciuto solo l'estate scorsa, quando mi ha portato sul Bianco. Forse è proprio per questo motivo che scrivo, per poter dire quanto sono stato fortunato a conoscere Giancarlo.
Mi trovo a disagio a esprimere queste cose in quanto molto probabilmente avrebbero dato fastidio a Lui, troppo umile per considerarsi importante, troppo grande per riconoscere la grandezza delle sue imprese ... Ma c'è ancora qualcuno che non l'ha conosciuto, che non l'ha sentito parlare davanti alla stufetta di un rifugio delle gesta eroiche degli alpinisti del secolo scorso, che non l'ha visto arrampicare abbronzatissimo, a torso nudo, dicendo che è così che fanno "gli uomini veri", citando Gervasutti e ridendo sotto i baffoni lasciandoti il sospetto della presa in giro, c'è ancora chi non l'ha visto sulla funivia del Monte Bianco descrivere pareti e salite con la felicità negli occhi.
Già, perché a Lui piaceva la montagna e gli piaceva il suo mestiere.
Un mestiere non inteso come guida ma come Alpinista, alternando cioè l'avventura di comunicare l'amore per la montagna agli altri, a quella di cercare ancora sfaccettature nascoste della montagna stessa, e tutto con lo stesso entusiasmo, in Patagonia come nelle valli di Lanzo, arrampicando in India come allestendo la palestra artificiale a Condove.
Giancarlo se ne è andato, e con Lui è venuto a mancare non solo un punto di riferimento, un alpinista e un amico, ma soprattutto un Uomo.
Marco Barbi

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   SPOSI


Il 29 giugno si uniranno in matrimonio Beatrice Marchesa e Marco Ravelli: le più vive felicitazioni di tutta la sezione per una vita serena e felice insieme.
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