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Notiziario Sezione di Torino Ottobre 2004
ATTENZIONE: Nel testo seguente sono state riportate soltanto le parti del notiziario interessanti
al fine delle ricerche, il contenuto completo, nel formato originale, può essere consultato scaricando
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VITA SEZIONALE
ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI - GIOVEDÌ 21 OTTOBRE - ORE 21,15
Il giorno 21 ottobre 2004 alle ore 21,15 presso la nostra sede, è convocata
l'Assemblea Ordinaria dei Soci con il seguente
ORDINE DEL GIORNO
1) Relazione del Presidente e Andamento attività sociale
2) Approvazione bilancio consuntivo gestione 2003/2004
3) Approvazione bilancio preventivo gestione 2004/2005
4) Approvazione delle quote sociali
5) Casa N. Reviglio
6) Varie ed eventuali
L'Assemblea dei soci è uno dei momenti in cui si traccia il bilancio
dell'attività svolta e, magari, ci si confronta sulle cose da fare, sulle aspettative
dei soci. Spero perciò di potervi vedere numerosi
Marco Demaria
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ATTIVITÀ PREVISTA
17 ottobre - Gita di Chiusura a Gavi Libarna e Pranzo sociale
La città di Gavi non è sconosciuta a molti.
Tuttavia, i paesaggi della strada del vino e delle ville, la posizione della cittadina
ed i recenti restauri del forte rendono consigliabile la visita.
In aggiunta, vi sarà la possibilità di fare una deviazione in Valle Scrivia per
visitare l'antica città di Libarna.
Gavi è al centro della Val di Lemme. Ha origine molto antiche che risalgono
all'esistenza della stazione neolitica di Cavatium da cui il nome latino
di Gavium.
Caduto l'impero romano, Gavi rimase di ambito bizantino, poi franco,
poi saraceno (X sec).
Primo marchese della città fu Guido (insediatosi nel 1065) cui succedette
il figlio Alberto. Divenuta potentissima, Gavi si trovò spesso al centro
di dispute ed alleanze, godendo di un periodo sereno solo durante il periodo
di Barbarossa.
Nel 1202 passò sotto i Genovesi. Nel 1350 fu sotto il dominio dei Visconti.
Quindi ritornò alla Repubblica di Genova, di nuovo ai Visconti, poi
agli Austriaci, quindi ancora a Genova e, dal 1814, al re di Sardegna Vittorio
Emanuele I°.
PROGRAMMA di massima:
10,00 h S.Messa presso il Santuario di N.S. delle Grazie, Convento Francescano
di Valle.
11,10 h Salita al Forte e visita guidata. La salita al Forte comporta un percorso
a piedi di circa 15 minuti. La visita guidata dura circa 1 ora ed è
effettuata da personale del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali,
che ne ha la tutela tramite la Sovrintendenza del Piemonte.
13,00 h circa Sosta pranzo
Nel pomeriggio, tempo libero (circa 1 h) per una passeggiata facoltativa
nella cittadina per un'occhiata ai monumenti:
Chiesa parrocchiale di S. Giacomo Maggiore (facciata in purissimo stile
romanico, in arenaria locale).
Il Portino (struttura del XIII sec, faceva parte del sistema di difesa basato
su mura che scendevano dal forte).
Il Palazzo Comunale del XIII sec.
Gli Oratori (dei Bianchi, dei Turchini e dei Rossi).
Da non dimenticare una capatina nei negozi per procurarsi canestrelli di
pastafrolla, amaretti e Bianco di Gavi.
Sulla strada del ritorno, sosta a Libarna, nella Valle Scrivia per ammirare il
suggestivo parco archeologico contenente teatro, anfiteatro e mosaici di
età augustea.
Ritrovo e Partenza..... : P. Bernini (ISEF) alle 07,30 h
P. Pitagora (C. Cosenza C. Siracusa - Farmacia)
alle 07,45 h
Mezzo di trasporto .... : pullman
Coordinatori di gita ... : Bruna e Gianni RICCABONE tel. 011356522
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7 novembre - Santuario della Madonna della Bassa (E)
Località di partenza ... : Monte Capretto (Almese)
Dislivello in salita ...... : 600 m
Tempo di salita......... : 2 h
Carissimi amici, mi ero proposto come coordinatore della gita del 7 novembre
e non ho intenzione di lasciare l'incarico. Ho già fatto la "preparatoria"
e spero vogliate venire numerosi. È una bella passeggiata nei boschi
che da Monte Capretto porta al Santuario della Madonna della Bassa. In
caso di brutto tempo si può partire da Mompellato e raggiungere la meta in
poco più di mezz'ora. Per quanto riguarda l'organizzazione fidatevi dei miei
collaboratori: Laura per le prenotazioni e la partenza da Torino, la mia Luciana
con Anita e Beppe per l'itinerario da Ferriera.
Io vi aspetterò lassù e sarò felice di accogliervi tutti con un amichevole
abbraccio. Vi aspetto!!
Gino Bardina
Ritrovo di partenza.... : P. Bernini alle 08,15 h
Ferriera alle 08,45 h
Mezzo di trasporto .... : auto proprie
Coordinatori di gita ... : Laura REGGIANI tel. 011388859
Luciana BARDINA tel. 0119342570
Beppe e Anita GIACCONE tel. 0119366781
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14 novembre - Funzione al Monte dei Cappuccini
Come ogni anno domenica 14 novembre ci troveremo al Monte dei
Cappuccini per la S. Messa delle 9,30 dove ricorderemo in particolare quei
soci che quest'anno sono saliti a camminare sui sentieri del cielo.
Dopo la celebrazione ci uniremo in festa con quei Soci che fedelmente
seguono le attività della Giovane montagna da 20, 50 e più anni di associazione.
Sono Soci da 20 anni: Ci seguono da 50 anni:
Carlo Giosuè CEOLA Lina TORTI CAUDA
Sabina GIANASSO Anita ROSAZZA MANUEL
Dino LAVEZZARO Padre Giovenale ZORNIOTTI
Maddalena LONGO VASCHETTO
Mario MONTERZINO
Hanno invece raggiunto i 60 anni di fedeltà: Bruno BARRA, Giuliana
BIANCO, Faustina ROSSETTI CASTELLI.
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21 novembre - Murisengo-Corteranzo-Vallegioliti-Gabbiano (E)
?Tra le vigne del Monferrato un gioiello del barocco piemontese?
Autunno in Monferrato: la stagione più dolce per una passeggiata tra le
lievi ondulazioni delle colline soleggiate e le vallette ancora assopite nelle
nebbie mattutine.
Da un borgo "Il Gallo" del Comune di Murisengo ci dirigiamo verso una della
sue numerose frazioni: Corteranzo arroccato sul cocuzzolo della collina
di fronte. Dopo una breve salita tra le vigne su strada campestre ecco apparire
tra la vegetazione la Cappella del Cimitero: San Luigi.
È una cappella campestre disegnata da Bartolomeo Antonio Vittone allievo
del Borromini del 1742 su commissione dei Signori del borgo i "Giunipero"
di cui un rampollo fu mio compagno di scuola qui a Murisengo durante
l'ultima guerra. È un gioiello di architettura barocca dal ricco interno con
un sistema trifogliato di archi in un gioco del più astratto geometrismo.
Si prosegue poi toccando vari cascinali: cascina Colombaro, cascina Viggiardi,
cascina Bianzina alta dove nell'aia potremo sostare per il pranzo al
sacco. Raggiunto poi lo stradone del selvaggio Vallone del Rio Marca, raggiungeremo
il pullman a Vallegioliti.
Dislivello.................. : 150 m
Tempo di salita......... : 4 ore, circa 14 km
Percorso .................. : tipo escursionistico collinare
Mezzo di trasporto .... : pullman
Ritrovo di partenza.... : P. Pitagora 08,00 h
P. Bernini 08,15 h
Coordinatori di gita ... : Carlo ALLARA 0114342675
in sede il giovedì precedente 011747978
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19 dicembre - Sci in pista
Come sempre, a settembre quando la stagione è ancora calda, è assai
arduo stimare dove sciare in pista a dicembre.
Sarà pertanto necessario stabilire successivamente la località più adatta:
i soci sono in tal modo invitati a contattare i coordinatori e scegliere
con essi la stazione dove cimentarsi in questa disciplina.
Rimaniamo in attesa delle vostre preferenze.
Coordinatori ............. : Ettore BRICCARELLO tel. 0112734822
Stefano RISATTI tel. 3357575044
in sede al giovedì sera tel. 011747978
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PROSSIME SERATE IN SEDE
Giovedì 25 novembre - alle 21,30 h
Ospite della serata sarà Guido Ottolenghi, appassionato di fotografie,
di viaggi, di montagne.
Ci presenterà una proiezione di diapositive dal titolo
Arizona e Utah in Inverno
Vedremo insieme delle montagne un po' particolari in una ancora più particolare
candida veste che le rende veramente spettacolari.
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Giovedì 16 dicembre - ...ed è di nuovo NATALE!
E di nuovo noi ci incontreremo per festeggiarlo insieme nella serata
del 16 dicembre quando alle 19,30 parteciperemo in sede alla S.Messa per
rinnovare di fronte a Dio la nostra intenzione di vivere rapporti di amicizia
vera, di solidarietà, di servizio nei confronti di chi già conosciamo come
pure di chi si affaccia per la prima volta alla nostra società.
Seguirà la solita abbuffata dove sarebbe bello vedere una gara di generosità
sia nel portare delizie del palato ((dolci e salate, solide e liquide)
ma anche nell'ASSAGGIARE con moderazione anziché arraffare con ingordigia
lasciando, come sempre, gli ultimi a bocca asciutta.
Non è più una novità, ma se come l'hanno scorso qualcuno preparasse
qualche intenzione di preghiera la Santa Messa sarebbe più nostra ?
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ATTIVITÀ SVOLTA
1-2 maggio - Col de Crête Sèche
In realtà, pur con visibilità quasi nulla, vento e un po' di nevischio,
abbiamo ancora proseguito oltre il col de Crête Sèche lungo il vallone che
porta al col Chardoney, raggiungendo però un altro colle di cui, per non riaprire
accese discussioni, tralascio il nome: mancò infatti l'unanimità nel
capire dove fossimo finiti. La neve sarebbe stata discretamente bella, ma
sciare senza vedere quasi nulla non è così divertente. Breve sosta al rifugio
omonimo (del colle in titolo), poi cerchiamo di scendere al meglio per i
pendii e canali sottostanti, raggiungendo la strada sterrata poco più in alto
del punto dove il giorno precedente il custode, con il suo fuoristrada, ci ha
trasportato zaini e sci. Infatti dopo le ultime telefonate di conferma (eravamo
gli unici clienti e - con le previsioni non troppo ottimistiche - voleva
essere sicuro del nostro arrivo) ci ha raggiunto a Ruz all'ora stabilita e si è
offerto di fare il trasporto suddetto, che non abbiamo rifiutato (ma dove è
finita l'etica alpinistica?). Il sole si è anche fatto vedere durante la nostra
salita al rifugio, la neve era marcia, abbiamo dovuto mettere pelli e sci ai
piedi, ma poi le nubi hanno avuto il sopravvento ed il pomeriggio è passato
ingannando il tempo, giocatori e spettatori, con una lunga partita a monopoli.
Giorgio Rocco
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16 maggio - Anello dei Teit di Rittana - Benedizione degli Attrezzi - sez. Occidentali
?siam partiti, siam partiti in 29' dice la canzone; invece noi siamo partiti
in 169! È stata veramente una partecipazione eccezionale che ha visto
unite le Sezioni di Modena, Genova, Ivrea, Pinerolo, Moncalieri, Torino e -
naturalmente - Cuneo che è stata l'organizzatrice.
Anziché dilungarmi sulla descrizione del percorso - leggermente variato
dal programmato - preferisco parteciparVi alcuni momenti particolarmente
significativi della giornata.
Innanzi tutto la gioia di ritrovarsi con tanti amici, poi il tempo veramente
splendido che ci ha accompagnati fino a sera, il lungo snodarsi su
su verso la vetta della fila sfacciatamente multicolore sul verde tenerissimo
dei prati, la prima pausa ai piedi della croce sull'anticima per godere di un
panorama superbo, l'allegra invasione in una invitante conca per consumare
il pranzo e poi il timido inizio di un canto abbozzato da pochi e a mano
a mano ingrossato da tanti amici canori fino a diventare "quasi un coro"
che è stato un po' preghiera ed un po' allegria e gioia.
Nel pomeriggio, al termine della discesa, con gli occhi ed il cuore sazi
per tanta profusione di colori e di luce, ci siamo riuniti in una amena radura
per il momento più significativo e per il quale eravamo partiti: la S.Messa
con la benedizione degli "attrezzi" che erano stati sistemati presso un piccolo
cippo eretto a ricordo della guerra partigiana.
Durante la funzione il celebrante ci ha invitati a ringraziare il Signore
per tanta bellezza e pace - mentre in molti paesi c'è solo guerra e devastazione
- e di portare a chi non aveva potuto salire con noi fino lassù la nostra
gioia.
La preghiera è poi diventata canto e ha concluso la bella funzione.
E siccome "tutti i salmi finiscono in gloria" abbiamo terminato "gloriosamente"
con un ricco ed abbondante rinfresco offerto dagli Amici di cuneo
ai quali diciamo il nostro grazie per la bellissima giornata che ci hanno
fatto godere.
Giovanna Rastelli
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23 maggio - Falesia del Ginevrè
Questo resoconto narra di un piccolo gruppo di appassionati arrampicatori
che sono stati, al fine, premiati per la loro "testardaggine".
Domenica 23 maggio, con le prime luci e sotto un cielo plumbeo, ci ritroviamo
siamo in sette all'appuntamento.
Un rapido consulto rivela in tutti l'ottimismo e quindi partiamo verso
Balme, alla ricerca di roccia e sole.
Purtroppo più ci inoltriamo nella valle più i nuvoloni si fanno minacciosi;
poco dopo Lanzo le prime gocce di pioggia si tramutano in un vero e
proprio acquazzone.
A questo punto è inutile continuare ed un po' tristemente torniamo
verso casa.
Siamo nuovamente nei pressi di Caselle e, con Marta, commento
sconsolato alcuni squarci di sereno che da lontano sembrano prenderci in
giro.
Ed ecco, potenza della tecnologia, squillare il telefono: Sergio, Pietro e
Nicola, in un disperato tentativo di trovare roccia asciutta, sono saliti al
colle del Lis dove, stranamente, non piove.
Cosa fare?
Rischiamo!
Imbocchiamo la valle di Susa e mentre finalmente un timido sole comincia
a fare capolino tra le nubi, risaliamo fino al colle. Nuovamente ci ritroviamo
tra fitti nuvoloni. Raggiunti gli amici fatichiamo quasi a vederli,
tanto è fitta la nebbia ed in più comincia a gocciolare.
Ultima speranza: ridiscendiamo in valle ed incredibilmente un caldo
sole ci attende sulle pareti di Caprie.
È già quasi mezzogiorno e dopo un'infinità di chilometri e di curve, finalmente,
possiamo iniziare ad arrampicare.
La falesia si popola rapidamente ma nessuno di questi arrampicatori
può immaginare quanto noi ci gustiamo, dopo tanto peregrinare, la ruvida
carezza della calda roccia.
Daniele
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12 giugno - Gran Bosco di Salbertrand
Alla fine, dopo ben 3 cambiamenti (due di data e la destinazione), la
gita è stata fatta.
Appuntamento a casa mia alle 14 di sabato 12 giugno; cambio di auto
e ripartiamo per Gad (frazione di Oulx). Il tempo è bello, ventilato, con nubi
coreografiche ma non minacciose.
Imbocchiamo il "sentiero dei Franchi" in direzione di Salbertrand: alcuni
saliscendi, dei tratti più impegnativi si alternano ad altri più scorrevoli,
con interessanti scorci panoramici. Ci congiungiamo poi alla strada sterrata
che, ben ombreggiata all'interno del Gran Bosco, sale con innumerevoli
tornanti fino a Monfol. Ritrovato l'asfalto attraversiamo Sauze d'Oulx e
scendiamo fino a Jouvenceaux; di qui una strada sterrata ci riporta direttamente
a Gad.
Ma perché tanti cambiamenti? Inizialmente nessun iscritto sul foglio
gita (a parte Silvana e il sottoscritto); impegni lavorativi mi impediscono di
essere presente il 30 maggio: annullare la gita? No, si decide di spostarla
al 13 giugno, sperando in più successo (?). Giovedì 10 giugno il foglio
gita è sempre bianco; sabato mattina telefona Alberto: potrebbe fare la gita,
ma soltanto il pomeriggio stesso. Così i fatti: ma è ancora "gita sociale"....
Giorgio Rocco
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13 giugno - Punta Clotesse
La salita alla Punta Clotesse, mi trasmette una sensazione particolare,
quasi come leggere uno di quegli scritti sulle ascensioni di cime ardite.
Siamo, invece, in Val di Susa, sopra Oulx. Il paesaggio assomiglia a quello
dolomitico. Il ritrovo è nel piazzale della stazione di Oulx alle 9,30. Saliamo
per circa 45 minuti su una strada che dapprima è asfaltata per poi diventare
in terra battuta. Per fortuna non ha piovuto in questi giorni, se no, diventano
più difficoltosi gli attraversamenti di due piccoli fossi.
Dopo tanto viaggiare, si arriva ad uno spiazzo dove lasciare le automobili
e'finalmente si parte. Il sentiero sale dolcemente tra alberi e prati
in fiore fino ad un vecchio fortino abbandonato. Da qui il cammino e? su
una pietraia alla cui sommità vi è il primo passo da superare. Purtroppo il
tempo non ci assiste, ed a circa metà della pietraia, scendono fiocchi di
neve leggeri. Ad un una costruzione in muratura, vecchio ricovero in disuso,
a venti minuti di cammino dal passo, decidiamo di fare una piccola sosta
per un cambio di vestiario. Stefano ed io, decidiamo di tentare la cima,
nonostante questo tempo un po' bizzarro, mentre il resto della comitiva
raggiungerà il passo in un secondo tempo. Più saliamo, più il tempo sembra
volerci ostacolare. Nuvole sempre più dense e cariche di neve avvolgono
la cima. Vista la situazione, siamo incerti se sprecare energie nella
salita. Decideremo al secondo colle, superato un torrione di pietra. La situazione,
qui, è sconfortante, ad accoglierci c'è la tormenta. Continuare
non ne vale la pena e cosi? scendiamo per unirci agli altri e mangiare alle
auto. Un caffè caldo a casa Risatti ad Oulx ci ripaga, in parte, il dispiacere
di non aver potuto vivere pienamente questo luogo poco conosciuto. Ritenteremo
il prossimo anno......speriamo
Eugenio Gianotti
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Gita bimbi del 13 giugno
Mamma: Bambini, mi aiutate a fare la relazione della gita?
Silvia: cos?è la relazione?
Mamma: è il racconto della gita: chi c'era, dove siamo andati, cosa abbiamo
fatto, se ci siamo divertiti. Così gli altri possono leggerlo e sapere
com'è stata la nostra gita.
Davide: allora, c'erano Andrea, Elena, Monica, Matteo ?
Silvia: e anche Matteo piccolo, Ilaria, Francesco ?
Davide: i papà, le mamme e noi!
Mamma: dove siamo andati?
Silvia: in montagna!
Davide: al lago ?
Mamma: "di Thures, in Valle Stretta. Cosa volete raccontare della gita"
Davide: noi bimbi più grandi abbiamo fatto le corse per il sentiero e abbiamo
trovato anche delle scorciatoie veramente ripide!!
Silvia: abbiamo camminato tanto, poi abbiamo mangiato sulla coperta, vicino
al lago.
Davide: ci siamo divertiti, però faceva freddo e non ci siamo fermati molto.
Silvia: io avevo le mani tutte gelate!!!
Davide: anch'io, per fortuna che siamo arrivati alla macchina prima che iniziasse
a piovere!
Silvia: abbiamo dimenticato di dire che abbiamo visto gli asinelli!
Davide: scrivi anche che speriamo di rivedere presto tutti gli amici!!!!
Mariateresa, Davide e Silvia
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19-20 giugno - Rifugio Deffeyes - Laghi del Rutor
Siamo nove volenterosi escursionisti che, con lo sguardo rivolto ad un
cielo a tratti minaccioso, partiamo dalla borgata La Joux, sopra La Thuile,
alla volta del Rifugio Deffeyes. Lungo il sentiero ammiriamo le splendide
cascate, la seconda ci regala addirittura un arcobaleno, subito immortalato
dai nostri fotografi. Dopo due ore di cammino il tempo peggiora rapidamente
e comincia a piovere. Per nostra fortuna giungiamo in breve alla ospitale
malga vicino al bellissimo lago Glacier. Ci ristoriamo, sperando che
la pioggia smetta, ma dopo circa un'ora indossiamo rassegnati le nostre
mantelline e affrontiamo l'ultima ripida serpentina, che ci conduce al rifugio.
Dopo cena abbiamo anche un momento di festa "sociale": i nostri soci
Carola e Mauro festeggiano il quinto anniversario del loro matrimonio
proprio oggi. Pensate che nello zaino, già carico di attrezzatura alpinistica
per l'ascensione dell'indomani, hanno trovato il posto anche per una torta
e le bottiglie dello spumante!
Il giorno dopo, lasciati gli amici alpinisti a tentare la salita alla testa
del Rutor, nonostante il tempo inclemente riusciamo ad ammirare i laghetti
circostanti e la neve fresca caduta nella notte. Scenderemo nella mattinata,
accompagnati da neve, pioggia e vento, e solo alla prima cascata troveremo
finalmente un po' di sole. Peccato, dobbiamo rientrare a Torino,
ma speriamo di essere più fortunati la prossima volta!
Sabina Gianasso
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19-20 giugno - Testa del Rutor
Ce l'abbiamo proprio messa tutta, ma non c'è stato niente da fare.
Già dal pomeriggio del 19 le sensazioni erano negative: raggiunto il parcheggio
siamo accolti da un sonoro scroscio di pioggia. Non pensiamo certo
ad arrenderci alla prima difficoltà; con lungimirante pazienza attendiamo
all'asciutto, chiusi in macchina, che il rovescio estivo adempisca alle sue
incombenze: siamo fortunati! In una mezz'ora il cielo schiarisce e regala
qualche scorcio di blu. Noi non aspettiamo altri segnali e, contenti di aver
evitato la "lavata", procediamo spediti verso il rifugio Deffeyes. Qui il gruppo
si allarga perché abbiamo il piacere di condividere la cena con il numeroso
gruppo escursionistico. Ma le previsioni per l'indomani non sono buone
e nell'aria già aleggia qualche defezione? la sveglia comunque giunge
puntuale prima dell'alba e mettendo il naso fuori dalla porta del rifugio i timori
dalla vigilia trovano conferma: diluvia e non si vede niente! Ancora
non è abbastanza per un pugno di valenti alpinisti che con coraggio proseguono
in direzione del ghiacciaio. Ma lo scoramento e soprattutto l'acqua
si insinuano nei vestiti di alcuni di noi e la comitiva incomincia a "perdere i
pezzi": raggiungiamo il fronte del vastissimo ghiacciaio del Rutor soltanto
in cinque. Qua il percorso si complica poiché camminare sul ghiacciaio pianeggiante
in mezzo alla nebbia è una esperienza simile all'assenza di gravità
o alla marcia su un tapis-roulant' dopo alcuni errori di direzione raggiungiamo
infine il colle che ci dovrebbe condurre in breve alla vetta, ma
qui il tempo, dopo averci illuso con una breve schiarita, gioca il tutto per
tutto: si scatena una vera una bufera di neve e siamo costretti a ripiegare.
Inutile dire che la montagna ?è sempre là? e non mancherà il tempo di ritentare;
magari in stagione primaverile, quando gli sci permettono di godere
appieno dei dolci pendii del ghiacciaio del Rutor!
Partecipanti: Giovanna, Marta, Carola, Daniele, Mauro, Carlo, PierMassimo,
Sergio e Pietro.
Pietro Bologna
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24-27 giugno - "Il Tarvisiano... Alpi Giulie"
Venerdì 25 giugno - Escursione nella regione di SELLA NEVEA .
Lasciamo l'albergo col tempo un po' incerto e raggiungiamo in pullman
il Rifugio Julia, dove veniamo "traghettati ", dai furgoncini delle Guide
che fanno da navetta, fino nei pressi del rifugio Giacomo di Brazzà.
L'approdo sarebbe stato bellissimo, se non fosse stato immediatamente
turbato da densi nuvoloni neri, che in un batter d'occhio hanno oscurato
il cielo, rotto il silenzio con rumorosi tuoni e rovesciato letteralmente
catinelle d'acqua. Ma noi, noncuranti, infilate rapidamente le mantelle
partiamo alla volta del rifugio (già visibile).
Giunti colà ci dividiamo in due gruppi: c'è chi impavido prosegue verso
la Sella, e c'è chi altrettanto coraggioso e sprezzante della pioggia,
cammina per tre ore sotto l'acqua, non tralasciando di fermarsi ad osservare
il territorio e la ricca vegetazione, sapientemente descritti e commentati
dalla colta guida che ci accompagna. Devo dire che nonostante le condizioni
meteo, ho gustato questa camminata che ha avuto in sé un qualcosa
di avventuroso e di buffo per l'abbigliamento; le tecniche antipioggia erano
le più disparate: Iolanda ad es. ha fatto della sua mantellina una tenda
viaggiante, che le riparava anche la punta dei piedi.
Dopo tanta umidità, come non godere del riparo e come non gustare
lo squisito pasto caldo assaporato alla Malga! Poco più tardi ci riuniamo
all'altro gruppo (i veri coraggiosi) che avevano tentato la Sella, ed insieme
torniamo col pullman all'Hotel Saisera, in quel di Valbruna, un poco inzuppati
ma comunque soddisfatti.
Olga Cardellino
l terzo giorno lasciamo l'Hotel Saisera a Valbruna con un tempo decisamente
bello: il massiccio del Montasio, già risplendente di luce, chiude
come una immensa scena la breve valletta davanti a noi.
Con il pullman proseguiamo in val Saisera e superato il Cimitero Militare
Austriaco, purtroppo un po' triste e negletto, sul lato destro del bosco
ci avviamo al Rifugio Pellarini a 1501 m. Ci accoglie una valletta di sogno,
una strada bianca che prosegue nel bosco in leggera salita dolcemente,
senza forzare: pini altissimi, linee verticali di più di quaranta metri di un
verde scurissimo cupo, poca luce e tanta umidità. Sulla corteccia, sul lato
nord, spesso e rigoglioso muschio e barbe di licheni. Cuscini verdi di muschio
fiorito di piccoli fiorellini rosa occhieggiano tra le chiazze di sole nel
sottobosco. Ho avuto l'impressione di vedere sgambettare un po' più avanti
nel bosco tra i raggi di luce polverosa Cappuccetto Rosso!!!
Comincia il sentiero che faticosamente e sempre più ripido si innalza
con brevi e continue serpentine sotto le pareti di roccia. Il chiacchiericcio,
prima un po' salottiero, lascia il posto al silenzio ritmato sugli atti cadenzati
del respiro. Sotto di noi la Val Saisera e il nostro Hotel, lontani. Hotel
che ha una storia: casa di soggiorno estiva degli Asburgo, ospedale militare
per Ufficiali Austriaci, colonia montana e infine recentemente ristrutturato
ad albergo, mantenendo però tutto il fascino della sua storia vissuta.
Anche la principessa Sissi vi ha soggiornato, ma credo sia come Garibaldi
e Napoleone che hanno toccato ogni luogo.
Eh !! Un po' di vanità locale !!
Al Rifugio Pellarini si ferma il gruppo in attesa del pranzo, mentre prosegue
il gruppetto degli alpinisti. Ben presto troviamo la neve, qualche
chiazza, poi continua. La neve è intonsa, non è passato nessuno: sotto di
noi quattro camosci si rinfrescano sdraiati su un lenzuolo di neve. La montagna,
di una verticalità impressionante, incombe ostile su di noi, grigia,
terrifica, immota. Personalmente provo un gran senso di oppressione da
queste montagne che mi guardano arcigne, quasi con un senso di severo
rimprovero. Ne parlo con i compagni, anche loro sentono questo senso di
tetra oppressione. Non così la guida Alex, che anzi si trova quasi protetto
e difeso come in un grembo materno. Noi delle Alpi Occidentali abbiamo
opposte sensazioni. Lentamente, battendo pista nella neve raggiungiamo la
sella a 1900 m. Si affaccia su una valle vicina che precipita rovinosamente
in basso. Nessun segno di passaggio umano, tutto è silenzio: due lucidi e
neri gracchi vengono volteggiando a farci visita, anche loro in silenzio. Timidamente
e poi in crescendo comincia il cicaleccio della comitiva: battute
di spirito, qualche barzelletta, le foto ricordo rompono quel primo magico
incanto. Assai rapidamente discendiamo al Pallarini dove ci attende il pranzo
a base di canederli e polenta con salsiccia. Il gruppo escursionistico, già
avviatosi, viene raggiunto in discesa e superato.
La gita si conclude con una novità: il guado del fiume. Scarponi legati
al collo e pantaloni al ginocchio, lentamente guadiamo la fredda e veloce
corrente senza incidenti: solo un po' di male ai piedi.
La Santa Messa ci ha poi unito con la partecipazione dei lettori e
dell'assemblea in uno stretto abbraccio comunitario nella minuscola chiesina
direttamente affacciata sul piccolo Cimitero di Valbruna.
La serata si è conclusa con la cena di gala: lume di candele, torta e
brindisi offerti dalla Sezione. Ah, dimenticavo!! ringraziamenti e regali da
parte di tutti ai due organizzatori.
M.T. Morello e C. Allara
ltimo giorno. Se non fosse per il grave episodio che ha coinvolto, nei
primi giorni di gita, un nostro caro compagno di viaggio, si potrebbe
dire, come per tutte le cose belle, anche questa avventura è passata velocemente
e già si volge al termine. Questa è la sensazione che si prova
svegliandosi al mattino dell'ultimo giorno di gita.
Tuttavia, pur trattandosi della giornata di rientro, il programma della
mattinata è affascinante e ricco di attese. La comitiva si divide in due
gruppi: il primo, meno numeroso, andrà a visitare il santuario del Monte
Lussari che si trova sulle alture nei pressi della località Camporosso, ad
una quota di oltre 1500 m. Da qui sopra ci si sente più vicini al cielo e
questo sia per effetto della quota stessa, sia per l'atmosfera misticoreligiosa
che l'ambiente, nel complesso, trasmette. A riguardo si deve sottolineare
che la veduta che di lassù se ne ricava, è al tempo stesso grandiosa
e suggestiva. Coinvolgente è il senso di serena quiete interiore che di
quassù si respira. Non si deve tuttavia dimenticare la piacevole sensazione
provata nella salita al Monte in telecabina.
L'altro gruppo, quello più numeroso, ha scelto di partecipare alla gita
ai Laghi di Fusine, prevista dal programma. Trattasi di due laghi di origine
glaciale, circondati da una ricca foresta e collegati fra di loro da facili sentieri,
immersi in una vegetazione lussureggiante. Tutto ciò conferisce
all'ambiente una sinfonia di colori, di ludi e di suggestioni che rapiscono il
visitatore e lo trasportano in un'atmosfera di sogno.
A tutto ciò si deve aggiungere il fantastico effetto prodotto dal riflesso
del gruppo dolomitico sovrastante nei laghi. L'effetto ottico che si ottiene
è quello di vedere le montagne capovolte in un ideale e immenso
specchio, brulicante di luci e colori. Tutto questo crea immense emozioni e
favorisce un piacevole effetto aggregante nella comitiva stessa.
I due gruppi si sono poi ricongiunti allegramente, verso mezzogiorno,
attorno al tavolo di un agriturismo.
Durante il rientro a Torino, si è fatta una breve sosta a Palmanova, caratteristica
città del basso Friuli, definita dallo stesso ideatore Palladio "Città
utopica del periodo rinascimentale"; definizione che deriva dal suo particolare
aspetto urbanistico, considerato molto avveniristico per quel periodo
di tempo.
Il restante viaggio in pullman verso Torino è stato allietato dai canti
eseguiti dal coro polifonico presente sul pullman stesso, su libretti predisposti
dal maestro e compagno di viaggio, Rodolfo Risatti.
Giuliano Santero
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3-4 luglio - Punta Grober (3497 m)
Questa gita non s'ha da fare!
Ancora una volta la Cima di Jazzi respinge una gita sociale, non sul
campo ma già in fase logistica.
Alcuni anni fa si era rinunciato a causa del mancato funzionamento
della seggiovia, questa volta è la chiusura per lavori del rifugio Eugenio
Sella che ci costringe a cambiare meta.
Restando sempre in zona ci rivolgiamo alla Punta Grober.
Nel primo pomeriggio di sabato ci ritroviamo a Pecetto di Macugnaga.
Siamo in nove: sei torinesi e tre amici della sezione di Genova.
Usufruiamo della seggiovia che porta alla località Belvedere, quindi,
con un breve cammino, raggiungiamo il rifugio Zamboni-Zappa, in una
piacevole spianata erbosa dominata dall'imponente parete Est del Monte
Rosa.
C'è tutto il tempo per studiare il percorso da seguire sul tormentato
ghiacciaio delle Locce; poi si va a cena ed a dormire.
La sveglia è sempre troppo presto (tranne che per Mauro e Carola che
si dedicheranno ad una passeggiata ed a fotografare le marmotte).
Con l'aiuto delle pile frontali risaliamo la morena e quando inizia a rischiarare
siamo sul ghiacciaio.
Formiamo tre cordate e calziamo i ramponi.
All'improvviso ci si offre un grandioso spettacolo.
Per pochi istanti l'alba incendia l'immensa parete Est del Monte Rosa
con tinte così intense da sembrare irreali, poi ogni cosa riprende i suoi colori
naturali e noi ricominciamo a salire.
piccole folate ci inseguono dei banchi di nebbia misteriosamente
sbucati dal fondovalle, ed in breve, proprio nel bel mezzo del ghiacciaio,
fatichiamo a trovare il percorso.
Alcuni piccoli squarci di visibilità ci consentono di trovare dei riferimenti,
quindi possiamo proseguire, nella neve già molle, e sbucare finalmente
al colle delle Locce.
Una breve schiarita ci offre un briciolo di panorama, ma dal versante
di Alagna, purtroppo, si sta alzando un muro di nubi.
Percorriamo una breve e divertente crestina nevosa, poi un pendio ed
infine le ultime roccette che ci portano in vetta.
A questo punto siamo completamente immersi nelle nebbie; attendiamo
inutilmente di poter vedere qualcosa attorno, due foto di rito, qualche
cibaria, recitiamo la nostra preghiera ed iniziamo la discesa.
Sulla via del ritorno la visibilità migliora, ma le cime restano tutte coperte.
Al rifugio ritroviamo gli altri amici, recuperiamo tutto il materiale e ci
incamminiamo verso valle.
A Macugnaga ci aspetta un rinfrescante brindisi gentilmente offerto
da Pino per festeggiare la salita, poi i saluti ed il lungo viaggio di ritorno.
Partecipanti: Marta, Carola, Patrizia, Mauro, Pietro, Pino, Guido, Roberto,
Daniele.
Daniele
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17-18 luglio - Pizzo Bernina
Dovessi dare un sottotitolo a questo 4000 scriverei: "un sogno realizzato".
Sin da piccolina sentivo i miei nonni raccontare di questa che per loro,
nel lontano 1924, era stata la più bella salita alpinistica. Nella loro cucina
una foto del rifugio Marinelli mi faceva pensare che prima o poi anch'io sarei
andata là.
Così alle 7,00 di sabato 17 luglio Piermassimo, Dany ed io siamo al
casello di Milano dove ci raggiunge, con sommo ritardo, l'amico di Genova,
Guido. Lasciata un'auto in un posto strategico ci compattiamo e, dopo
un viaggio interminabile, raggiungiamo Campo Moro.
Pranziamo e poi ci avviamo lungo la comoda strada sterrata che scende
sotto la diga. Un ripido sentiero ci fa guadagnare velocemente quota, in
seguito diviene pianeggiante e procede a lungo tra rododendri ed allegri rigagnoli.
Quando ricomincia a salire si fa più pietroso; mentre il cielo comincia
ad annuvolarsi giungiamo al rifugio Carate.
Una breve sosta e poi giù?
Dovete sapere che il sentiero che porta al rifugio Marinelli oltre ad avere
un notevole sviluppo è anche piacevolmente in sali-scendi. (al ritorno
lo abbiamo trovato eterno piuttosto che piacevole).
L'ambiente si fa sempre più selvaggio, sino a giungere in un'ampia
conca detritica dove un tempo scendeva il ghiacciaio. Volgendo lo sguardo
verso l'alto ecco, su una spalla rocciosa, il rifugio Marinelli. Arriviamo giusto
in tempo per evitare un forte temporale.
È presto e così ci riposiamo un po' nella cabina-loculo che ci viene assegnata.
A cena si spalancano le porte di un ampio salone dove, come se fossimo
in albergo, una gentile signora ci accompagna al tavolo. Alle pareti ci
sono diverse foto scattate negli anni passati: raccontano dei grandi mutamenti
che ci sono stati, i grandi ghiacciai che i nonni prima e papà e
mamma poi avevano visto sono ormai quasi scomparsi.
Domenica la sveglia suona prestissimo. È ancora buio quando ci incamminiamo
e, come da programma, alle prime luci siamo all'attacco del
ghiacciaio di Scerscen Superiore. Qui ci leghiamo e, dopo un lungo traverso
in leggera discesa, cominciamo a salire. L'ultimo tratto è decisamente
dritto ma consente di raggiungere più rapidamente l'attacco della via ferrata.
Qui alcuni sassi che piovono dall'alto ci annunciano che un gruppo di
persone sta scendendo e ciò ci costringe a fermarci al riparo.
Il tratto attrezzato è affatto gradevole ed ancor meno sicuro e così,
appena possibile, imbocchiamo il ripido canale nevoso alla nostra destra e
finalmente raggiungiamo il rifugio Marco e Rosa.
Purtroppo il tempo non è dei migliori ma un'ampia schiarita ci fa ben
sperare.
Il terreno si fa via via più ripido e quando sbuchiamo dal canalino
nell'intaglio sottostante alla cresta la visibilità è alquanto ridotta. Alla base
della parete rocciosa un'altra pausa forzata ci fa pensare di tornare indietro.
Sebbene la punta non sia più lontana il tempo è sempre più brutto e
corre veloce. Poi decidiamo di proseguire: raggiunta la Punta Perrucchetti
(4021) e ormai avvolti da fitta nebbia dichiariamo conquistata la cima e
decidiamo di scendere. La cima svizzera del Pizzo Bernina sarà per un'altra
volta.
Marta
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18 luglio - Anello del Monte Avic
Con la sezione di Ivrea avevamo in programma l'Anello del Monte Avic.
Per vari altri eventi contingenti e forse per la lunghezza e il dislivello
del percorso, l'unico iscritto alla gita a calendario della nostra sezione è risultato
il povero coordinatore.
A questo punto si è stabilito di rimandare la gita ad altra epoca futura.
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1-7 Agosto - Settimana di pratica escursionistica
Si è svolta dal 1 al 7 Agosto a Borca di Cadore, in provincia di Belluno,
la settimana di pratica escursionistica. Vi hanno partecipato 37 persone
provenienti dalle varie sedi di Italia, per aggiornarsi ed imparare nuove
tecniche per la conduzione di gruppi in montagna.
Sezione organizzatrice quest'anno, è stata Vicenza che, come sistemazione,
ha scelto un campeggio ex EniChem, collocato in cima alla collina
sovrastante il paese.
Le uscite, anche quest'anno molto impegnative, si sono suddivise in
sentieri ad anello con difficoltà escursionistica, sentieri attrezzati e vie ferrate,
tutte sulle Dolomiti delle Tofane.
La sezione di Torino era rappresentata da Laura Reggiani ed Eugenio
Gianotti. Dobbiamo ammettere che ci siamo divertiti molto nelle varie escursioni
effettuate, grazie a percorsi impegnativi e molto diversi tra loro.
La prima gita, giro ad anello intorno alla Croda do lago, ha permesso di
ammirare ed apprezzare un paesaggio sempre diverso lungo il cammino.
Stesse sensazioni le hanno offerte altre due gite, di solo escursionismo,
come il giro della Tofane di Rozes, con arrivo al rifugio Giussani, dopo circa
5 ore di cammino e la salita al rifugio Vandelli, con il suo lago Sorapis
dall'azzurro intenso ed un sentiero, in alcuni tratti, aperto sulla valle di Cortina
d'Ampezzo.
Più impegnative, due escursioni effettuate con imbrago; il sentiero attrezzato
Bonacossa che percorre le montagne intorno al lago di Misurina e
la ferrata Strobel, che, con i suoi 950 m di dislivello, porta alla punta
Fiemme. Non posso aggiungere altro, se voglio fare una relazione breve, se
non quello di complimentarmi per l'organizzazione della settimana in tutti i
suoi aspetti ed aver avuto l'occasione, anche quest'anno, di fare nuove
amicizie.
Eugenio Gianotti
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Soggiorno Estivo al Natale Reviglio allo Chapy d'Entrèves
Sette settimane di soggiorno, sette Direttori di settimana, sette turni di
ospiti si sono avvicendati nella nostra Casa per Ferie "Natale Reviglio" allo
Chapy d'Entrèves in questa estate 2004.
Rinnovato ed abbellito il locale mansarda nel sottotetto, migliorata
l'accoglienza con l'istituzione di un servizio-navetta per il trasporto dei bagagli
dal parcheggio alla casa, aggiornato il Regolamento interno, abbellita
la balaustra del terrazzo con numerosi vasi di fiori, la nostra casa si è preparata
ad accogliere gli ospiti con la cordialità, la semplicità e l'affetto che
sempre ci ha distinto e fatto ben volere dai soci della altre Sezioni.
L'affluenza si è aggirata su una media di 40 presenze giornaliere, aumentata
dagli ospiti di passaggio a pranzo e a cena, con la rappresentanza di
quasi tutte le Sezioni. Le Sezioni di Genova, Roma, Cuneo e Torino sono
state le più solerti come numero di Soci presenti. Molti i nuclei familiari
con bambini al seguito.
Quest'anno il clima è stato molto più fresco della passata stagione, e seppure
con qualche temporale, non ha scoraggiato per niente i gitanti che si
sono inoltrati in Val Ferret e Veny. Altri hanno esplorato percorsi più lontani
nelle valli di La Thuile, Cogne, Colle San Carlo e Chamony. Grande gioia
ha suscitato una bellissima piscina a Pré Saint Didier che è stata il polo di
attrazione nelle giornate di cattivo tempo: un momento di relax assai gradito.
La gestione organizzativa della casa non ha presentato irregolarità, né sono
avvenuti incidenti, ma tutti i direttori hanno saputo guidare le settimane loro
assegnate con equilibrio e armonia.
Abbiamo avuto soggiornanti, ospiti per la prima volta, che molto hanno
gradito lo spirito di accoglienza, cordialità e semplice amicizia che hanno
trovato nella casa: artefice assai valida, la onnipresente e gioiosa partecipazione
della nostra infaticabile cuoca Carmen, che con la sua ottima cucina,
originale e variata, condita con il suo contagioso buonumore, ha reso
lieta ed indimenticabile la nostra permanenza.
Con grande calore ringrazio tutti i volontari della Sezione che hanno offerto
il loro valido aiuto e la loro professionalità nei vari campi: elettricità, idraulica,
telefonia, ecc., nell'approvvigionamento delle derrate in dispensa e del
vino in cantina, e in particolare i Direttori che con umiltà, abnegazione e
saggia diplomazia hanno gestito con pazienza e buonsenso le loro settimane.
Non dimentico poi gli ospiti, che con benevola sopportazione, si sono astenuti
dal criticare le nostre manchevolezze.
Carlo Allara
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SERATE IN SEDE
22 aprile - Riflessioni
Un'atmosfera di trepidante attesa, un clima d'intensa curiosità pervade
l'animo dei partecipanti a questo singolare incontro. Si avverte una diffusa
impazienza d'iniziare, per scoprire quali strane diavolerie abbia escogitato
l'amico Carlo, per condurci ad una riflessione così seria ed impegnativa.
Impazienza quindi, resa ancora più marcata dall'indugiare, quasi a voler
mettere alla prova la capacità dei presenti a contenere l'impellente curiosità.
Poi finalmente s'inizia: "Soffermati, rallenta il passo, è l'ora della preghiera".
Così esordisce Carlo partendo dall'essenziale, da quelle radici cristiane
fissate dallo statuto e che devono caratterizzare la nostra associazione, il
nostro modo di essere.
Sacralità e spiritualità in montagna dove ognuno è invitato a fare esperienza
di Dio attraverso il fascino del creato. Esperienza che Carlo ci
confida di fare ogni qualvolta si ferma in contemplazione su una cima per
recitare insieme la preghiera della Giovane.
Ora siamo invitati ad analizzare i significativi contenuti della nostra
preghiera che si esprimono attraverso il ringraziamento per tutto quanto ci
è donato, l'invocazione affinché cresca in noi la disponibilità e la generosità,
il ricordo delle persone care scomparse, la splendida implorazione finale:
"facci camminare per le tue montagne".
È un invito a condividere non solo la fatica delle marce ma anche la
ricchezza dei sentimenti.
Tutto questo, ci confida ancora Carlo, per lui si traduce in serenità,
gioia, allegria. Con semplicità egli ama dirci che questi stati d'animo gli sono
nati dentro proprio da quando frequenta la Giovane Montagna.
Grazie Carlo per averci stimolati a riflettere su parole che talvolta recitiamo
meccanicamente, ma grazie soprattutto perché ci hai dimostrato che
senza falsi pudori, manifestando sentimenti, comunicando esperienze interiori
profonde, mettendo in comune con semplicità anche le sensazioni più
sottili, si crea amicizia, simpatia, comunione, solidarietà e partecipazione.
Sono queste le vibrazioni percepite in quest'incontro e certamente la
prossima volta la preghiera verrà recitata più lentamente, assaporandone il
ricco contenuto e gustando l'amicizia che ci lega.
Mi permetto ora di formulare alcune proposte:
- Depennare la parola "annotazioni per"? e tornare semplicemente a
chiamarla "preghiera" oppure "la nostra preghiera"
- Modificare l'ultimo verso in: "fammi camminare per le Tue (non le mie)
montagne".
- Sostituire l'attuale preghiera con quella bellissima scritta da Laura.
- Ripetere ogni anno l'esperimento di un incontro di riflessione "artigianale"
cioè senza l'esperto, ma semplicemente gestito da qualcuno di noi
che abbia voglia e coraggio di condividere con gli altri esperienze profonde.
Olga Cardellino
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13 maggio - Poesie e Canti
L'unione calda che sa dare una serata coinvolgente e diversa dal solito,
meno rigidamente fissata dal solo sostegno della rappresentazione
fotografica, l'abbiamo vista e goduta nel connubio di poesie del socio di
Moncalieri Beppe Sinchetto e del Coro dei soci di Torino. Il pubblico ha saputo
approfittare e godere di questa atmosfera che i protagonisti della serata
sono stati in grado di effondere a piene mani.
Con serena pacatezza, con una consumata professionalità che non gli
conoscevo, Beppe ha saputo con la sua morbida e fluente lingua piemontese,
trasmettere un messaggio di vita, anzi il messaggio della sua vita di
uomo e di lavoro, così semplicemente, senza veli, alla nostra attenzione e
alla nostra riflessione.
Ci vuole coraggio e saldezza di spirito, grande carica interiore e amore
umile verso il prossimo per uscire allo scoperto nel freddo arido mondo del
disincantato pubblico moderno.
Beppe ha saputo fare questo da solo: un solista!
Noi del Coro, no!
Ci siamo nascosti nel più grande e anonimo grembo del numero, esibendoci
con parole e ritmi non nostri, ma di altri: abbiamo ripetuto, copiato
il pensiero di un altro.
Beppe invece è stato autentico, originale in tutto: nei contenuti, pensieri
e parole.
Direi che il coro ha fatto da comparsa, da statica struttura portante,
seppure grande calore ha saputo trasmettere la nostra Olga Martino con il
commento garbato e profondo dei messaggi delle canzoni occitane e non,
rivelandoci pensieri nascosti nelle pieghe di quelle semplici parole, che Lei
ha saputo scoprire e farcene partecipi; ma il vero artista è stato Beppe
Sinchetto.
Noi tutti siamo stati onorati e spiritualmente arricchiti
Carlo Allara
ell'era dei video questa serata di sole poesie e canti ha riscosso un
buon successo.
Il poeta Beppe Sinchetto (G.M. Moncalieri) ed il coro diretto dai fratelli
Risatti, in alternanza, sono riusciti non soltanto a tenere sveglia l'attenzione,
ma a trasmettere sentimenti di gioia, nostalgia, melanconia, amicizia,
speranza per la vita, fiducia in Dio e amore per la montagna.
Le poesie lette sono state otto e tutte in piemontese precedute da una
breve spiegazione in modo che tutti potessero goderne il contenuto. I canti,
abbinati sapientemente dal direttore del coro, sono stati otto, ma quasi
tutti in italiano.
Vorrei sottolineare soltanto alcuni pensieri (tradotti in italiano, lingua a
me più famigliare), suggeriti dalle poesie (i canti sono noti a tutti), che
possono servire sia per i giovani che per i più attempati.
la terza stagione può essere motivo di nuove amicizie e nuove attività ?
l'importante è riuscire a guardare avanti pensare che la stagione che viviamo
(parlo per me e per quelli della mia età) non è ancora l'ultima, ma
solo la terza.
quando vai in montagna non avere fretta di raggiungere la cima è bene
aspettare l'ultimo è bene avere sempre al fianco qualcuno.
ho visto un papà che spingeva una carrozzina con dentro il suo bebè?
era felice'voleva farla vedere a tutti? gli ho augurato ogni bene, ma
di aere anche tanta umiltà e soprattutto di affidarsi a CHI ci guarda
sempre con bontà.
quando sei lontano da casa per lavoro, guardati intorno, sappi cogliere la
generosità e l'amicizia di chi ti sta vicino e può capire la tensione ed i pochi
sorrisi di chi si sente lontano dalle proprie radici.
nella vita vuoi crescere per decidere da solo il tuo destino corri
sempre più lesto poi man mano che gli anni passano sempre più in
fretta cerchi di correggere il tiro e diventare più buono ti rendi conto
di aver fatto fortuna, ma di aver sempre parlato di sfortuna ogni tanto
l'egoismo ti ha tenuto compagnia non sempre hai gustato le più belle
soddisfazioni: regalare un sorriso, una parola, un momento di commozione.
Lidia Traverso
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VITA SEZIONALE
FIOCCO ROSA E AZZURRO
Giovanna Bonfante e Beppe Truffo annunciano la nascita di Ilaria.
Tanti auguri a Giorgio Demaria che è arrivato ad allietare la casa del nostro
Presidente.
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LUTTI
Gino amico carissimo.
Questa mattina, alzandomi, ho sentito forte il desiderio di parlare ancora
una volta con te. È un mio ricordo a un amico, a un caro amico, che già da
venti giorni si è allontanato in silenzio e all'improvviso da noi, in quella notte
terribile che ho dovuto vivere in prima persona.
Non dedico a te un elogio funebre: nella tua semplicità d'animo e nel tuo
umile sentire l'avresti considerato una forzatura esagerata, ma un modesto
e semplice ricordo, ancora un saluto, che un altrettanto semplice amico ti
fa personalmente e a nome di tutta la nostra famiglia della Giovane Montagna,
a cui hai tanto dedicato di forze fisiche, spontanea dedizione, generosità
d'animo.
Ancora un mese fa, coordinatore di gita, ci hai accompagnato con la tua
solita forza e gioia di vivere ai forti sopra al Moncenisio, sempre seguito
dalla tua inseparabile e servizievole Luciana. Pieno di entusiasmo, sei venuto
al Tarvisiano, con la speranza di vedere un altro angolo lontano delle
nostre montagne: le Alpi Giulie. È stata l'ultima montagna della tua vita,
quella che il Signore ti aveva riservato negli occhi prima di chiuderteli per
sempre.
Da lontano, hai cominciato il tuo penoso viaggio di ritorno a casa, ancora
in vita, ma ormai già assente, perso nel cielo universale.
Un pellegrinaggio dalle numerose tappe, prima dell'ultima definitiva a Torino:
Valbruna, Gemona, Udine, Rivoli, Susa, Ferriere e Torino.
Gino la tua pace è finalmente arrivata!
Ora non mi dilungo più: ti voglio salutare qui, con tutti i tuoi amici, tutti i
tuoi amici della tua amatissima Giovane Montagna.
Carlo Allara
- In ricordo di Gino Bardina -
Ferriere di Buttigliera Alta
olo ora siamo venuti a conoscenza della scomparsa di Bice Milone,
avvenuta nel luglio 2003. Moglie dell'indimenticato Piero Milone, che
tanto ha fatto per la Giovane Montagna, era ora soprattutto conosciuta per
l'assidua sua presenza al Chapy, fin quando per motivi di salute dovette
tralasciare l'associazione: la ricorderemo nelle nostre preghiere.
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CONSIGLIO di PRESIDENZA CENTRALE
Il 5 giugno 2004 nella sede della Sez. di Milano è stato convocato il Consiglio
di Presidenza Centrale. Presente tutto il Consiglio tranne un Consigliere
e un VicePresidente, il collegio dei Revisori dei Conti, il Presidente
della C.C.A.S.A., i Presidenti delle Sez. di Cuneo, Mestre, Milano, Modena,
Torino, Verona.
Dopo la lettura e approvazione del verbale della seduta precedente si entra
subito nel vivo del 1° punto a O.d.G.:
"Finalità e aspettative per il «Convegno G.M. 2005»". In assenza del Direttore
della Rivista G. Padovani, viene data lettura di un suo scritto, dove
viene a lungo e con il consueto acume e vivace spirito critico data voce alle
ragioni spirituali e politiche che suggeriscono giunto il tempo di una verifica,
come sodalizio inserito nell'attuale contesto sociale.
Un cammino di uomini verso la stessa idealità: lavori al N. Reviglio e a
Versciaco - Rifugi - Rally - Francigena. Realtà di cui essere fieri. Ma come
mantenere viva questa fiammella al traguardo dei 90 anni? Persi su un
percorso di verifica, forse scomodo, ma che ci porterà a una nuova primavera.
Bisogna però esserne convinti!!! Che cosa vogliamo avere da questo
convegno? Fare la foto di noi stessi? Solo pubblicità per avere più soci? Se
non c'è una motivazione più forte può anche non esserci più futuro per
noi.
Dopo ampio dibattito emerge da più parti, ma non da tutte le Sezioni, la
volontà di confrontarsi per la ricerca di un comune desiderio di modernizzazione
nella nostra vita associativa, fermi restando i pilastri portanti della
nostra Istituzione già verificati al precedente Congresso di Spiazzi.
Per la preparazione del Convegno 2005 viene nominata una "Commissione"
e "Gruppo di Lavoro" limitata a sei Soci ricoprenti le Sezioni Orientali,
Occidentali e Centrali con il compito di riferirne poi i risultati in Consiglio
Centrale.
Vengono poi dibattuti gli altri punti all'O.d.G., di normale routine con la relazione
dell'attività C.C.A.S.A., del Segretario Centrale e del Tesoriere.
Carlo Allara
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Lettera aperta
Sollecitato da più parti, scrivo una breve nota su come, durante lo svolgimento
di una gita o di un'altra manifestazione della Giovane Montagna, la
nostra associazione si caratterizza rispetto ad altre associazioni alpinistiche
che non si ispirano ai principi cattolici.
A mio parere, dettare o, peggio, imporre regole per un "uniforme" comportamento
secondo lo spirito dello Statuto Fondamentale è completamente
fuori luogo.
Tuttavia, penso che il segnale che ognuno di noi può dare a chi gli sta vicino
dovrebbe essere forte e ben preciso: innanzi tutto di vera amicizia e di
accoglienza.
Porto come esempio il tipico caso di quando dobbiamo precludere ad un
socio la partecipazione ad una gita impegnativa. Infatti, nel rispetto delle
norme di sicurezza che sempre devono regolare una attività potenzialmente
pericolosa come l'andare in montagna, possiamo certamente far valere i
nostri principi anche nel modo con cui "sconsigliamo caldamente" un certo
tipo di gita a chi non è tecnicamente o psicologicamente preparato. Ho
volutamente banalizzato con questo esempio il concetto che volevo esprimere.
Sì perché, in generale, è nei rapporti interpersonali all'interno delle
sezioni o dei consigli che lo spirito della Giovane Montagna deve estrinsecarsi;
rapporti che devono essere improntati alla lealtà, alla collaborazione,
al "servizio" verso gli altri, senza invidie, rivalità o maldicenze. A mio parere,
è su questi punti che il nostro sodalizio dà e può dare qualcosa di più
rispetto ad altre associazioni: in tutte le occasioni della comune vita associativa
possiamo evidenziare la nostra carità cristiana, il nostro interesse
vero per il bene degli altri, insomma il nostro amore per il prossimo.
Allora sì che potremo, arrivati in vetta o in altro momento di una gita, recitare
la nostra preghiera o testimoniare la nostra fede con qualche atto esteriore
che non sia soltanto formale o ipocrita; un momento di riflessione
o di preghiera, infatti, dovrebbe sempre essere presente nei nostri incontri,
pur essendo gli organizzatori liberi di inserirlo quando e nelle modalità più
opportune, secondo anche gli usi invalsi nella sezione di appartenenza.
Colgo questa occasione per rivolgere un caloroso saluto a tutti i soci e
simpatizzanti della Giovane Montagna.
Luciano Caprile - Presidente Centrale
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