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Notiziario Sezione di Torino Settembre 2020



ATTENZIONE: Nel testo seguente sono state riportate soltanto le parti del notiziario interessanti
al fine delle ricerche, il contenuto completo, nel formato originale, può essere consultato scaricando
il notiziario in formato pdf cliccando sull'immagine a lato.







ATTIVITÀ PREVISTA


   18 Ottobre 2020 Gita di Chiusura


Considerate le limitazioni imposte dalle misure anti-Covid, abbiamo pensato di
puntare al col Vaccera (Angrogna, nel Pinerolese) facendo base per chi vuole
pranzare 'servito' al rifugio JUMARRE, mentre chi vuole può camminare in zona
(appena sopra c'è il monte Servin) ed eventualmente pranzare autonomamente al
sacco. I dettagli sono ancora da definire, compresa l'eventualità della S. Messa; al
momento dovrebbe essere possibile organizzare il bus che arriva fino al
rifugio per chi non volesse o potesse prendere l'auto e/o camminare, con la sola
raccomandazione di PRENOTARSI al più presto, i posti sono limitati (dal Covid).
Costo indicativo bus + pranzo in rifugio: 46€
Solo pranzo : 22€
Considerata l'evoluzione della situazione contagi le suddette indicazioni sono
soggette a conferma, in ogni caso occorre segnalare al più presto in sede il giovedì
sera la propria partecipazione.
Coordinatori : Marco VALLE cell. 347 6510744
Laura REGGIANI tel. 011 388859
cell. 335 6814056

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   23-25 Ottobre 2020 Assemblea dei Delegati - Aosta


La Sezione di Ivrea è onorata e più che lieta di ospitare per l'anno 2020
l'Assemblea Nazionale dei Delegati della Giovane Montagna.
L'evento avrà come sede la Città di Aosta, l'Augusta Praetoria Salassorum
fondata dai Romani nel 25 a.C., ed avrà il suo quartier generale presso il Priorato
della Diocesi di Aosta, a Saint Pierre, in via Località Prioré N°1 (tel. 0165 –
903823).
È prevista la possibilità di pernottamento a partire da venerdì 23 ottobre così da
consentire ai delegati e agli accompagnatori che vengono da più lontano di
prendere parte alle visite programmate per sabato
mattina.
Si precisa che il programma resta subordinato alla compatibilità con i
provvedimenti emanati dalle Autorità competenti in ragione dell'emergenza
sanitaria COVID-19 e potrebbe quindi subire variazioni qualora il quadro
normativo di riferimento dovesse mutare.
Le stesse saranno tempestivamente rese note agli iscritti.

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   22 Novembre 2020 S.Messa - Premiazione dei Soci fedeli


Le restrizioni dovute al distanziamento sociale come sapete limitano l'afflusso
nelle parrocchie e la chiesa al Monte dei Cappuccini che da decenni ci ospita a
Novembre non ne è indenne; abbiamo pensato ad un'alternativa, che ci viene
dalla Parrocchia del SS Nome di Maria, in via Guido Reni 96 a Torino, dove è
parroco don Andrea Zani che lo scorso anno celebrò la S. Messa della benedizione
degli alpinisti al Natale Reviglio.
L'orario della messa è alle 9,30; trattandosi di una delle normali messe festive
della comunità, e non disponendo la chiesa di capienza illimitata, è opportuno
segnalare la propria partecipazione in sede entro il giovedì precedente.
La premiazione dei soci fedeli avverrà nella stessa chiesa al termine della messa
o in uno spazio esterno se le condizioni meteo lo permetteranno. Al momento non
è prevista la preparazione del tradizionale rinfresco che accompagna la
premiazione, causa le difficoltà logistiche connesse.
Di seguito l'elenco dei soci a noi fedeli da 20, 60 e 70 anni.

20 anni:
Piera AGNELOTTI, Aldo MASTRORILLO,
Enrico PRINETTO, Piera Paola QUARANTA BALLERINI,
Laura SERRA;

60 anni: Franca BARBI, Bruno FRIGERO;

70 anni: Anna Maria OBERTI MAFFEI, Alessandra PONZIO.

Credo che l'occasione di condividere l'Eucarestia con un'altra comunità possa
anche essere per la Giovane Montagna occasione di apertura e fraternità.
Marco VALLE

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   Preparazione al Calendario gite


Nel corso delle prossime settimane la Commissione gite con il contributo di tutti i
soci lavorerà alla preparazione del calendario gite 2021 da sottoporre al Consiglio
entro fine Ottobre. Avremo degli incontri in sede ma tutti i soci sono invitati a
portare il loro contributo segnalando una meta per una gita, un suggerimento
etc...
Si può inviare via mail o telefono ai riferimenti sotto oppure venire in sede
Giovedì 22 Ottobre, serata in cui metteremo a punto il calendario.
Riferimenti: Guido VALLE cell. 329 2305458
valle.guido@gmail.com
Alberto ZENZOCCHI cell. 338 8825148
alberto.zenzocchi@alice.it

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   8 Novembre 2020 Uscita in Falesia (A)


Anche il C.A.I. ha dato via libera alle uscite in falesia per monotiri anche
superiori al IV grado e quindi possiamo organizzare l'uscita in programma.
Non è ancora deciso quale falesia andremo ad affollare, ma indicativamente
punteremo ad una delle nuove falesie aperte in bassa Val di Susa, che continua
ad offrire, a chi ha occhi per vedere, nuove falesie con innumerevoli problemi che
allietano le giornate agli arrampicatori.
La meta sarà decisa anche in base alle capacità degli iscritti, quindi se ci sono
persone che hanno voglia di provare per la prima volta l'ebbrezza
dell'arrampicata, si affrettino a iscriversi in modo da scegliere al meglio dove
andare.
L'attrezzatura è la solita: casco, scarpette e imbrago.
Chi è sprovvisto di uno o più dei componenti base, lo segnali e vedremo di
procurare loro il materiale.
Coordinatore di gita: Marco Barbi cell. 335 1078079

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PROSSIME SERATE IN SEDE


   Giovedì 26 novembre 2020 Alle ore 21.30


L'ULTIMO VALLONE SELVAGGIO
In difesa delle Cime Bianche

Verrà riproposta la serata inizialmente prevista nello scorso mese di aprile.
Saranno ospiti di questa serata gli amici Annamaria Gremmo, Francesco Sisti e
Marco Soggetto che da anni collaborano insieme al progetto di Conservazione
“L'Ultimo Vallone Selvaggio. In difesa delle Cime Bianche”, portando avanti
tramite le loro immagini una campagna di divulgazione e sensibilizzazione
mediante numerose serate di proiezione, varie pubblicazioni anche su riviste a
diffusione nazionale, e costante aggiornamento sulle loro pagine social.
Sul notiziario del mese di Febbraio potrete trovare la descrizione completa della
serata.

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ATTIVITÀ SVOLTA


   Château Beaulard - 21Giugno 2020


Dopo l'ultima uscita sulla collina morenica di Villarbasse del 8 marzo, con le
prime avvisaglie della pandemia e dopo il lungo periodo di quarantena,
finalmente abbiamo ripreso le nostre attività. Il ritrovo è alle ore 11 alla stazione
di Oulx, orario un po' insolito per una gita , ma alla domenica i treni sono ridotti
e vengono modificati gli orari. Nove i partecipanti tutti muniti di mascherine, a
tutti viene misurata la febbre e compilata l'autocertificazione.
A piedi dal bivio per Cotolivier si prosegue
su strada sterrata abbastanza
pianeggiante e ombreggiata fino a
Chateau. Il paese è adagiato su un ampio
terrazzo ,protetto dal forte (spuntone
roccioso che si innalza davanti al paese) al
cospetto delle dolomitiche punte Clotesse
e Grand Hoche. Percorriamo le stradine
del paese passando davanti alla chiesa
parrocchiale con un campanile di stile
delfinale e alla scuola elementare ora
trasformata in un piccolo museo ove si
racconta la vita contadina dei montanari e
la vita d'infanzia del secolo scorso,
ovviamente il museo è attualmente
chiuso.
Nell'area picnic attrezzata di tavoli e panche consumiamo comodamente il pranzo
mantenendo ovviamente la distanza di un metro uno dall'altro. Si ripercorre al
ritorno la stessa strada dell'andata, Laura riesce anche a trovare due bei
prataioli.
Nell'accogliente giardino di Ivana e Rodolfo ci scambiamo ancora alcune
chiacchiere e ci ristoriamo con dolci e bibite e poi ognuno riprende il ritorno alle
proprie abitazioni.
Maria Piera LEONE

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   Cima di Rosta - 21 Giugno 2020


Rieccoci! Siamo in otto, in una splendida mattinata di sole dopo una settimana
piovosa e piuttosto fresca (a metà di giugno...). Daniele procede con il disbrigo
delle firme dei partecipanti attestanti l'autocertificazione delle condizioni di
salute, come previsto dalle procedure di ripartenza post Covid-19.
Distribuiti in tre auto ci ritroviamo per un caffè volante a Talosio, piccola
frazione sopra Ribordone, dopo aver lasciato la valle dell'Orco all'altezza di
Sparone. Il gestore ci accoglie volentieri, nonostante sia indaffarato a infornare il
pane, ne prenotiamo volentieri alcune forme per il ritorno.
Muoviamo i primi passi con calma, in una mattina scintillante, lasciando le auto
presso il Santuario di Prascondù ancora sonnecchiante, lambito appena dal
primo sole.
I profumi della natura verdissima che ci circonda sono intensi, o forse ci manca
l'abitudine...? Saliamo gradualmente assaporando i passi, il sentiero tracciato in
modo sapiente ci fa guadagnare quota senza strappi, portandoci alla borgata Roc,
poco oltre i 1900 mt; poco lontano uno stazzo popolato di pecore appena tosate.
Riprendiamo il cammino e sempre con dolcezza guadagniamo prima il colle Crest
e poi la cima Rosta 2173mt seguendo un crestone erboso piuttosto evidente.
Grandioso panorama verso la testata delle valli di Lanzo, con il gruppo del Rosa
ammantato di bianco che fa capolino in lontananza. Uno spuntino ristoratore,
varie foto, la nostra preghiera e ci avviamo verso valle proprio mentre tre ragazzi
raggiungono la cima. In discesa il piacevole incontro con il pastore Daniele, che ci
offre il caffè e con cui scambiamo volentieri due parole nei pressi della sua
bergeria. Una vita dura la sua, a stretto contatto con la natura e gli animali.
Bello e spontaneo il suo invito per un caffè.
Troviamo poi ancora il tempo per una visita al santuario di Prascondù, aperto
proprio in quel momento, e costruito per esaudire una promessa votiva. Il pane
caldo ci aspetta nella bottega di Talosio, dove ci concediamo anche un buon
gelato.
Che dire.... la semplicità come filo conduttore della giornata che ci è stata
regalata oggi: un sole radioso, una vallata selvaggia e comunque accogliente, il
caffè e due parole col “padrone di casa”, dell'ottimo pane che sembrava preparato
per noi, insomma non potevamo chiedere di meglio per celebrare il ritorno all'aria
pura e al senso di libertà!
Grazie Signore per la gioia che ricevo dalle montagne!
Marco VALLE

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   Monte Civrari - 5 Luglio 2020


Per la gita di quest'oggi / partirem da Niquidetto
Pria dell'alba come d'uso / siam saltati giù dal letto.
Al Civrari siam diretti: / mascherine, distanziati,
a Zenzocchi dichiariamo / che non siamo contagiati.
Siamo in dodici col cane, / c'è tant'acqua nei ruscelli,
apprezziam l'ombra del bosco / mentre andiamo su bei belli.
Sosta al lago e alla fontana / (il lockdown ci ha un po' prostrati)
poi la vista dalla cima / ci fa subito beati.
Questo anfiteatro erboso / mille ovini un dì sfamava;
la pastora or si lamenta: / "Ieri il lupo qui cantava".
Alle macchine sentiamo / che una "cricca" canta e suona
lieti a casa ritorniamo; / la giornata è stata buona.
("Sol poeti oppur cretini / scrivon rime oltre i vent'anni",
Faber disse. E se ci provo / io: che sono? Dimmi, Gianni!)
Renzo MAINA

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   Monte Rocciamelone (Operazione "Svuotamento" del bivacco S.Maria) - 11 Luglio 2020


Dopo una lunga valutazione, il Consiglio
sezionale di Torino ha deciso di procedere
a svuotare il bivacco Santa Maria situato
in vetta la Rocciamelone (3538 mt) dai
materassi e dalle coperte con cui erano
allestite le otto cuccette della punta. Il
nostro contatto con Fulgido, storico
gestore del rifugio Cà d'Asti, in questi
ultimi anni era purtroppo ormai
diventato una sequenza sempre più lunga
di episodi spiacevoli di utilizzo scorretto
del bivacco in vetta, con relativa necessità
di pulizia e ripristino (assicurata da
Fulgido stesso).
Per far fronte a questa situazione,
ulteriormente peggiorata nella stagione 2019, eccoci dunque a maturare a fine 2019 la scelta di eliminare dal bivacco i
materassi e le coperte: l'emergenza COVID-19 dà l'ultimo tocco, con tutto il suo
corollario di norme di distanziamento interpersonale e sanificazione, impossibili
da assicurare lassù. Tra venerdì 10 e sabato 11 luglio 2020 ci troviamo in undici
in tutto per trasportare le masserizie dalla punta al rifugio Cà d'Asti,
predisponendo l'informativa del caso tramite cartelli alla partenza e nei rifugi.
Ed ora è cosa fatta.
E' stata una scelta travagliata – che si porta
dietro l'amarezza per la consapevolezza di
penalizzare i tanti frequentatori attenti e
rispettosi del luogo – ma che vuole spingere a
riflettere sul significato di tale costruzione: un
posto di ricovero in quota destinato a garantire il
riparo in caso di maltempo o di emergenza, nulla
più. Gli assembramenti riferitici da Fulgido in
passato, in alcuni casi pari anche due o tre volte
la reale capienza, con inevitabili ricadute in
termini di sporcizia, deiezioni e scarso rispetto
del luogo, non rientravano sicuramente in
questa categoria.
Credo e spero che il messaggio venga
correttamente inteso dagli utenti, e in questo
senso ci spenderemo ancora per comunicare sui
social e tramite i media in generale: il
Rocciamelone, a dispetto della quota elevata,
presenta distanze e dislivelli per i quali il punto
di appoggio ideale è il rifugio Cà d'Asti, dal
quale transitano ogni giorni decine e decine di
escursionisti. Ad esso si deve fare riferimento,
trovando l'accoglienza semplice e schietta di
Fulgido e dei suoi ragazzi.
Questa è la montagna. Aggiungo che in tempi di distanziamento sociale anti
COVID, il rifugio Cà d'Asti è stato adattato e consente un pernottamento nel
rispetto delle disposizioni, che viceversa in vetta non può essere assicurato,
circostanza che rende quindi il bivacco inagibile, fatte salve le circostanze di
emergenza.
Torneremo ad aggiornarvi sul tema alla fine della stagione.
Un grazie ai volontari che hanno collaborato all'iniziativa, in particolare a Renzo,
Daniele, Giorgio, Silvana, Guido, Alberto, Marco B, Matteo, Maria Teresa, Luca,
Maria Luisa e Sergio.
Marco VALLE

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   San Besso - 5 Settembre 2020


Al ritrovo in Piazza Rebaudengo siamo in 6. I saluti a distanza, le mascherine,
l'igienizzante, il modulo da firmare, ci ricordano che anche se siamo sempre noi,
che ci troviamo per andare in gita, qualcosa (il Covid)ha cambiato, forzatamente,
le nostre abitudini. A Campiglia Soana ci raggiunge l'amico Renzo e poi...che
piacevole sorpresa! Gianni e Feli (simpatizzanti GM), Sara e Giorgia (aspiranti
socie!) Ci avviamo su comoda strada sterrata, a debita distanza, ma dopo poco
ecco che per 4 amici trovati ci tocca perderne 2...più uno. Mariateresa e Gianni
sono venuti con Roky ma, purtroppo, nel Parco del Gran Paradiso i cani non
possono entrare, neanche al guinzaglio. Al bivio per il sentiero per San Besso i
cartelli sono inequivocabili e così a malincuore ci dobbiamo separare.
Il sentiero sale subito ripido e il
caldo si fa sentire. Dopo 1 ora e 40
min. siamo al Santuario, posto al
riparo di un caratteristico
roccione. Dopo una breve pausa si
decide, quasi all'unanimità, di
proseguire per il vicino(ma non
troppo) Monte del Diavolo 2308 m.
Risaliamo l'ampio vallone sino al
colle Balma Arietta sempre nella
speranza di riuscire a metterci in
contatto con Mariateresa che
contava di farsi in 2 per stare un
po' con Gianni e un po' con noi
raggiungendoci, da qualche parte,
sul nostro percorso. I cellulari
però come spesso capita non
prendono e così ogni tentativo è
stato vano.
Dal colle proseguiamo sul facile ed
erboso crinale. Sul punto più alto
alcuni si fermano (ma solo per rispettare il distanziamento...) con altri
proseguiamo sulla cresta tra erba olina e rocce fino a scendere ad una selletta da
cui tiriamo su dritto su zolle erbose raggiungendo così la stretta punta.
Ritornati sui nostri passi raggiungiamo gli amici per il pranzo. Le nubi intanto
scendono dalla Rosa dei Banchi e ci invitano a riprendere la via del ritorno. Alle
auto ci ricongiungiamo con gli amici e con Rocky un po' deluso dalla gita negata.
Sarà per un'altra volta.
Marta RAINETTO

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   Monte Calvo - 13 Settembre 2020


Mi ero sempre chiesta come funziona il Soccorso Alpino.....ora io e gli amici
partecipanti alla gita del monte Calvo ci siamo tolti la curiosità e vi assicuriamo
che tutto fila alla perfezione. Ma andiamo con ordine.
Quella di domenica 13 settembre doveva essere una escursione facile, di circa
200m di dislivello, in mezzo ai boschi tra Caselette e Val della Torre. Il sentiero,
dopo un breve tratto di bosco, attraversa una prateria di strana erba fitta e più
alta di noi che ostacola non poco il cammino e prosegue in salita con un fondo un
po' sconnesso, forse scavato dall'acqua degli ultimi acquazzoni. A questo punto
Iolanda dà forfait e torna indietro con la sua amica Matilde, gli altri proseguono
fino alla cappella dove arrivano zuppi di sudore e un po' stravolti a causa della
temperatura incredibilmente alta e della completa mancanza di vento.
A questo punto Vittorio, per movimentare un po' la giornata, pensa bene di farci
passare un brutto quarto d'ora e mi cade in braccio perdendo i sensi. Il Soccorso
Alpino, subito allertato, si mette in movimento, un medico si tiene in contatto con
noi e ci dà consigli mentre l'infortunato, per fortuna, a poco a poco riprende
coscienza. Arriva una squadra di giovani volontari che si prodigano in modo
eccezionale e scortano il nostro capogita fino all'ospedale di Rivoli.
Alla sera Vittorio era già di nuovo a casa ristabilito (forse il malore era causato
da disidratazione) e già pensa alla prossima gita!!!!! Fatevi raccontare
l'avventura! Noi abbiamo avuto l'onore di viverla in diretta...!
Laura REGGIANI

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   Lavori allo Chapy - 17-20 Settembre 2020


La Sezione di Torino ha dedicato anche quest'anno un po' di energie alla
manutenzione della propria casa per vacanze "Natale Reviglio" di Chapy
(Entréves / Courmayeur); da giovedì 17 a domenica 20 settembre una dozzina di
persone ha preparato e decorato i soffitti e le pareti dei corridoi, ha smontato e
spostato i mobili della cucina (che verrà a breve arredata ex novo: un
bell'impegno per le nostre casse), ha preparato e servito abbondanti pranzi e
cene, si è goduta i grandi panorami e l'aria frizzante dell'alta Valle, nonostante il
brutto tempo.
Tutti ricordiamo che effetto fa arrivare a
Courmayeur e guardare, da sotto in su, i ripidi
pendii che sostengono il Dente del Gigante, il
Pavillon, la Noire di Peuterey, il Mont Chetif
ed il Mont de La Saxe; ma lavorare tutto il
giorno e trovarseli sopra, col sole o con le
nuvole, ogni volta che sposti una latta di
vernice, o porti giù ai cassonetti un sacco di
rifiuti, è allo stesso tempo strano, rilassante
ed impegnativo.
In tre giorni non abbiamo visto passare
un'auto (se si esclude il pick-up del pastore che
sfreccia sulla strada dissestata per trasportare
una balla di fieno o torna da una commissione
in paese).
Chapy significa "pascolo alto" e la compagnia
delle mucche non è mancata; neanche quella
di una giovane aquila e della volpe, che a
qualcuno si sono mostrate.
Per me è stata l'occasione di fare la conoscenza
di questo importante pezzo dell'Associazione:
non un rifugio e non un albergo, non in paese ma
non lontano da esso, non lungo una strada ma
raggiungibile quasi da ogni tipo di auto.
Una grande costruzione, quattro piani fuori
terra, tanto legno, oltre 60 cuccette spartane
(tutto è spartano, in verità, tranne bagni e docce
scintillanti, con tanto d'acqua calda), una grande
sala interna con grande camino, una grande
terrazza esterna che guarda ovest e la Brenva.
La sensazione è quella di stare in una tua "casa",
in cui hai investito con spirito minimalista ed
essenziale; si vede che essa nacque per ospitare gruppi e famiglie di soci, e si
tocca con mano che quel tipo di utilizzo è passato.
E' anche evidente che mantenerla operativa ed efficiente è per l'Associazione un
continuo e non indifferente sforzo economico ed organizzativo.
Può darsi che oggi la casa non sia tanto
facile da offrire ai Soci, né facile da
"vendere" nell'ambito di un'offerta
turistica più allargata, che le assicuri una
frequentazione sufficientemente
continuativa.
Ma non sarei sorpreso se si trovassero
estimatori e frequentatori attratti da
quella semplicità, da quel essere tutto così
"poco" e così autentico, qualcosa che non è
facilissimo da trovare in giro.
Ed a poche migliaia di metri in linea d'aria
dalla cima del Bianco...
Renzo MAINA

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VITA SEZIONALE


   Un Compleanno particolare


In occasione del suo novantesimo compleanno l'amico Cesare Barbi ha ricevuto un dono tanto
bello quanto particolare. Eccovi il suo ricordo:

Un rombo assordante, una poderosa spinta alla schiena e ci libriamo nel cielo!
I figli hanno voluto che il mio novantesimo compleanno avesse un'impronta
particolare. Si sono pertanto accordati con l'amico Paolo (1), esperto pilota, nonché
proprietario di un bellissimo aereo da turismo, per farmi rivedere i luoghi e le
montagne che hanno lasciato un indelebile ricordo nella mia vita. I partecipanti
al raid sono: mia moglie Franca, che potrà finalmente conoscere da vicino le
cause delle giornate trascorse nell'attesa del mio ritorno, mio figlio Marco che, fin
da piccolo ha iniziato a prendere parte alla follia di suo padre e, naturalmente,
Paolo (1).
Dal campo volo dell'aero club l'aereo punta deciso verso la vicina valle di Susa e
subito si risvegliano i ricordi.
Roccasella 29 dicembre del '45. Vetta quasi insignificante, ma primo approccio alla
montagna con alcuni amici dell'oratorio. Raggiungiamo la Madonnina dal canalone
strapieno di neve (per l'occasione calzavo scarponi di cartone prestatimi da un mio
cugino, tornato da un campo di concentramento tedesco). L'entusiasmo era quello dei
sedici anni appena compiuti: ne fui irrimediabilmente contagiato e a distanza di 70
anni, ne subisco ancora le conseguenze.
Prendiamo quota ed in breve sfioriamo la vetta del Rocciamelone, già invasa da
un folto gruppo di persone che ci salutano festanti.
Lo sguardo spazia oltre confine dove si staglia il Delfinato, dalla Barre des Ecrins
conquistata in gita sociale della Giovane Montagna, alla prima ripetizione italiana
della via Gervasutti al pic Gaspard per la cresta sudest con gli amici Franco (2) e Lino
(7).
Sorvoliamo le valli di Lanzo ed in breve ci appare la valle dell'Orco con le sue
"brillanti scintillanti vette" di carducciana memoria.
Sulla sinistra le Levanne, meta di svariate salite e, sulla destra, la parete sud del
Courmaon, che aveva già respinto due o tre tentativi di salita da parte di scalatori
valdostani. Nel '55 in cordata con Lino (7), riuscimmo ad arrivare in vetta in poco meno
di 5 ore.
Ecco ora apparire il gruppo del Gran Paradiso. La prima impressione è desolante!
Le pareti nord del Ciarforon e della Becca di Monciair (salite negli anni '80 con
Mario (3), mio figlio Marco e con Paolo(1), il pilota dell'aereo) sono ora ridotte a
squallidi ghiaioni.
Sempre imponente la parete sud ovest della Becca di Moncorvè, salita,con un bivacco
nel 54 con l' amico Mario(3), compagno di gran parte delle mie salite su queste
montagne.
Scarso l'innevamento sul gran Paradiso, il mio primo 4000.
Nel mese di giugno del '46, con i soliti amici dell'oratorio, e con dei sacchi enormi,
percorremmo a piedi i 20 chilometri del tragitto fra la stazione di Villeneuve e Pont
Valsavarenche, oltre alla salita al rifugio Vittorio Emanuele. L'equipaggiamento era
quello di città, con un paio di maglioni in più, mentre l'attrezzatura comprendeva un
alpenstock autocostruito con un manico di scopa, con un chiodone all'estremità.
La salita non presentò problemi anche perché, per fortuna, la molta neve rendeva
superfluo l'uso dei ramponi, che nessuno di noi conosceva. L'unico inconveniente si
verificò durante il ritorno quando uno dei famosi scarponi di cartone si sfasciò ad un
paio di chilometri dalla stazione ferroviaria.
Fu poi nel '76 che riuscii ad arrivare in vetta con tutta la famiglia: mia moglie Franca
con i figli Luisa, Marco e Chiara di 14, 12 e 9 anni; per l'occasione avevo dovuto
costruire i ramponi per Chiara, in quanto in commercio non esistevano ancora misure
adatte.
Passiamo poi di fianco alla parete nord del gran Paradiso...
...salita durante un corso di aggiornamento alpinistico della Giovane Montagna.
Il pilota punta ora decisamente a ovest, sorvoliamo la valle di Rhemes, la
Valgrisenche, la valle di La Thuile ed in breve arriviamo al cospetto del Re delle
Alpi.
Una ridda di ricordi...
Dai primi tiepidi approcci sulla via Dibona del Dent du Requin, alla salita al Grepon
dalla parete est con Mario (4), ai satelliti del Tacul, alla traversata Charmoz-Grepon
con Giovanni (8) (caduto qualche anno dopo sui Serrù della valle Stretta) e con mio
cugino Renato (10) (che non avendo mai arrampicato, dopo questa esperienza, non mise
più piede in montagna).
Sorvoliamo quindi les Dames Anglaises, fra l'Aiguille Noire e l'Aiguilles Blanches
ed entriamo nel bacino della Brenva.
Con Franco (2) eravamo saliti al bivacco della Fourche, vero nido d'aquila posto sulla
stretta cresta spartiacque che divide il ghiacciaio del Gigante dal bacino della Brenva,
per tentare la salita al Bianco per la Major o, se le condizioni della traversata del
canale che porta all' attacco della via (dove una scarica di sassi aveva travolto la
guida Arturo Ottoz) fossero state proibitive, ripiegare, si fa per dire, sullo sperone
della Brenva. Tutto era perfetto: un buon allenamento, tempo stabile e morale alle
stelle. Verso le sette di sera, mentre ci godevamo gli ultimi raggi di sole, ecco arrivare
dal ghiacciaio del Gigante un nutrito gruppo di persone. In breve, ci raggiunsero.
Erano guide di Chamonix salite per recuperare le salme di una guida francese e della
sua cliente, caduti stamattina dallo sperone della Brenva. Ci mettemmo a disposizione
dei francesi che ci incaricarono di predisporre le corde per facilitare la risalita con le
salme dal bacino della Brenva e per la successiva discesa sul ghiacciaio del Gigante.
Alle prime luci dell'alba, le guide scesero per ricercare i caduti e noi iniziammo
ad ancorare le corde lasciate a disposizione. Il tempo era stupendo e, fantasticando,
ogni tanto pensavamo a dove avremmo dovuto trovarci, secondo i nostri programmi:
alle nove avremmo dovuto superare il punto di non ritorno con uscita obbligata
attraverso la vetta del Bianco.
Verso le dieci vedemmo i francesi che iniziano il ritorno trainando il loro triste carico.
Di botto, nel volgere di pochi minuti, una fitta nebbia ci avvolse, il vento investì il
bivacco, ed iniziò a nevicare furiosamente.
Verso mezzogiorno le guide arrivarono al bivacco e subito si iniziò a calare le salme
sul versante opposto.
La tormenta crebbe ancora di intensità ed i francesi, volendo ancora scendere a
Chamonix in giornata, preferirono abbandonare le corde; passata la tempesta
sarebbero poi tornati a recuperarle. Il maltempo durò altri due giorni e a noi non
rimase altro che meditare sullo scampato pericolo. Mi tornò infatti in mente che, nel
'49, quattro alpinisti della Giovane Montagna di Ivrea, sorpresi dalla tormenta sulla
stessa parete, morirono assiderati prima di raggiugere la vetta del Bianco.
Il volo continua.
Sulla sinistra svettano les Aiguille du Diable, stupenda cavalcata a fil di cielo
effettuata nel 52, con Mario (3) mentre sulla destra la Tour Ronde mi ricorda una salita
con Franco (2) per accompagnare in vetta l'amico Toni (9), alpinista cieco che, arrivato
in vetta ha voluto che gli descrivessimo il panorama per imprimerselo nella memoria.
Passiamo sopra al rifugio Torino, con annessa nuova cabinovia.
La prima volta che salii (a piedi da Courmayeur) al colle del Gigante, nel '49, con
Evasio (5) e Nando (6) dormimmo nella vecchissima, ed ora distrutta, capanna
Margherita, struttura in legno per 7/8 persone situata sul ghiacciaio. Il giorno dopo
con vento fortissimo e temperature polari salimmo al dente del Gigante, unica cordata
in vetta sulle 4 partite dal rifugio.
Ora sfioriamo il dente del Gigante.
Spicca l'incombente parete sud scalata nel'52 con Mario (3) quando era ancora
considerata salita di élite. Ulteriore ed indimenticabile ricordo la salita al dente del
Gigante ed All'aiguille di Rochefort con mio figlio Marco negli anni '90, in occasione
di una settimana di aggiornamento alpinistico allo Chapy.
Si avvicinano ora le Grandes Jorasses.
Individuo il rifugio Boccalatte nel quale, nel luglio del'52, avevamo trascorso un paio
d'ore con Walter Bonatti di ritorno da una via nuova alla punta Jung, mentre noi
stavamo scendendo dalla punta Walker, salita dalla cresta des Hirondelles sempre con
Mario (3).
A questo punto l'aereo fa rotta ad est e sorvoliamo la Valpelline e la valle di
Ollomon.
Il ricordo si sofferma su di una bella gita famigliare con la moglie ed i tre figli al mont
Gelè con pernottamento al bivacco Spataro.
Passiamo ora rasenti alla Dent d'Herens e con Marco riviviamo la bella salita
dalla cresta di Tiefenmatten.
Ci stiamo avvicinando al
Cervino: ammiriamo estasiati la
sua formidabile parete ovest. Il
pilota effettua una virata e
passiamo ad una cinquantina di
metri dalla vetta, sulla quale si
stagliano nettamente tre
alpinisti, mentre una seconda
cordata si appresta a
raggiungere la cima.
Sto rivivendo i momenti magici e
l'euforia del mio arrivo in vetta:
non avevo ancora compiuto 20
anni e non mi pareva vero di aver
raggiunto un simile traguardo da
capocordata con Nando(6) e
Evasio (5)
Il pilota punta ora al gruppo del monte Rosa e ne passiamo in rassegna tutti i
suoi 4000: buona parte raggiunti ed i restanti, per vari motivi, rimasti nei sogni.
Con l'aereo passiamo a poche decine di metri dalla capanna Margherita...
... ed il ricordo torna all'anno'80 quando arrivammo in vetta alla Zumstein ed alla
Gnifetti in due cordate: Mario (3) con la figlia Paola ed il sottoscritto con i figli Luisa e
Marco di 18 e 16 anni.
Passiamo poco sotto la vetta della Dufour, sfioriamo la Zumstein e la Nordend,
quest'ultima tanto agognata e mai raggiunta, malgrado due tentativi naufragati
nel maltempo.
Inizia ora la lenta discesa: il sogno è finito!
In poche ore ho passato in rassegna buona parte della mia attività di dilettante
alpinista. Non ho rimpianti, ho ripartito il mio tempo fra la famiglia ed il lavoro,
ed utilizzato le briciole per la montagna.
Devo ringraziare i miei compagni di cordata senza dei quali non avrei potuto
effettuare le mie scalate, il buon Paolo (1) per la sua disponibilità aviatoria, i miei
figli Luisa, Marco e Chiara che hanno avuto la brillante idea di organizzare il
raid, anziché rinfacciarmi il tempo che, negli anni, ho loro sottratto. Un
ringraziamento particolare a mia moglie Franca per il tempo trascorso nelle
lunghe attese del mio ritorno dai monti. Da non dimenticare, soprattutto, l'aiuto
ricevuto dall'alto per fare in modo che le mie pazzie non avessero un diverso e
meno sereno epilogo.
I miei compagni di cordata:
(1)Paolo Pari; (2)Franco Bo; (3)Mario Salasco; (4)Mario Costantini detto “il Lungo”; (5)Evasio
Fenoglio; (6)Nando Bauchiero; (7)Lino Fornelli; (8)Giovanni Nazario; (9)Toni Gianese; (10)Renato
Baracco
Cesare BARBI

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SERATE IN SEDE


   Serata gite sociali 2019 - 17 Settembre 2020


La prima serata in sede dell'era Covid è stata affidata a Daniele per la classica
carrellata fotografica sull'attività svota nell'anno passato. Ai pochi spettatori
presenti non era facile rendersi conto che le immagini fossero solo dell'anno
scorso perché sembravano appartenere ad un'altra era: l'era pre covid dove tutto
era più facile e il ritrovarsi tutti insieme semplicemente normale per non dire
scontato.
Confrontando le immagini delle gite, delle escursioni, dei lavori allo Chapy e di
tanti altri momenti di aggregazione sociale ho provato una specie di nostalgia
della semplicità con cui si organizzavano le varie attività senza preoccuparsi dei
distanziamenti. Già, i distanziamenti si definiscono “sociali” ma come tali sono
banalmente asociali.
La scelta delle foto e di alcuni filmati operata da Daniele è stata come sempre
accurata e completa anche se a mio parere avrei ridotto un po' le immagini dei
lavori di manutenzione al Reviglio. Ottime anche le musiche scelte per
accompagnare la proiezione. A conclusione non resta che augurarci di poter
riprendere in pieno tutte le attività e di documentarle con passione per godere in
futuro dei bei ricordi del nostro passato nella Giovane Montagna.

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VITA SEZIONALE


   Lutti


A fine giugno è mancato Bruno Barra, iscritto nel 1945 come socio Benemerito e
poi Vitalizio Chapy; alla figlia Silvana il conforto delle preghiere degli amici della
Giovane Montagna.
Siamo inoltre vicini con l'affetto e con le preghiere alla cara socia Celestina
Capra che ha perso la figlia Angela.
A inizio settembre è mancato il papà di Giannella Giraudo, moglie di Sergio
Gaido. A lei e a tutta la famiglia va il nostro ricordo affettuoso.

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