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Notiziario Sezione di Torino Settembre 2019



ATTENZIONE: Nel testo seguente sono state riportate soltanto le parti del notiziario interessanti
al fine delle ricerche, il contenuto completo, nel formato originale, può essere consultato scaricando
il notiziario in formato pdf cliccando sull'immagine a lato.







ATTIVITÀ PREVISTA


   24 novembre - S.Messa al Monte dei Cappuccini


Alle 09,30 h di domenica 24 novembre ci troveremo al Santuario di
Santa Maria del Monte, o Monte dei Cappuccini, per il consueto incontro
annuale. Ci sarà la Santa Messa in suffragio dei soci defunti che come
l’anno passato sarà celebrata nella chiesa. Al termine ci ritroveremo per
festeggiare i soci a noi fedeli da 20, 50 e 60 anni, e cioè:
20 anni: Elena MARANETTO, Antonina ONOFARO, Jolanda RASTELLI,
Giovanni TENDERINI, Matteo TENDERINI, Pierina ZERBINATI
50 anni: Anna FALETTI, Rosella PAULETTO, PierLuigi RAVELLI
60 anni: padre Onorato LOVERA.

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   20 ottobre - Gita di Chiusura


La località della gita di chiusura di quest’anno è di nuovo in ambiente
montano con proposte varie ed articolate per soddisfare tutte le “anime”
della G.M.
Punto di partenza: poco oltre il paese di Arnad, dove inizia una strada
militare acciottolata che sale per 800 m (lineari, non di dislivello!!) fino alla
frazione di Machaby, in una deliziosa conca tra castagni secolari con un
forte, ora ristrutturato e alcune baite molto ben conservate. Di qui, chi ha
buone gambe, può proseguire (vedi programma) ma è consigliabile a tutti
raggiungere almeno un magnifico punto panoramico sulla valle e sulle pareti
di arrampicata. Si, perché la località è anche raggiungibile via-roccia
(vedi programma).
Si potrà pranzare presso l’agriturismo “ Lo Dzerby” che propone un
menù a base di prodotti dell’azienda agricola stessa.
Intorno alle ore 15 si scenderà (in 10 minuti circa) al Santuario Madonna
della Neve dove verrà celebrata la S.Messa, dopo di che si continuerà
la discesa fino al parcheggio.
Alternative escursionistiche:
A) Gita dal parcheggio (località Moulin de Và) a Tete de Cou: dislivello
810 m. Facile camminata su strada militare e mulattiera di interesse naturalistico:
si passa dal bosco di castagni a quello di faggi, betulle e larici;
e anche di interesse storico per il santuario di Machaby e i numerosi
manufatti militari (ormai in rovina) lungo tutto il percorso.
B) Passeggiata dal parcheggio a Machaby: dislivello 50 m su strada militare
abbastanza ripida (tempo di percorrenza mezz’ora) e a seguire piccola
passeggiata senza dislivello fino a punto panoramico o fino alla Corma di
Machaby su sentiero poco ripido.
C) Come programma B ma usufruendo della salita in fuoristrada a cura del
gestore dell’agriturismo.
Alternative sportive:
A) Arrampicata di 10/12 tiri sulle vie del paretone di Machaby
B) Arrampicata su monotiri nel settore Gruviera (dal 4° al 7b+) poi salita a
piedi dal parcheggio.
C) Mountain-bike: anello Arnad-Avieil, dislivello 600 m circa, percorso ancora
da verificare. Salita da Arnad su asfalto e discesa su mulattiera,
mai troppo impegnativa, che torna ad Arnad. Poi salita all’agriturismo.
D) Torrentismo.
orario di partenza ...... : da definire.
Mezzi di trasporto ..... : pullman + auto proprie
Coordinatori ............. : Dario FRANCO 331 8126912
Laura REGGIANI 011 388859 335 6814056
Per pranzo in agriturismo e viaggio in pullman occorre prenotare entro
giovedì 10 ottobre con acconto.
Ripresentiamo il programma della gita, ma essendo abbastanza articolato
è necessario che chi è interessato si iscriva al più presto per poter
prenotare il pranzo e il pullman oltre a verificare le preferenze per le attività
proposte e cercare i responsabili per ogni gruppo.
Siate solleciti! Laura e Dario

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   10 novembre - Passi e musica nei parchi


Il programma mi sembrava semplice (quattro passi in un parco facilmente
raggiungibile da tutti) ma...trovare quello adatto alle nostre esigenze
non è stata cosa da ridere!!!...Uno troppo piccolo, uno troppo conosciuto,
uno troppo frequentato, uno troppo in salita un altro senza panchine...
Finalmente eccone uno che dovrebbe fare al caso nostro: parte al sole
e parte ombreggiato, comodo da raggiungere, tranquillo e pure fornito di
un piacevole punto ristoro che permetterà a chi lo desidera di pranzare con
le gambe sotto al tavolo. È il Parco Colonnetti, in Via Artom unito al Parco
“il Boschetto” in territorio di Nichelino. Sarà possibile pure visitare il mausoleo
della Bela Rosin. È raggiungibile in auto oppure con i mezzi pubblici.
Decideremo più avanti l’orario e il punto di ritrovo.
Coordinatore ............ : Laura REGGIANI 011 388859 335 6814056

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PROSSIME SERATE IN SEDE


   Domenica 13 ottobre PRANZO IN SEDE


Chissà come mai questa "gita" è sempre la più partecipata. Sarà per
la perizia di cuochi e pasticceri, la voglia di compagnia, l’urgenza di raccontarci
le “imprese” dell’estate (o le batoste, gli esami, le cure...) ma tutti
troviamo piacevole mettere le gambe sotto il tavolo e, tra un boccone e
l’altro, dar libero sfogo alle chiacchiere. Gli aspiranti chef si facciano avanti:
sceglieremo i migliori!
Il programma è sempre lo stesso: ricordarsi di PRENOTARE e trovarsi
in sede intorno alle 12.30 con appetito e allegria.

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   Giovedì 7 novembre - L'Argentina alle 21,00


La proiezione riguarderà il viaggio intrapreso durante il mese di novembre
2018 da un gruppo ristretto (4 persone) tra cui Manilla e Anna Faletti.
Il viaggio era stato organizzato in proprio ed era durato tre settimane.
A grandi linee, essendo l’Argentina un paese 9 volte più grande
dell’Italia, avevamo limitato la visita delle zone a quelle che più ci interessavano.
Quindi, a parte Buenos Aires in cui tra andata e ritorno avevamo
trascorso quasi sei giorni, avevamo suddiviso più o meno equamente il nostro
tempo tra la visita della penisola Valdés, provincia di Chubut, territorio
della Patagonia (per visitare gli elefanti marini, i pinguini magellano e le balene
che, vista la giornata piovigginosa erano restie a farsi vedere).
Dalla penisola ci eravamo trasferiti a Cordoba e dintorni, poi a Salta,
la città più importante del nord-ovest da cui spostandoci verso Jujuy eravamo
andati a visitare le quebradas/canyons (tra le più conosciute quella di
Purmamarca dove si può ammirare la montagna dei sette colori) e sempre
da Salta ci eravamo spostati verso la zona di Cafayate, un vero spettacolo
della natura, soprattutto per coloro che amano le montagne.
Partendo a malincuore da quella zona montana eravamo andati a visitare
le cascate di Iguaçu, una delle sette meraviglie naturali al mondo, sia
dal lato argentino sia dal lato brasiliano. Basta pensare ai suoi numeri per
capire a cosa ci troviamo di fronte: quando si parla di cascate di Iguaçu si
intende un sistema di 275 cascate con altezze che arrivano fino agli 80
metri, che si estendono per 2,7 km e con una portata d’acqua di 1,9 milioni
di metri cubi al secondo.
Partendo da Iguaçu eravamo poi andati a visitare, nella provincia di
Corrientes, Esteros del Iberá (termine degli indios Guaranì che significa
“acqua splendente”) ed è una grande zona umida in cui si sviluppa un ecosistema
tropicale estremamente ricco e variegato. Grande oltre un milione
di ettari, è un insieme di paludi, isole flottanti, acquitrini, stagni, piccoli laghi
collegati fra di loro da brevi canali, che costituiscono una vasta zona
umida, la seconda più grande del pianeta.
Avevamo poi terminato il viaggio ritornando a Buenos Aires e approfondito
la conoscenza della città.
Manilla

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   Domenica 1 dicembre UDITE UDITE !!!


Accoglieremo i rigori dell’inverno abbuffandoci di Bagna Caoda con il
corollario di saporite verdure. Per questo evento è stato come sempre ingaggiato
Livio l’esperto, ora si aspettano solo i convitati che però sono
caldamente invitati a prenotarsi entro giovedì 28 novembre e comunque
solo fino a esaurimento posti. Si ricorda di portare l’apposito foiòt, chi non
ne è provvisto lo dica. Grazie

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ATTIVITÀ SVOLTA


   12 maggio - Orridi di Uriezzo e cascate del Toce


Per la gita agli orridi di Uriezzo mi sarei aspettato un po’ più di partecipazione,
ma complice il tempo previsto non bellissimo e la distanza ragguardevole
per raggiungere la zona che è la più a nord del Piemonte fatto
sta che eravamo solo in cinque. L’obbiettivo della gita erano le profonde
incisioni scavate migliaia di anni fa dal torrente che scorreva sotto la massa
del ghiacciaio presente durante l’ultima glaciazione.
Prima di visitare gli orridi ci siamo trattenuti ai margini del Toce nel
punto in cui la corrente ha modellato la compattissima roccia (metagraniti
di colore chiaro) creando laghetti e rapide che sembrano fatti ad arte per
un preciso scopo scenografico.
La meta principale geologicamente più interessante è stata
un’occasione per percorrere con calma questi budelli ben attrezzati con
scale metalliche dotate di mancorrenti ed approfittare del gioco di luci ed
ombre per scattare foto sfruttando l’unicità del posto.
Del resto come scenario è unico nel suo genere anche se dei tre orridi
visitabili solo, il primo merita maggior attenzione per lunghezza e complessità.
Nel pomeriggio ci siamo spinti più nord percorrendo in auto tutta la
Val Formazza fino alle cascate del Toce. Qui siamo rimasti un po’ delusi
perché le cascate erano senz’acqua come del resto è di norma fuori dalla
stagione turistica a causa del loro sfruttamento idroelettrico. La sosta è
stata pertanto breve perché nonostante fossimo a maggio il vento impetuoso
e le temperatura decisamente fuori stagione davano l’impressione di
essere in autunno inoltrato.
Comunque a parte il sottoscritto gli altri partecipanti Daniela, Vera,
Enrico e Luca hanno avuto l’opportunità di vedere quest’angolo decisamente
fuori mano della nostro Piemonte.
A. Guerci

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   19 maggio - Uscita in falesia


Purtroppo la pioggia insistente non ci ha permesso di effettuare
l’uscita prevista.
Sarà per la prossima volta!
m.b.

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   6 giugno - Gita prevista: Sapè: di Salbertrand? ma...


Sorpresa!!!! non si può definire che così l’esperienza di oggi, che
da gita escursionistica si è trasformata in passeggiata culturale (con ombrello)
per le vie del pittoresco paese di Exilles. Dire “paese” è però errato
perché, come ci racconta la “magnifica” guida Carla, Exilles è salita al rango
di città quando nel forte erano in servizio un migliaio di militari con conseguente
contorno di esercizi commerciali, di alloggio e di ristoro. La Sig.
Carla subito ci cattura con la sua grande cultura storica elargita a noi profani
con una tale carica di passione e semplicità da farci quasi rivivere il
passato, cominciando dalle lontane origini. Ci infiliamo nei vicoli e ogni angolo,
ogni pietra, ogni anfratto acquistano vita e importanza evocando ricordi
del tempo che fu e degli industriosi abitanti di queste contrade. Non
ci accorgiamo del tempo che passa e seguiamo la nostra guida con attenzione
e curiosità come i suoi alunni di un tempo e nasce in noi il desiderio
di partecipare a qualcuno degli eventi di rievocazione storica che la sig.
Carla e altri volenterosi allestiscono durante l’estate. Vedremo, se possibile,
di combinare qui un’altra gita sociale.
La pioggia però ci convince ad accettare l’ospitalità di Manilla che in
casa sua imbandisce, in quattro e quattr’otto, una bellissima tavola con
ogni ben di Dio. Che bella giornata!!!
Complimenti alla guida Carla che sa trasmettere con leggerezza e umorismo
il suo grande amore per la città che la ospita (ci ha lasciato nel
cuore la voglia di tornare..) e un grande GRAZIE a Manilla per la meravigliosa
accoglienza.
Laura

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   16 giugno - Benedizione degli Alpinisti e degli Attrezzi al Rifugio Reviglio


Io e alcuni soci non abbiamo partecipato ad alcuna gita tra quelle proposte
dalla commissione. Il nostro desiderio era di ricedere il rifugio Reviglio,
sede montana della sezione di Torino, che in questa occasione festeggia
i suoi 60 anni di vita.
Per me era grande anche il desiderio di rivedere tanti amici delle altre
sezioni, come Moncalieri, Pinerolo, Cuneo, Genova e godersi il sempre
splendido panorama del Monte Bianco in una giornata stupenda. Il nostra
caro rifugio ci ha accolti tutto ripulito e ordinato grazie al grande lavoro
fatto prima da alcuni soci volonterosi.
Così, in un clima di sempre e cordiale amicizia, ci siamo ritrovati per
raccontarci le gite effettuate in quel giorno da altri, ma soprattutto ricordarci
quelle fatte negli anni passati.
Alle ore 15,30 circa 120 soci di ogni età, dai lattanti ai novantenni,
abbiamo potuto ringraziare e lodare il Signore per essere ancora tutti insieme,
attorno all’altare allestito nel prato per la celebrazione della
S.Messa. Tutto è stato animato dalle giovani leve della sezione di Torino,
con chitarre e percussioni suonate dai nipoti di Laura Reggiani. Che bello,
essere così tanti attorno agli attrezzi alpinistici, che tanto ci aiutano a vivere
meglio la montagna.
E poi ... dato che tutti i salmi finiscono in gloria, e dopo la mistica inizia
la mastica, una ricca tavolata ricoperta di ottime prelibatezze ci ha fatto
concludere nel modo migliore una giornata da non dimenticare.
Grazie Grazie Grazie a tutti i volontari che hanno organizzato un incontro
così gradito.
Jolanda Rastelli

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   23 giugno - Forte Bramafam


Sembrava proprio che fosse stata organizzata per me, questa breve
escursione, perché ha veramente corrisposto a tutte le mie e forse anche
altre aspettative.
Al ritrovo a Beaulard, 11 partecipanti in treno o con le auto hanno iniziato
la facile salita su strada carrozzabile immersa nel verde.
La giornata era stupenda e solo una leggera brezza ci faceva assaporare
meglio il calore del sole. Giunti al Forte, che è decisamente ricco di
abbondanti cimeli storici della I e II guerra mondiale, abbiamo avuto modo
di rivivere, anche se con tanti tristi ricordi, i tragici eventi di quei tempi,
che per molti di noi facevano parte della nostra memoria. Cannoni, Fucili,
mitragliatrici, pistole, divise militari, medaglie, fotografia, ecc... tutto ci ha
riportato indietro nel tempo, ma sembra che, a parte le nuove e sofisticate
tecnologie, nulla oggi sia cambiato.
All’ora di pranzo, il solito pic-nic ci ha riuniti attorno ad una tavolata
adiacente al Forte, dove si è ripetuto il sempre gratificante rituale dello
scambio dei propri prodotti, e tra questi molto apprezzate le paste secche
di Lodo. Al ritorno nei pressi della piccola cappella di S.Chiara la recita della
nostra toccante preghiera. Poi il rientro alle macchine e al treno dopo
una breve sosta al bar, per il solito caffè o quello che ciascuno gradiva.
Un grosso ringraziamento a Vittorio che voluto ancora proporci una
località così interessante e piena di ricordi.
Jolanda Rastelli

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   7 luglio - Passo Clopacà


La meta a calendario era quella del Gran Queyron in Val Germanasca,
ma, qualche settimana prima della data, è giunta una proposta per una gita
in compagnia del gruppo vocale degli Ottettomila, a loro volta invitati dai
gestori del Rifugio Mariannina Levi per trascorrere un pomeriggio in allegria,
accompagnati dalle loro performance.
Come fare a dire di no? Detto fatto.
L’idea iniziale era di dividerci in due gite di livelli diversi, una parte al
Passo Clopacà e un secondo gruppo ai Denti di Chiomonte. Alla fine ci
siamo diretti tutti al Passo, con una salita un po’ diversa dal solito: nelle
pause in cui normalmente si “tira il fiato”, il buon Renzo dirigeva il gruppo
in canti che facevano passare la fatica in secondo piano.
Attenendoci alla fredda cronaca, siamo giunti alla meta verso mezzogiorno
per poi, dopo un momento di relax su quel bel balcone naturale che
si apre sulla Val Susa, sui Denti di Chiomonte sotto di noi e sul percorso
che si collega con il rifugio Vaccarone, abbiamo ripreso la discesa per raggiungere
il rifugio Mariannina, dove avevamo un importante appuntamento
con il pranzo.
Giunti al Rifugio abbiamo trovato ad aspettarci Daniele che, nel frattempo,
aveva effettuato la salita al Monte Niblè. Pochi minuti di attesa e
sono stati apparecchiati i tavoli in veranda dove, con un alternarsi di portate
(alcune decisamente interessanti e particolari) e di momenti musicali,
apprezzati anche dai molti turisti presenti in quel momento, abbiamo trascorso
veramente un bel pomeriggio.
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato alla gita ma
soprattutto ai membri del gruppo Ottettomila che ci hanno permesso di
passare una giornata veramente bella.
Alberto Zenzocchi

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   18-21 luglio LE 12 FORCELLE


Trekking lungo L’Alta Via del Granito nel Lagorai
17 escursionisti torinesi si danno appuntamento in un lontano rifugio
dal nome evocativo e un po’ misterioso, il rifugio Caldenave, nella terra incisa
dal fiume Brenta, in Valsugana. Ma, al posto delle torri dolomitiche
giallo rosate che si alzano verticali da ripidi prati cosparsi di mughi, ad accoglierli
trovano cime acuminate e scudi di placche solcate da fessure e
diedri in puro stile granitico. Infatti, la fantasia della natura ha generato
qui, a due passi dalle Pale di San Martino, uno scherzo geologico senza paragoni:
il Lagorai, piccolo gioiello montano del tutto inconsueto e particolare.
Il rifugio Caldenave rappresenta la prima tappa dell’Alta via del Granito,
che, con andamento circolare percorre in senso orario i due versanti del
Vallone di Sorgazza, culminando nella salita della regina del luogo, la cima
d’Asta.
I 17 si muovono, per ragioni lavorative, divisi in due gruppi. In 10
pernottano in valle in modo da essere rapidi il mattino e anticipare il maltempo
previsto nel pomeriggio. Gli altri giungeranno direttamente il mattino
stesso, partendo necessariamente più tardi. Ebbene, chi avesse scommesso
sui primi avrebbe perso senza remissione.
Lasciate le macchine a Malga Sorgazza, le Pale di Segura si specchiano
nel lago di Costa Brunella, mentre i 10 salgono verso la Forcella di Quarazza,
al vano inseguimento di Maria Teresa, sfuggita ad un tentativo di
controllo e poi lasciata libera di esprimere tutta la sua energia. Ben presto
scure nubi si addensano, addio paesaggio, inizia a piovere. Sono soltanto
le 10,30, alla faccia delle previsioni. Gran rimestare negli zaini per estrarre
coprizaini e mantelle, giusto in tempo prima che la pioggia si trasformi rapidamente
in pungenti e gelati grani di riso. Un provvidenziale ed enorme
masso strapiombante offre un precario riparo. Quando cessa di grandinare
e la pioggia pare diradare un po’ si riparte. Per due ore e mezza procediamo
sotto l’acqua, tra placche lucide, ripide cenge erbose e guglie scolpite
nelle forme più strane, lungo un sentiero disagevole ma segnato ad arte.
Passiamo il Forzelon de Rava e finalmente tocchiamo la Forcella Ravetta,
mentre la pioggia cessa. Il passaggio da una forcella all’altra esige il pagamento
di un tributo: prima si scende e poi si risale. A questa regola, obtorto collo, dovremo adattarci. All’ultima forcella riceviamo notizie via radio
dai 7 compagni che sono partiti da un po’.
Al rifugio Caldenave sembriamo reduci da una ritirata di Russia, scarpe
che trasudano acqua e indumenti zuppi. Ma gli zaini sono salvi.
L’ambiente è bucolico, cavalli che brucano tra le pozze nella torbiera, tutto
è verde e luccicante, mentre il cielo schiarisce. Abbiamo a disposizione il
pomeriggio per riposare ed asciugare le cose fradice. Arrembaggio allo
stendino teso sulla stufa. Dopo qualche ora arrivano i 7, quasi perfettamente
asciutti, i quali, partendo tardi, hanno furbescamente gabbato le fallaci
previsioni. Nonostante la serpeggiante invidia dei primi nei confronti
dei secondi, il gruppo finalmente si compatta attorno ad un tavolo dove
sono le birre a farla da padrone. A sera, dopo l’accogliente e robusto foraggiamento
della cena, le voci del coro, che si cela sotto i rudi panni dei
montanari, creano quel giusto amalgama che fa sentire un po’ tutti a casa.
Ci guadagniamo così un giro di caffè offerto dal simpatico gestore e il
plauso di due attempati escursionisti tedeschi, anch’essi impegnati sulla
Via del Granito.
Ma è il giorno successivo che le cose si fanno serie. La tappa promette
un dislivello importante, uno sviluppo ragguardevole e un congruo numero
di forcelle da attraversare, con quel che sappiamo che ciò comporta.
Mentre si va alla ricerca della prima forcella, quella delle fantomatiche Buse
Todesche, Sergio trotterella dalla coda alla testa del gruppo, con ineffabile
nonchalance, tutto preso dalla ricerca delle preziose pigne rosa del
Mugo. Le Buse Todesche, a proposito, sono da intendersi non tanto quali
escrementi di una qualche razza bovina locale, quanto, più opportunamente,
come ‘trincee dei tedeschi’ (gli Austriaci), trincee, di cui ammiriamo notevoli
resti ben conservati, a lungo contese nei lunghi inverni della tremenda
carneficina del ‘15-’18.
Da qui alla Forcella Magna è un lungo e panoramico saliscendi in quota,
in un ambiente suggestivo e selvaggio, non fosse per le nubi nere, che,
al pari di ieri, iniziano a montare cupe sulle cime. Ultima a scomparire è la
larga piramide della Cima d’Asta, laggiù al fondo della valle, dove una bastionata
sorregge il lago che ne lambisce le imponenti pareti. Lì sorge il rifugio
Brentari, nostra meta odierna, ancora piuttosto lontana. Poco sopra
la forcella Magna sulle rive dell’omonimo laghetto, pensiamo bene di fermarci
per una pausa, per magnà, come direbbe la nostra capogita Vera.
Mai toponimo fu più azzeccato. Qualche raggio ingannevole di sole ci lascia
gustare il frugale ristoro dei giusti. Gianni, lo sceneggiatore e regista
del gruppo, detto ‘il maestro’, abbandonate per un po’ la zampogna (il kilt,
bontà sua, l’ha lasciato a casa) e la sigaretta elettronica, non si lascia
sfuggire occasione per riprese zoomate, grandangolari, quadrangolari e
quant’altro.
Discesi poi alla forcella, si aprono le cateratte del cielo. Solito frenetico
tramestio per intabarrarsi. E alla spicciolata si riparte, imprecando
nell’intimo contro tanta malvagità: il tratto che ci attende è il più duro: 500
m di dislivello seguendo uno stretto solco ingombro di sassi, corredato di
frequenti segnavia bianco-rossi, che, con felice intuizione, il Barbi attribuisce
all’opera di un qualche camoscio con il codino spennellato di rosso e di
bianco, lanciato all’inseguimento di una femmina in calore, tanto il sentiero
è mal tracciato, ripido e impervio. Ma tant’è. Se non altro smette ben presto
di piovere. L’acquazzone è durato giusto quel tanto da farci di nuovo
bagnare le scarpe. È tutto un rigoglio di fiori ed erba bagnata, tra rocce
montonate su cui scorrono rivoli d’acqua. Al passo Socede si apre qua e là
qualche scampolo di azzurro, e, scendendo verso il lago, al sollevarsi delle
nebbie, appare improvvisa la grande parete dell’Asta, uno spettacolo di
placche, torri, stretti imbuti e speroni. Anche solo per questa visione, ci
dichiariamo disposti a perdonare i capricci del meteo. Il maestro, come pare
sia prassi in tutti i trekking, arriva giurando che è l’ultima volta che si fa
incastrare in simili imprese.
Al Brentari l’atmosfera è rilassata, c’è un capiente locale ‘essiccatoio’
che funziona benissimo, unico neo è l’odor di cristiano. È soltanto venerdì
e il gran pienone è atteso per domani. La zuppa non vale certo quella del
Caldenave, ma le altre portate sono assolutamente dignitose. La birra, come
al Caldenave, è un successo. È un successo anche il coro, condotto
dall’inossidabile Maina, che, con maestria, tiene a ‘bacchetta’ elementi
quali Maria Grazia, Chiara, Giannella, Federica e Marco, il ‘capo’, spesso
confuso con il gemello Guido, non meno di lui tosto. I canti, partiti in sordina,
attraggono l’attenzione e gli applausi dei molti astanti, inclusi i due
amici tedeschi, e sortiscono l’effetto di un’offerta di ben due giri di sublime
grappa alla fragola da parte dei gestori. Mentre gli ultimi brandelli di
nebbia lasciano definitivamente la parete dell’Asta, la striscia rossa del
tramonto si staglia su un mare di nuvole.
Terzo giorno, decidiamo che il facoltativo giro del Zimon (il Cimone,
cioè la cima d’Asta) si inizi dopo avere effettuato tutti insieme la salita alla
vetta. Svanite le brume residue della sera, il cielo è sereno, appena increspato
da alte velature che non destano preoccupazioni. Antonella, nonostante
l’affezione respiratoria che la tormenta da giorni, procede imperterrita
e volitiva al ritmo del gruppo. La fibra non è acqua!
L’approccio alla Forzeleta, che dà accesso alla via normale, offre
scorci superbi sulla parete dell’Asta e sull’omonimo lago dalle acque immobili
in cui si specchiano i contrafforti occidentali della grande montagna.
Dalla Forzeleta il gruppo si compatta nella discesa del sentiero attrezzato,
poi si sgrana sul nevaio e di nuovo lungo una bella traccia che, a tratti con
artistiche scalinate in pietra, si destreggia tra i grossi blocchi di granito fino
alla croce. Poco più in basso della vetta è annidato l’austero bivacco Cavinato
della GM, che i solerti soci non esitano a visitare per dargli una pulitina.
Il panorama è stupendo, appena disturbato all’orizzonte da precoci cumuli
bianchi abbarbicati alle pendici delle Pale di S. Martino, Civetta, Pelmo
e della più lontana Marmolada. Una leggera brezza e un canto salutano il
successo della nostra squadra e mitigano il clima di una giornata che si
preannuncia molto calda.
Ora di scendere, ci dividiamo in due gruppi. In nove ripercorrono con
calma la via dell’andata per scendere direttamente al Brentari, non volendosi
perdere i canederli in varie salse promessi dal rifugista per pranzo. Gli
altri otto, tornati al nevaio, imboccano una traccia minimale, ma sempre
ben segnata, che consente di effettuare, in senso antiorario, il giro dello
Zimon. Con lungo saliscendi, la traccia conduce verso la forcella Col del
Vento, raggiunta con spettacolare discesa su sentiero attrezzato che, con
notevole esposizione, sfrutta le cenge che incidono le scoscese pendici
settentrionali della cima del Diavolo, un nome un programma. E da qui si
apre il sipario sul selvaggio versante nord della Cima d’Asta, ancora colmo
di nevai e impreziosito dall’autentico gioiello costituito dal lago del Bus, risplendente
di iceberg e con ampie superfici ancora ghiacciate. Lo scroscio
delle cascatelle, due camosci che attraversano veloci il fondo del nevaio, il
leggero soffio della brezza, sono gli unici compagni in questo tratto di traversata.
Il luogo merita una pausa, durante la quale Daniele e Guido cercano
di inventarsi un modo per metter piede sui piccoli iceberg del lago, il più
prossimo dei quali è separato dalla riva soltanto da uno stretto canaletto
d’acqua. I due cercano di pescare il lastrone utilizzando i bastoncini, ma la
consistenza melmosa della neve li convince a desistere. Bè, sarebbe stato
interessante assistere ad un coraggioso tentativo.
Appagati dal semplice esser qui, ripartiamo con slancio verso il prossimo
traguardo, la forcella de Meso. Sembra che anche da queste parti il
famoso camoscio tracciatore si sia sbizzarrito. Questa risalita se la aggiudicano
Maria Teresa, Elisa e Marta. Quando si è forti…
La discesa dalla forcella de Meso è complicata. Seguita prima la cresta
per un breve tratto, scendiamo poi sul fianco dirupato di un canale ancora
ingombro di neve, che al fondo occorre traversare. Le ottime peste
tracciate da Daniele facilitano la progressione anche al sottoscritto che si è
avventurato in questo trekking con splendide e morbide scarpe che però
sulla neve tengono quanto un paio di paperine. Raggiungiamo la successiva
forcella Coronon, la quarta di oggi e la nona forcella dall’inizio dell’alta
via. Sinceramente ne avremmo tutti già abbastanza, ma ancora ci attende
un’ultima forcella per la conclusione del giro, il passo Socede, già traversato
ieri. Per fortuna l’immancabile risalita questa volta è davvero breve. Al
Socede troviamo i due Marchi che gentilmente ci sono venuti incontro.
Rientriamo al Brentari alla spicciolata. Ma c’è chi (Daniele), non pago
dell’odierna fatica, risale ancora alla Cima d’Asta (!) lungo la via del canalone
Bassano, per essere di ritorno in poco più di un’ora.
Il rifugio oggi è strapieno, ma non patiamo particolari disagi, salvo
che, data la confusione, i gestori non pongono più grande attenzione al coro
e non ne scaturisce alcuna libagione gratuita. Rimediamo con le scorte
personali, gelosamente centellinate in questi giorni. Anche la notte trascorre
tranquilla.
Ultimo giorno. Trattandosi, secondo il programma, di sola discesa, sarebbe
d’uopo tagliar corto osservando che non è più storia. Bè, non va
proprio così. La variante di discesa consigliataci dal gestore, la Campagnassa,
ci offre modo di faticare ancora e ammirare scorci nuovi traversando
a lungo in quota e, soprattutto, scavalcando ancora un’ultima forcella,
quella del Passetto, la dodicesima. Insomma, ancora 4 ore entusiasmanti
e ben vissute. Discesi infine dal Monte Coston direttamente sulla
Malga Sorgazza, concludiamo qui nel miglior modo questa bella favola,
grazie all’interessamento di Vera, secondo il famoso detto: “tutti a tavola!”.
Un grazie speciale a Vera per aver proposto e organizzato questo
bell’itinerario e a tutti i partecipanti per esserci stati!
Igi Salza

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   8 settembre - Rocciamelone


“Cosa ti piace esattamente di questa salita?” chiedo a Simone, 15
anni, mentre ci avviciniamo al Ca’ d’Asti un paio d’ore dopo la partenza.
Prende fiato e mi risponde: “la calma”. Non ci avevo pensato, in effetti
diamo per scontato che in montagna ci sia il silenzio, e così in effetti era in
quel caso, ma anche questo non è sempre vero.
Confesso che avevo inserito nuovamente in calendario la salita al
Rocciamelone più per l’insistenza di don Andrea Zani, che per convinzione
mia, e come spesso succede in montagna, la perseveranza è premiata con
una giornata intensa e ricca di bellezza.
In pochi soci - 7 in tutto - e in tanti ragazzi della parrocchia, circa
40, ci siamo trovati per questo appuntamento avviato nel 2018 anche per
far conoscere la nostra associazione. Al ritrovo “notturno” a Torino (h
4.30!) piove a dirotto, ma non ci lasciamo scoraggiare e partiamo alla volta
della Riposa, dove non piove più ma il vento è teso e fa decisamente freddo;
la circostanza aiuta a non indugiare oltre e dopo un breve momento di
preghiera ci avviamo lungo il sentiero, sperando di riscaldarci fretta.
Al Ca’ d’Asti la ricongiunzione con il gruppo che ha dormito in rifugio
consente una breve sosta prima della ripartenza alla volta della vetta.
Quando tutti raggiungono la cima, il thé caldo servito da Fulgido ci ristora
e il nostro bivacco ci accoglie per un momento di riposo. La Messa celebrata
da don Andrea è l’occasione per rendere grazie al Signore per la bellezza
del creato che ci circonda e per aver potuto condividere questa gioia
con tanti amici.
La discesa dal Rocciamelone è sempre una gita nella gita.... le ginocchia
scricchiolano e le gambe si lamentano, si procede per inerzia cercando
di non prendere troppa velocità. Ci ritroviamo al parcheggio della Riposa
verso le 16,30, con un pallido sole e una temperatura più clemente, stanchi
e impolverati ma felici.
Il triangolo aguzzo che si staglia nel cielo ben visibile da Torino per diversi
ragazzi non sarà più un profilo anonimo ma richiamerà un pezzo di
strada fatto insieme, con fatica ma anche con gioia e riconoscenza.
Marco Valle

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   Il bivacco Rainetto é tornato al suo rosso brillante... !


Grazie alla determinazione e pazienza di Daniele e Marta e all’aiuto di
un piccolo manipolo di altri volontari, in due weekend di fine stagione siamo
riusciti a restituire al bivacco la sua livrea originaria, che ora si staglia
sulle rocce dello sperone che discende dal petit Mont Blanc.
Restano dei piccoli lavoretti aggiuntivi (le reti delle brande necessitano
di intervento o sostituzione, la chiusura della porta è stata sistemata per
ora ma abbisognerà di un raddrizzamento...), ma siamo tutti soddisfatti del
lavoro svolto.
Una piacevole notazione: i frequentatori inglesi e francesi che abbiamo
incontrato nei due weekend hanno spontaneamente lasciato un piccolo
contributo, e ringraziato per i lavori in corso: fa piacere veder apprezzato
l’impegno, ci aiuta a perseverare in queste attività impegnative ma ricche
di soddisfazione, fatta anche di tramonti, albe e notti stellate mozzafiato!
Grazie ai volontari!
Marco Valle

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   GRUPPO BIMBI 25 maggio - MTB alle Terre Ballerine di Ivrea


Il cielo minaccia pioggia ... ma promette anche sole: non ci arrendiamo
e partiamo ugualmente. Giunti a Borgofranco d’Ivrea, luogo del nostro
incontro, scarichiamo le bici e... una ruota a terra!! ... insomma ... questa
gita non s’ha da fare!!!!
... e invece ...: bikers imperterriti, ci mettiamo in sella alle nostre biciclette,
risaliamo verso il lago Sirio, e, con bei sentieri che attraversano il
bosco, completiamo l’anello intorno al lago Pistono, per un totale di 15 km
e circa 220 m di dislivello.
Il sole decide di farci compagnia nel pomeriggio; il divertimento è assicurato
dagli alberi che oscillano sotto i nostri piedi!
Dario

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   GRUPPO BIMBI 15-16 giugno - Benedizione degli Alpinisti e degli Attrezzi


Partecipiamo con gioia al week-end dedicato alla benedizione degli alpinisti
e degli attrezzi. Per l’occasione, noi del gruppo GM-Bimbi abbiamo
dormito in mansarda!!! Risate fino a tardi, grande caos, tra zaini sparsi e
salti sui materassi, con bambini e ragazzi più felici che mai.
Il clima di amicizia che abbiamo respirato il giorno dopo, salendo al rifugio
Bonatti con gli altri soci, è culminato nella S.Messa, celebrata proprio
sul prato davanti alla “nostra” casa, N. Reviglio. Ammirando le cime del
Monte Bianco, ci rimangono le parole di don Andrea : “chi si riempie il cuore
di bellezza guarda il mondo con gli occhi di Dio”.
Daniela

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   GRUPPO BIMBI 29 giugno - 7 luglio - Settimana bimbi al Reviglio


Tra arrampicate, pesca alla trota, bici, scivolate sulla neve, ferrata,
gavettoni, ottimo cibo e ... buon vino - solo per gli adulti, ovviamente!!! -
abbiamo trascorso una settimana intensa di esperienze e preziosa di amicizia.
I bambini, ormai autonomi, hanno permesso anche a noi genitori maggiore
svago e un po’ di relax. I nostri piccoli alpinisti ci hanno portato ad
organizzare attività sempre più impegnative, tanto da concludere la settimana
con la ferrata al rif. Monzino, accompagnata dai meritati complimenti
del gestore.
È stato divertente stare insieme, condividendo momenti di gioco ( ...
la teleferica montata sul balcone ... le bolle di sapone giganti ... ) e di lavoro:
dall’aiuto alle cuoche, alla ristrutturazione del pavimento della mansarda
...
Daniela e Dario

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   GRUPPO BIMBI Gite extra-calendario


Il gruppo bimbi quest’anno si è spinto oltre: non sono bastate le date
a calendario!!
L’affiatamento cresce e la voglia di stare insieme aumenta a prescindere
dall’attività proposta e dal luogo.
Abbiamo alternato giornate di arrampicata all’attività di pesca, dalla
montagna al mare, dalla MTB allo snorkeling!
In un week-end di luglio ci siamo cimentati con la pesca in torrente,
ma “per colpa della luna piena” non abbiamo visto neanche l’ombra di una
trota (la capacità dei pescatori di inventare scuse è quasi pari a quella dei
climbers!!!). Alla sera, a sorpresa, abbiamo potuto vivere la festa dei pompieri
di Névache con una emozionante serata pirotecnica che ha fatto da
contrasto con il silenzio della notte passata a Plampinet. Il giorno dopo ci
siamo cimentati sulle vie di arrampicata, conquistando un bel 6a!!
Il we successivo, un bel giro in MTB sulla decauville dei Bacini di Rochemolles,
piacevolissimo nella prima parte pianeggiante, e impegnativo
nel tratto finale, fino al rifugio Scarfiotti. Purtroppo il percorso non è solo
ciclabile ... e ad ogni auto che passa ci tocca una “panatura” dei polmoni
con la sottile polvere che si solleva dalla strada. Con le bici siamo proprio
sfortunati... : anche oggi la rottura del cambio di Paolo ci impone un ritorno
a spinta.
Ad agosto trascorriamo ancora una bella vacanza al mare a Giens, in
Francia. Ci ospita un accogliente campeggio, sul promontorio di fronte alle
isole Porquerolles. Riusciamo ad occupare 4 piazzole attigue, e creiamo
così un vero e proprio accampamento. Nel cercare ogni giorno nuove
spiagge, il nostro spirito GM ci porta a scoprire sentieri e piccole calette
pescose e con acqua cristallina... e alla sera, tutti all’opera con i fornelli in
batteria per cucinare i pesci prelibati pescati dai ragazzi.
Infine, a grande richiesta, abbiamo riproposto con successo il WE al
lago della Rovina. All’alba i primi pescatori sono subito stati premiati con le
prime 4 trote della giornata; le altre (siamo arrivati a 11 trote!!) si sono fatte
attendere in tarda mattinata. Cucinate le trote al cartoccio ci abbuffiamo
con montagne di leccornie ... il culmine è raggiunto dalle geleè piemontesi,
tra cui è difficile scegliere... “pere al vino” contro “persi pien”! ... necessitiamo
di tutto il pomeriggio di relax per digerire!!
Nel salutarci, ogni famiglia inizia già a proporre nuove avventure!!!
Bye bye, alla prossima!!
Daniela e Dario

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   APERTURA ESTIVA DEL NATALE REVIGLIO 21 LUGLIO - 4 AGOSTO 2019


Conclusi i turni che hanno accolto i ragazzi delle parrocchie milanesi, il
21 luglio il rifugio Reviglio ha aperto i battenti ai soggiorni dei soci. La prima
settimana è stata caratterizzata dalla presenza costante di 27/30 ospiti
di cui 17/20 della sottosezione Frassati, provenienti questi ultimi da diverse
regioni d’Italia: per alcuni di loro si trattava addirittura della prima volta
in Valle d’Aosta.
Nonostante il gran caldo, l’afa di questa estate e qualche conseguente
temporale, nulla ha fermato questi ospiti desiderosi di conoscere l’Alta Valle,
le sue montagne, la sua natura, la sua gente: tutti i giorni sono stati
oggetto di gite ed escursioni più o meno impegnative.
Le finestre della nostra casa ornate di forme di caciocavallo, di soppressate
e di altre specialità nel cui assaggio siamo stati tutti piacevolmente
coinvolti nonché le relative dediche e poesie improvvisate da un socio
del gruppo hanno gradevolmente condito piatti e vini della tradizione locale
di ciascuno.
Anche se per lo più non giovanissimi, con la loro esuberanza, la loro
allegria ed il loro appetito questi soci hanno riempito il rifugio di note di calore,
di simpatia e di entusiasmo per l’esperienza vissuta: tra tutti
l’affiatamento è stato pressoché immediato.
Molto più calma e silenziosa la seconda settimana, sempre tarata sullo
stesso numero di presenze, che ha visto una prevalenza di soci della nostra
sezione affiancati da un gruppetto di Pinerolo ed alcuni soci delle sezioni
orientali. Un paio di giovanissime new-entry hanno abbassato l’età
media degli ospiti e rallegrato l’ambiente. Numerosi sono stati i passaggi di
un paio di giorni non prenotati in anticipo.
Anche durante questa settimana le condizioni meteo sono state favorevoli
consentendo escursioni e passeggiate a tutti i livelli.
Anna

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   ESTATE AL REVIGLIO


Quest’anno con il Reviglio ho fatto veramente il pieno!!!
A giugno i lavori di apertura e la festa dei 60 anni del nostro rifugio
unita alla Benedizione degli alpinisti.
A inizio luglio la settimana autogestita del gruppo “ Famiglie\bimbi”
che mi ha vista prevalentemente in cucina in collaborazione con
l’insostituibile e inossidabile Maria Rosa. È stata una “vacanza lavorativa”
non precisamente riposante ma piacevolissima per l’allegra atmosfera di
amicizia e condivisione condita da entusiasmo, gioia, risate. Bellissimo
gruppo, bellissima esperienza!!!
Sono poi tornata per la quarta settimana di apertura dando il cambio a
Bruna e Gianni Riccabone che trovo più che soddisfatti del turno appena
terminato. Vedo infatti in partenza un folto gruppo di persone felici e affiatate,
con un corollario di simpatici bambini che pare abbiano rallegrato non
poco la compagnia.
Adesso tocca a me: sono elettrizzata nell’attesa del gruppo famiglie di
Parma, già nostro ospite lo scorso anno. È una vera gioia rivederli tutti (
tutti meno una mamma assente per gravi motivi familiari) e soprattutto vederli
riprendere confidenza con la casa come se fossero usciti il giorno prima.
Il tempo è stato buono e, malgrado una lieve “benedizione” il lunedì,
ha permesso una bella serie di uscite e di gite. La presenza di Don Marco
ha dato il “la” alle loro giornate che iniziavano con la preghiera e proseguivano con gite, giochi, raccoglimento, S. Messa, cena e ancora giochi....in
un crescendo di allegria e di euforia. E di nuovo sono stata “catturata” da
questa magnifica atmosfera creata da famiglie normali che diventano eccezionali
nel loro vivere un’esperienza di gruppo profonda e completa. Alla
fine ci siamo detti con commozione ARRIVEDERCI...... chissà!!!!
La quinta settimana è stata decisamente diversa, meno rumorosa e allegra
ma positiva e piacevole per la presenza di venti padovani, due pinerolesi
e quattro torinesi tutti decisi a compiere piccole o grandi imprese nella
bellezza di cime e di valli. Era bello la sera vedere spalancare le cartine e
scegliere itinerari in modo da vivere il gruppo rispettando le diverse forze e
possibilità... Come nella settimana precedente è stata molto apprezzata
anche la buona cucina, lodata la cuoca Carmen e la sua “spalla” la buona
Nadia, ottima e discreta lavoratrice. È stato con noi per qualche giorno anche
Stefano Vezzoso che ha accompagnato Daniele e Marta in due gite
impegnative: il bivacco Rainetto e il rifugio Gonella. Anche i pinerolesi
hanno fatto gite “serie” tra cui i Rif. Monzino e Boccalatte.
Nella sesta settimana c’è stata l’annunciata “invasione” della sez. di
Roma accompagnata da un nutrito gruppo di amici Aquilani. Le parole che
caratterizzano la settimana possono essere SIMPATIA ma anche CAOS:
chi è arrivato? Chi manca ancora? Chi va in gita domani? Chi parte? Chi ha
dimenticato il sacchetto gita? Chi ritarda per la cena? Chi va al concerto?
Quanti piatti mettiamo in tavola......tuttavia il bilancio conclusivo è molto
positivo: se qualche volta le pecorelle erano un po’ indisciplinate il pastore
è stato all’altezza del compito: non ne ha persa nessuna! Complimenti Fabrizio!!!!
Le attività con un gruppo così grande sono state molto variegate:
ascensioni, passeggiate, shopping, terme, uscite culturali, concerti, cene
apprezzate e dopo-cena impegnati in programmi, formazioni di gruppi, appuntamenti
per il giorno dopo, convivialità.... Il Reviglio quest’anno ha veramente
chiuso in bellezza! Grazie all’aiuto di tutti!
Laura

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SERATE IN SEDE


   giovedì 9 maggio - serata con Olga


Uno sguardo affettuoso alle testimonianze della vita quotidiana di un
tempo che fu, neanche troppo lontano, però...
Uno spaccato sulle meravigliose montagne che ci circondano e che ci
ricordano la vita del montanaro, dura ma bella...
E infine la festa anche in montagna, le solennità, i matrimoni...
Tutto questo è stato offerto a noi, soci “dormienti” della Giovane
Montagna, dalla nostra amica Olga, che con la sua genuina anima occitana
ci ha accompagnato con un video meraviglioso a visitare la sua valle.
Alla fine ci siamo veramente commossi nel sentire l’inno occitano “Se
chanto”, perché è come se Olga ci avesse detto : non posso dimenticare le
mie origini, anche quando io non ci sarò più sappiate come era e come deve
rimanere l’anima della mia valle!
Grazie Olga, le tue emozioni sono penetrate nei nostri cuori donandoci
tanta serenità!!
Sabina e Tino

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   giovedì 23 maggio - Sandro Delmastro e Primo Levi


Nella serata in sede di giovedì 23 maggio la ricercatrice del centro
studi Primo Levi Roberta Mori su nostro invito ci ha presentato un capitolo
tratto dal libro I l S i s t e m a P e r i o d i c o incentrato sulla figura di Sandro
Delmastro socio della Giovane Montagna figura fondamentale del capitolo
dedicato al Ferro incentrato su di lui dall’autore.
Grazie ad un paziente lavoro di ricerca presso gli archivi della nostra
sede Roberta è riuscita a ricostruire alcuni episodi inediti relativi al periodo
in cui Sandro allora socio della giovane Montagna frequentava Primo Levi
consolidando un’amicizia sorta inizialmente per motivi di studio e continuata
per la comune passione per la montagna. La ricerca ha permesso di approfondire
ulteriormente il personaggio centrale del capitolo relativo al Ferro
in cui la figura di Sandro risalta come quella del maestro che sprona
Primo Levi ad imprese alpinistiche impegnative che lo porteranno ad un
crescente amore per la montagna mai venuto meno.
A questo punto è doveroso premettere che il sodalizio fra i due nacque
nel lontano 1939 proprio nella facoltà di chimica di Torino dove entrambi
si erano iscritti. La chimica considerata da tutti e due come una
scienza esatta che non ammetteva compromessi era vista come resistenza
alla dittatura fascista che nascondeva realtà scomode dietro ad una cortina
fumogena di falsa propaganda politica. Anche la montagna era vista da entrambi
non solo come occasione di libertà ma anche come banco di prova
dove verificare la propria abilità in un ambiente severo che non ammetteva
errori.
Confesso che dopo la serata ho ripreso il libro “il sistema periodico”
già letto in passato per riprendere il capitolo dedicato al ferro. Alla luce di
quanto presentato devo ammettere che ho potuto rileggerlo sotto una
nuova luce riscoprendo che Sandro, partigiano, caduto nel 1944 è stato
decorato con medaglia d’argento al valor militare alla memoria, un grande
onore per la ns. sezione.
Un grazie sentito al prezioso lavoro di Roberta Mori che ha corredato
la serata presentandoci alcune foto d’epoca sia di Sandro che di Primo e
alla lettura di alcuni brani del capitolo dedicato al Ferro a cura di Valentina.
A. Guerci

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VITA SEZIONALE


   LUTTI


È mancata la Socia Irma Milano, al marito Sergio Marchisio e alla famiglia
le preghiere di vicinanza di tutti i soci.

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